C’è anche un po’ di Cagliari nella finale di Coppa Italia in programma oggi 24 maggio alle ore 21.00 tra Fiorentina e Inter. Da una parte i neroazzurri dell’ex rossoblù Nicolò Barella, dall’altra la Viola, squadra con cui Claudio Ranieri ha trionfato nella competizione durante la stagione 1995/1996. Il tecnico di Testaccio, in occasione del match che questa sera assegnerà il trofeo nazionale, ha raccontato ai colleghi de La Repubblica quella storica annata che ha portato i gigliati ad alzare la coppa.
Ricordi
La Fiorentina della stagione 1995/1996 è sempre stata ricordata con piacere da Claudio Ranieri e anche nella conferenza stampa di presentazione al suo arrivo in Sardegna, alla domanda sul modulo che avrebbe potuto utilizzare in rossoblù, ha risposto ricordando quello utilizzato alla Fiorentina con Rui Costa, Baiano e Batistuta a guidare l’attacco. Una squadra che è stata capace, a suon di gol e prestazioni, di conquistare il quarto posto in campionato e di alzare al cielo la Coppa Italia grazie al successo per 2-0 ottenuto contro l’Atalanta, firmato dalla reti di Lorenzo Amoruso e Gabriel Batistuta. “Era il terzo anno che lavoravo con la Fiorentina e ormai certi meccanismi erano abbastanza rodati. Eravamo partiti dalla Serie B, poi ci eravamo assestati in Serie A e quell’anno iniziavamo ad avere una buona organizzazione. C’era una bella compattezza all’interno del gruppo, era una squadra che giocava a memoria e poteva contare sui gol di Batistuta. Ci divertivamo, e anche questo fa la differenza“. Un’impresa da sogno quella fatta da Ranieri che, dopo essere arrivato alla Fiorentina nell’anno successivo alla retrocessione dei gigliati in Serie B, ha compiuto una cavalcata straordinaria. In tre anni il tecnico romano è riuscito non solo a riportare la Viola in Serie A, ma l’ha addirittura condotta verso il successo in Coppa Italia. Un trofeo che a Firenze mancava da venti lunghissimi anni, un successo che ha fatto impazzire di gioia un intero popolo: “Mentre stavamo tornando a Firenze da Bergamo ci arrivò la notizia che lo stadio era pieno di gente – racconta Ranieri – Allora parlai con i ragazzi e dissi: Ci sono quarantamila persone ad aspettarci, non possiamo andare lì soltanto a salutarli. Facciamo una partitella tra di noi, che ci fa anche bene, così la gente si diverte. Dissero tutti di sì, eravamo pronti a giocare, ma quando entrammo al Franchi il prato era pieno di gente, non si riusciva nemmeno a camminare, molti giocatori uscirono in mutande. Fu un’emozione incredibile, bellissima, vedere tutte quelle persone che ci avevano aspettati. L’affetto della gente fu davvero commovente“.
La Redazione














