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Bonga Surf School | Presentato il progetto SurFedAUT

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Il progetto SurFedAUT vuole costruire un protocollo europeo che renda la Surf Therapy attività sicura, inclusiva e riconosciuta. Parte da questa convinzione supportata da studio ed esperienza il consolidamento di SurFedAUT – progetto europeo triennale co-finanziato dall’Unione Europea per sviluppare l’ESFA (European Safety Framework for inclusive and healthy surf environments for AUTism) – un protocollo europeo di sicurezza nel surf inclusivo per l’autismo, che coinvolge partner come scuole di surf, Università, organizzazioni della società civile e federazioni sportive provenienti da Francia, Italia, Olanda, Portogallo e Spagna (i cui rappresentanti oggi erano ospiti in aula durante il convegno). Ambassador italiano è Marco Pistidda, giovane sassarese fondatore nel 2015 della Bonga Surf School, scuola di surf con sede in Sardegna, a Sassari sulla spiaggia di Porto Ferro. Nella terza fase del convegno, i rappresentanti dei partner stranieri hanno preso posto al tavolo per dare forma e sostanza a questo grande “lavoro di squadra” a livello Europeo. Testimonianze preziose raccolte sul campo e proposte al pubblico da: Kelly O’Hara (Universidade Beira Interior), Els van Hunsel e Gina Van der Werf (HSA), Jesus Borrego (director técnico y fundador de SS), Pedro Broeiro (Ericeira Surf Clube) Valentina Platzgummer e Water Family (Associazione francese nata nei Paesi Baschi).

E questo unico pilot italiano di SurFedAUT è stato presentato oggi a Sassari in un convegno organizzato dallo staff della Bonga Surf School negli affollati spazi dell’Aula Magna Complesso Biomedico gentilmente concessi dall’Università di Sassari. Convegno moderato da Marco Pistidda della Bonga Surf Club e dal professor Pasquale Bandiera. Relatori – oltre al vice sindaco di Sassari Pierluigi Salis e all’assessora alle politiche sociali, servizi di coesione sociale e Pari Opportunità Laura Careddu in rappresentanza del Comune di Sassari -, Valentina Platzgummer, Cristiano Corsi, Alessandra Carta, Nicola Modugno, Lucia Cugusi, Flavia Pulina e Maria, Marialuisa Maiorano e Doriana Caria. Chiusura affidata a Marco Pistidda.che chiama a raccolta tutto lo staff della Bonga Surf School per l’applauso finale.

 

Gli interventi

Apertura dei lavori e presentazione progetto

Marco Pistdda, moderatore e organizzatore pilot Bonga Surf Schoool: “Grande emozione per tutti noi essere qui, quinta tappa di un progetto molto importante. Grazie all’Università di Sassari per averci ospitato in quest’aula del complesso biomedico che ospiterà l’incontro. Due anni fa è iniziato questo progetto. Rappresentiamo l’Italia e la Sardegna, ne siamo onorati. Incontro in due fasi: una con una connotazione più scientifica, altra più esperienziale con testimonianza di alcuni partner europei cui diamo il nostro benvenuto e ringraziamo per la presenza. Bello pensare ad una grande famiglia che si prende cura di persone fragili. Questo lo vediamo fare dalla nostra Amministrazione comunale, sempre attenta e particolarmente sensibile a questi temi, Amministrazione che offre a noi Associazioni e realtà operative sul campo strumenti per operare nel modo migliore possibile. Per la prima volta inoltre abbiamo collaborato con l’Università di Sassari, Corso di Laurea in Scienze Motorie: inserite nel progetto Sardegna Palestra a Cielo Aperto. Eravamo a Cadice, riceviamo un messaggio: “State facendo una cosa bellissima, quando tornate in Sardegna incontriamoci”. Lei è una super eroina, ci ha dato tanti stimoli e ha un grande cuore blu. Donna dall’energia pazzesca, crea sinergie e crea cose belle con i suoi ragazzi: Doriana Caria.Il mare e le onde sono strumento di crescita e relazione, un viaggio bellissimo: quando entriamo in acqua con i nostri bambini ci rimangono nella mente sorrisi che ci dicono essere la strada giusta. Abbiamo creato un team con le famiglie, dandoci estrema fiducia e donandoci ciò che hanno di più caro”.

 

Dottoressa Franca Deriu, Dipartimento di Scienze Biomediche: “Buongiorno a tutte e tutti, grazie alla Bonga Surf School cui porto i saluti del Dipartimento di Scienze Biomediche presente a questo evento in cui viene presentato un progetto europeo davvero interessante che ha al centro l’utilizzo della Surf Therapy in bimbi con autismo e neuro divergenze. Ci siamo aperti a questa collaborazione in maniera pionieristica. Sassari è la prima Università che collabora al progetto grazie alla presenza del corso di laurea in scienze motorie: l’insegnamento del surf inserito nel modulo curricolare delle discipline acquatiche, ora anche disciplina olimpionica, insegnamento valido, come detto, anche nel campo della riabilitazione motoria”.

Pier Luigi Salis, vice sindaco del Comune di Sassari: “Come Amministrazione comunale p per noi motivo di orgoglio esserci. La vostra scuola, Porto Ferro, rappresentano l’unico pilot italiano del progetto SurFedAUT. Progetto che merita tutte le attenzioni del caso perché quando sport e sociale si mettono insieme a costruire qualcosa di importante: questo per noi è già il massimo. Io vengo dal nuoto, un mondo parallelo, conosco bene l’importanza di certe attività. Il surf da quel che ho letto e da esperienze dirette dà grandi benefici in certe situazioni legate alle neuro divergenze. Noi volgiamo supportarvi, cercando di intervenire sulle criticità. Porto Ferro è spiaggia bellissima dell’Amministrazione sassarese che necessita di interventi strutturali per accessibilità, sicurezza e sinergie operative nei processi di gestione. Lavoreremo insieme. In una società che corre dimenticandosi chi resta indietro, serve dedicare il tempo a iniziative del genere e a chi spesso viene lasciato colpevolmente indietro. Grazie quindi a voi a nome del sindaco Giuseppe Mascia e dell’intera Amministrazione comunale sassarese”.

 

Laura Careddu, assessora alle politiche sociali, servizi di coesione sociale e Pari Opportunità: “Porto a tutte e tutti voi l’affettuoso saluto del nostro primo cittadino. Mi tengo ben lontana dallo sport praticato – sorride – ma dico grazie a voi ragazze e ragazzi della Bonga Surf School e dell’intero progetto per quello che fate. Il mio assessorato sarà vicino a questo problema, siamo letteralmente investiti dalle neuro divergenze in maniera davvero importante. I dati relativi all’aumento del numero di bambini e bambine con spettro autistico sono impietosi e veleggiamo verso i 700 iscritti a istituti scolastici con comma 3. Non bambini e bambini malati, ma che invece funzionano in modo diverso. E per questo a loro servono approcci diversi. Serve adeguare strutture e approcci. Manca tanto. Ma abbiamo un terzo settore che ci aiuta veramente tanto, e voi fate parte del terzo settore. Tutti insieme, partendo dal fatto che già noi tutte e tutti si impari a trattarli da capaci diversi e non da bambini malati, possiamo abituarci a lavorare in altro modo per crescere”.

 

Il protocollo

Valentina Platzgummer, coordinatrice del progetto SurFedAUT: “Grazie a chi oggi è qui a conoscere SurFedAUT. Grazie a Bonga Surf School e Università di Sassari per questo momento. C’è una relazione tra sicurezza del lavoro, prevenzione del rischio e surf therapy, terapia che impatta positivamente sulle neuro divergenze. A inizio 2000 si inizia a pensare al surf non solo come attività ricreativa ma come attività che può essere utilizzata come terapia. Il presente, ma anche il futuro, è l’associazione fra surf therapy e sicurezza sul lavoro rispetto alle figure professionali che operano sul campo secondo determinate tecnologie tecniche e specifici processi di lavoro, livello ulteriore che vogliamo aggiungere al tutto grazie a questo progetto. I lavoratori sono preparati, e i processi da seguire sono chiari: questa la dimensione ideale. Vogliamo facilitare le intersezioni fra queste dimensioni. La sicurezza non succede per caso, va costruita quotidianamente: SurFedAUT è la nostra offerta di valore a tutte le realtà europee interessate. Occhio anche al rischio ambientale: volgiamo lavorare in un mare pulito, dare forza al concetto “One Health”: capire giocando l’importanza di proteggere il mare, prendiamone coscienza tutti”.

 

Cristiano Corsi, responsabile tecnico Para Surfing FISSW: “Da allenatore della Nazionale parasurf mi occupo delle attività di surf adattato in generale. La mia storia fra surf e autismo comincia nel 2005. Da anni me ne occupo, a Ostia noi surfisti grazie all’aiuto del mare abbiamo iniziato partendo non da basi scientifiche e per questo potrei sembrare fuori contesto, ma lavorando sulle tematiche proposte. Quest’anno abbiamo inserito numerosi corsi per gli istruttori sull’allenamento e adattamento all’autismo, inserendo anche supporto di psicologi e terapisti. Qui che ci sembrava accadesse, accadeva veramente. Facendo surf i ragazzi hanno acquisito competenze sociali, l’autostima è cresciuta e hanno fatto cose importanti anche al di fuori dal surf. Allinearci a SurFedAUT sarebbe bellissimo. Con la Federazione stiamo cercando di strutturare in Italia le prime gare per ragazzi con neuro divergenze”.

Gli studi scientifici

Pasquale Bandiera, professore ordinario di Anatomia Umana presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Sassari: “Buongiorno a tutti e tutte, a me toccherà con piacere moderare questa seconda fase del convegno. Prima di lasciare la parola ai nostri relatori, dico due cose. Ho sempre avuto grossa invidia dei surfisti, a partire dai grandi film, per le evoluzioni che sono capaci di fare in un ambiente a loro familiare ma con grandi onde. Aver avuto l’occasione di aver creato il corso di Scienze Motorie qui a Sassari è opportunità di avere portato surfisti all’interno del nostro corso come attività pratica per gli studenti, e anche di ricerca che si amplia anche in ambienti esterni e più clinici ma molto interessanti come dimostreranno i prossimi interventi. La collaborazione con la Bonga Surf School è stata una opportunità preziosa, portata avanti da ambo le parti con dedicazione, tanto impegno e buoni risultati”.

Alessandra Carta, dirigente medico neuropsichiatra infantile presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari: “Grazie a chiunque abbia permesso di far nascere questo progetto. Sono dati difficili da dimostrare scientificamente. Una giovane imprenditrice locale con fondi concessi dalla Fondazione Sardegna contattò un Istituto di Roma che fa ricerca sulle neurodivergenze per lanciare un progetto: “Social Skill” promosso da SC di Neuropsichiatira Infantile dell’AOU. L’idea era implementare abilità comunicative e sociali dei bambini e delle bambine. L’autismo: è un disturbo, un modo di funzionare che appartiene alla categoria del neuro sviluppo e pervade la vita dei bambini sin dall’infanzia, determinando alcuni deficit nell’attività comunicativa e sociale. Si tratta con tecniche di riabilitazione indicate da linee guida, in tal senso le social skills sono disciplina che deve ancora essere implementata e potenziata. Servono ulteriori evidenze scientifiche date da analisi di dati. Analisi di dati che, nello specifico, riguardano proprio bambine e bambini coinvolti nelle attività di surf therapy: in generale i neurodivergenti ne traggono dei benefici a livello di consapevolezza, cognizione sociale, comunicazione sociale, motivazione sociale e manierismi. Neurotipici e autistici comunicano in maniera diversa, ma condividono contesti. Le social skills permettono loro di vivere esperienze gratificanti in contesti diversi. I risultati sono positivi. L’efficacia è reale. L’attività è stata utile? Si. Il progetto funziona, può avere uno sviluppo”.

Nicola Modugno, neurologo presso il Centro Parkinson IRCCS Neuromed Pozzilli e Presidente Onlus Parkinzone: “Mi scuso per essere in collegamento da remoto, ma un imprevisto mi impedisce di essere lì con voi. Grazie a tutti i soggetti che hanno fatto si che questo accadesse. Parliamo di attività sportiva per pazienti con Parkinson: il magico mondo di Davide Lot è storia di giocatore di pallacanestro che portò Montecatini e Trapani in Serie A, aveva il Parkinson eppure in campo era un giocatore efficace, talentoso, pieno. La pratica dell’esercizio fisico è considerata pratica da aggiungere nel novero e nelle possibilità dei pazienti affetti da Parkinson, aiutando a ridurre alcuni aspetti della malattia. Ciò che manca loro è quel che gli sportivi sono in grado di sviluppare, come i surfisti: la resilienza alle difficoltà. L’esercizio combinato multimodale, allenamento complesso, migliora tanti aspetti, aiuta in maniera decisa e significativa le condizioni dei pazienti affetti da Parkinson. Danza e allenamento in acqua sono attività particolarmente utili. Imparare nuove attività è elemento fondamentale per alimentare l’elasticità mentale del paziente. Il surf consente tutto questo nelle varie fasi cha vanno dalla vestizione all’ingresso in acqua”.

Lucia Cugusi, professoressa associata di Metodi e didattiche delle attività motorie presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell Università degli Studi di Sassari: “L’importanza dell’attività motoria in ambiente naturale, che è per noi palestra. Con il tempo abbiamo capito che la natura ha le potenzialità per poter garantire dei risultati di salute. I colori che vediamo, i rumori, gli odori: processo che si unisce alla nostra volontà di mettere in azione il nostro corpo. Lavoro in ambiente naturale promuove salute della persona ma anche territorio. Progetto STEP, prevenzione attraverso l’esercizio. Tutto parte dal monitoraggio dei sentieri, da intendere come palestre naturali. Benessere determinato dall’utilizzo dello spazio naturale. Il trekking, ad esempio, si è dimostrato impattante a livello fisiologico. Abbiamo lavorato molto nell’ambiente terrestre, ma cosa ci può dare lo spazio acquatico? Rispetto alle patologie croniche dell’anziano cosa si può fare? C’è poco, è un campo di ricerca da colmare e c’è da lavorare per capire come questi sport possano essere raccomandabili e gestibili. Sardegna a cielo aperto coniuga appunto, grazie al supporto della Fondazione Sardegna, diverse discipline in un progetto che punta a dimostrare che quanto sopra detto è fattibile. E dimostrabile. Sfruttando gli spazi del territorio da Baddimanna a Bunnari a Balai ad altri spazi urbani ed extra urbani da valorizzare”.

 

Esperienze sul campo

Flavia Pulina, pedagogista MSC in analisi del comportamento e coordinatrice del progetto: “Il surf è un laboratorio comunicativo e terapeutico, in un contesto naturale. Siamo tutti e tutte persone che cercano di insegnare qualcosa a dei ragazzi neuro divergenti. E ci serve l’attenzione sia elevata: il surf è motivazione, ed è divertimento. Obiettivo principale è generalizzare tutte le attività. Lo sport migliora diverse aree dello spettro autistico, le attività acquatiche migliorano specifiche dimensioni. La surf therapy e i benefici sull’autismo sono stati studiati, determinano miglioramento a livello psico motorie e attività relazionali, fra gli altri. Ee miglioramenti comportamentali davvero rilevanti. Il tutto abbassando i livelli di ansia e di controllo. La preparazione degli operatori è fondamentale per capire le dinamiche e gli sviluppi progettuali”.

 

Marialuisa Maiorano, istruttrice federale L1 e Surf Adaptive, dottoressa in Scienze delle Attività Motorie, preventive ed adattate: “Andiamo dentro al surf, vediamo i benefici che i nostri piccoli surfisti e surfiste stanno significativamente ottenendo. Stare insieme: la nostra filosofia passa da lezioni di gruppo, sempre. Massima attenzione verso il singolo. Ogni partecipante avrà uno sviluppo personale del gesto tecnico, lavoreremo su ognuno e ognuna nella sua specificità. Proporremo una parte di riscaldamento ma secco e una parte in acqua con strumenti specifici, lavorando per insegnare e permettere loro il compiere il take off, gesto molto impegnativo. In acqua i ragazzi metteranno le tavole in acqua e le condurranno sulla line up, zona in cui cominceranno a surfare. Lì un momento bello e magico: alcuni si fermano a guardare all’orizzonte, toccano l’acqua, si aprono. Poi arriva l’onda e c’è la parte più divertente: li spingiamo e guidiamo, poi per loro è impegno motorio elevato mettendo in pratica quanto imparato. Svilupperanno varie kill grazie all’impegno fisico motorio, tecnico sportivo ed emozionale”.

 

Doriana Caria, presidente Associazione “Il mio amico speciale di Alghero”: “Volevo chiudere con i ragazzi e le ragazze della Bonga Surf School un progetto con i ragazzi della mia associazione. Ci siamo conosciuti nel 2024, nel paradiso di Porto Ferro. Erano organizzati e strutturati, ematici in un mondo selvaggio e vero. Sul pulmino leggo una frase: “Il surf rende felici”. Frase che ha mantenuto le premesse. Dopo due anni di lavoro, dico che loro hanno reso con il loro progetto felici i nostri ragazzi e le loro famiglie. I nostri ragazzi sono come le onde del mare, ognuno diverso, ognuno con un proprio tempo. E loro se ne curano, non perché si è malati ma perché si curano le persone con fragilità. Empatia meravigliosa. Servono progetti reali, concreti. Come questo”.

La Redazione | Fonte Comunicato Stampa

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