Il tecnico dei rossoblù Walter Mazzarri è intervenuto ai microfoni di Radiolina per raccontare il momento del suo Cagliari in vista della prossima sfida di Serie A contro l’Inter a San Siro, analizzando il percorso della sua avventura sulla panchina sarda tra passato, presente e futuro.
Cagliari nel destino
“Dal Cagliari fui già contattato in passato, – ha confessato l’allenatore toscano – poi per vari motivi non si è concluso niente. Da sempre avevo voglia di allenare una piazza come Cagliari, una città che da troppi anni non sta dove può meriterebbe. Io sono un isolano come i sardi perché sono nato all’isola d’Elba. La Sardegna è sempre stato un richiamo e ora ho trovato l’occasione. Chiaro il momento purtroppo è difficile con una posizione di classifica che non compete alla rosa. Se ho vistato la città? Sono stato pochissimo in città, ci sono stato quest’estate in vacanza e vidi quanto è bella e a misura d’uomo Cagliari. La vedo come una città in evoluzione, sembra di stare in un luogo internazionale. Ho scelto una casa sul mare alla fine del Poetto per vivere qui, il mare è una mia fissazione. Non ho molto tempo però ora per girare Cagliari. Ogni tanto giusto una cena, io adoro il pesce ma la cucina sarda la conosco bene. Il mio hobby? Mi piace il cinema, ma non ho mai tempo“.
Il campo
“Quando sono arrivato mi aspettavo fosse più facile, lo devo ammettere. Da fuori si hanno sensazioni diverse, poi è vero non siamo stati fortunati per quello espresso sul campo, più gli infortuni. Ma non voglio trovare scuse. Certo in alcune gare (Salernitana, Venezia, Roma) abbiamo lasciato dei punti pesanti per strada, con 4-5 punti in più ora staremo parlando diversamente. Le sfide difficili però mi piacciono e inizio a vedere segnali positivi. Ho fiducia“.
Crescita
“Siamo in crescita, io sono un tecnico che preferisce partire dall’inizio della stagione perché ho degli automatismi che hanno necessità di tempo. In più allenare con un calendario così fitto è complicato. Abbiamo bisogno di tempo ma ora inizio a vedere il calcio che mi piace, ma per come sono fatto io dobbiamo migliorare tanto. Specie in fase difensiva e in alcuni momenti della gara dove sbagliamo troppi passaggi e non facciamo i giusti tempi di gioco. Il clima partita? Per me il momento peggiore è il riscaldamento, i 20 minuti prima della gara sono una sala travaglio. Lì pensi ma non puoi far niente con tantissima adrenalina. L’orologio? Un simbolo delle mie squadre che non devono mollare mai. Qui a Cagliari per ora ci sta girando al contrario, abbiamo perso punti troppo spesso nel finale“.
L’Inter
“In questo momento loro sono in una forma stratosferica, noi andiamo là con fiducia. Per me se i ragazzi mettono l’orgoglio delle ultime partite e l’organizzazione vista negli ultimi incontri, più qualche pizzico di fortuna, possiamo fare un risultato importante. Queste gare si affrontano con coraggio. Il mio passato all’Inter? Tutte le mie avventure mi hanno lasciato un ricordo positivo, anche se io guardo sempre in avanti. Arrivare all’Inter però è stato un grande riconoscimento. Sono partito dalla C2 e dopo tutta una trafila mi sono guadagnato l’Inter, questo è un orgoglio. Fu il mio unico esonero ma il tempo mi ha ridato tante soddisfazioni, con il quinto posto che è stato rivalutato. Rivale tra gli altri allenatori? No, sono diventato buono invecchiando. Da ragazzo facevo le battaglie dialettiche, potete tornare indietro nel tempo e accorgervene. Tra gli allenatori ci sono quelli che si parlano ma io non riesco ad essere troppo diplomatico, alla fine siamo uno contro l’altro. Questo è un mestiere particolare e io non sono ipocrita, non ho grandi amicizie“.
Calendario
“Oltre ai punti ci serve trovare anche fortuna e recuperare qualche infortunato. Dobbiamo provare ad ottenere il massimo dalle gare e poi da gennaio, come la società sa, provare a rinforzare qualche reparto. Non farebbe male. Ma io sono fiducioso anche sulla crescita dei giocatori che abbiamo. Ora stiamo trovando un pizzico di identità, e ancora dobbiamo recuperare al massimo Dalbert e Keita. Ci sono giocatori che ora capiscono i miei movimenti, il mio modulo preferito è il 3-4-2-1 in attacco e in fase difensiva un po’ più 3-5-2. Vorrei esprimere un bel calcio. Il tridente? Io se potessi giocherei solo con attaccanti, però il calcio è equilibrio. Io con la Salernitana li ho messi a tre e poi ho dovuto toglierne uno perché ci stavamo abbassando. Il calcio è dare e avere, bisogna anche difendere. Con questa classifica dobbiamo guardare ai gol presi. In futuro se staranno tutti bene e se la classifica lo permetterà mi piacerebbe usarli insieme Keita, Joao e Pavoletti, ma ancora non ce lo possiamo permettere dall’inizio“.
La Redazione