Ci sono partite che per momento, certezze ed emozioni hanno un peso diverso dalle altre. Torino-Cagliari 1-2 per i rossoblù di Fabio Pisacane ha tutta l’aria di essere una di queste. I rossoblù arrivavano da un periodo complicato in Serie A, con un rendimento da retrocessione (peggio aveva fatto solo la Fiorentina) nelle ultime 10 giornate, e contro il Pisa avevano mostrato un carattere da “passo indietro”: per gestione, atteggiamento e fame. A Torino contro i granata invece, in piena emergenza e con l’aggravvante dello svantaggio, il gruppo di Pisacane ha saputo dimostrare di saper reagire se messo all’angolo. Un dettaglio non da poco nella corsa salvezza
Pazienza
I tre punti di Torino sono una boccata d’ossigeno per la classifica, ma soprattutto per la testa di una squadra giovane e che ancora ha bisogno di completare il proprio percorso di piena maturazione. Un 1-2 in Piemonte che deve rafforzare la pazienza da tenere nei confronti di questa Cagliari. Una squadra che ha bisogno di rimettere insieme delle certezze per fare due gradini in avanti dopo averne fatto uno indietro. E d’altronde da una formazione con tanti giovani, da un tecnico con delle idee ma che ancora deve formarsi nel calcio dei grandi e da un gruppo che tra infortuni e cali di condizione ha faticato ad avere un’ossatura solida alla quale aggrapparsi con costanza nei momenti di massima tempesta, è anche lecito aspettarsi questo andamento da montagne russe emozionali in campionato. Un continuo sali e scendi, con l’obiettivo però di chiudere in una posizione più in alto rispetto a quella dalla quale si è partiti. Con questo Cagliari, sperimentale, molto italiano, che ha un germoglio di progetto, bisogna armarsi di pazienza. Non esaltarsi dopo alcune vittorie interessanti e non deprimersi nei periodi più duri. Un esercizio di stile non semplice per il club, per la piazza e per la stampa. E chi vi scrive non si tira indietro dal calderone. Però è l’unico modo per sperare di arrivare a fine stagione con la salvezza in tasca e soprattutto per tirare le somme di un bilancio positivo, che sia di crescita e non di stallo o regressione.
Futuro
Ora a Pisacane, piano piano, spetta il compito non semplice di dare ai suoi ragazzi una maggiore stabilità, emotiva e di atteggiamento. Sia per un filotto di partite che all’interno della stessa partita. Aiutata magari da una gestione del gruppo che deve essere chirurgica, mentre fin qui in alcuni casi è stata perfetta e in altri casi ha lasciato, per lo meno da fuori, dei dubbi. Un Cagliari che comunque vale la pena aspettare quello visto fin qui in 17 giornate e che a dicembre ha raccolto due vittorie (Roma, Torino), un pari (Pisa) e una sconfitta (Atalanta). Servirà anche la bravura della società nel mettere insieme alcuni rinforzi nel mercato di gennaio che sappiano aiutare il percorso di crescita, senza rivoluzionarlo, fatto fin qui da alcuni giovani. Anche qui con pazienza e lungimiranza. Impresa non facile in uno sport molto di pancia come il calcio. L’importante è, nonostante le difficoltà che ci sono state e ci saranno, provare a non snaturare quel seme verso un progetto a lungo termine che si sta intravedendo. Con tanti 2005 in campo, con alcuni calciatori sulla via di una nuova valorizzazione e soprattutto con alcuni giocatori pronti, come nel caso di Elia Caprile, ad essere un motore sul mercato per nuovi investimenti. Si intravede un Cagliari che possa autosostenersi per ambire nel tempo a un qualcosa di più. Ma al tempo stesso ancora la squadra è fragile e va accompagnata. Una situazione in cui basta una scelta giusta o sbagliata per consolidare un progetto vincente nel tempo o distruggerlo e dover ripartire da capo, per l’ennesima volta e affidarsi al vivere alla giornata che non ha mai portato a un definitivo salto di qualità. Un filo sottile, non facile da attraversare ma che invece che fare paura deve stimolare.














