Il trequartista rossoblù è stato ospite della radio uruguaiana “970 Universal”: una lunga chiacchierata tra passato, presente e futuro a livello di club e di nazionale.
Sull’esperienza in rossoblù
Così Gaston Pereiro ai microfoni della trasmissione Peloteando deportivo: “Torno domani (oggi, ndr) a Cagliari. La Sardegna è un posto dove si vive divinamente, tra acque celesti e cristalline e un gran bel clima, è davvero incredibile per vivere. Cagliari è una colonia uruguaiana, siamo in cinque e tutti uniti, anche con gli altri sudamericani, così come lo sono gli italiani. Mi trovo bene in Sardegna, da qui son passati tanti calciatori uruguaiani e la gente te lo ricorda di continuo. L’anno scorso ci siamo salvati a fine stagione, quest’anno siamo in una posizione difficile perché non abbiamo raccolto molti punti in classifica. Ecco perché dobbiamo affrontare la seconda parte di stagione dando il massimo, per rimontare la prima che è andata male. A livello personale uno vorrebbe giocare più minuti, essere titolare e più protagonista ma è il tecnico che decide: quando mi manda in campo cerco di dare il massimo, quando sono in panchina spero di avere la mia opportunità. Io di nuovo al Nacional? È una voce che è uscita un po’ ovunque, ma personalmente non so nulla, le voci che circolano le ho scoperte dalla stampa. Ho ancora altri tre anni di contratto con il Cagliari. I tifosi del Cagliari? Sono molto coraggiosi, c’è un gruppo che è un paio di volte in passato è venuto a trovarci al campo di allenamento, per parlare con noi, a cantare e incoraggiarci costantemente”.
Su passato e futuro
“Il mio allenatore che mi è rimasto più impresso? Philip Cocu al Psv, anche perché mi parlava in spagnolo: mi ha voluto fortemente, è stato il miglior tecnico che ho avuto. Sono stati quattro anni in cui ho giocato contro Barcellona, Manchester United, Inter e via dicendo. Mi è piaciuta l’esperienza a Eindhoven, la loro ideologia e il modo di vivere il calcio. In futuro mi piacerebbe provare la Liga spagnola e la Premier League, mentre in Sudamerica mi piace il campionato brasiliano, così come quello argentino. A fine carriera non vorrei fare l’allenatore, non vivrei bene il discorso del poter essere licenziato dopo qualche partita negativa”.
Sulla Celeste e sull’addio a Tabarez
“Abbiamo parlato con il nuovo dt della Celeste, Diego Alonso: ci siamo incontrati insieme a Nandez e Oliva, abbiamo fatto una riunione per conoscerci e per spiegarci un po’ le sue idee. L’addio di Tabarez? È sempre stato vicino a noi, anche se l’allenamento lo curavano i suoi collaboratori, ma lui aveva sempre una parola, un consiglio per aiutarti. Mi ha sorpreso la decisione, mi sarebbe piaciuto che si fosse trovata un’altra forma per questo addio e penso che tutti gli uruguaiani la pensino così. Gli sono molto grato, ma dobbiamo guardare avanti per conquistare la qualificazione ai Mondiali. Quando siamo in nazionale siamo un gruppo unitissimo, non c’è Penarol o Nacional, siamo tutti fratelli”.
La Redazione