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Serie A | Cagliari appeso a un filo, ma a preoccupare è il futuro

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Serviva un’impresa e l’impresa non è arrivata. Nonostante uno stadio vestito di rossoblù e che da diverse ore prima del fischio di inizio ha provato a spingere la squadra verso il miracolo. Contro l’Inter, 3-1 il risultato finale a favore dei nerazzurri alla Unipol Domus, è arrivata invece la sintesi dell’intera stagione del Cagliari: poco spirito, poca furia agonista e scarsa capacità di gettare il cuore oltre l’ostacolo.

Senza spirito

Contro la squadra di Simone Inzaghi era durissima, lo si sapeva e il campo lo ha confermato. Ma Joao Pedro e soci per quello mostrato nel posticipo della domenica di Serie A non hanno mai dato l’impressione di poter sperare davvero nel successo contro i milanesi. A discapito di un weekend che aveva ridato la possibilità ai rossoblù di tornare padroni del proprio destino nella sfiancante corsa salvezza di questa stagione. E forse è proprio questo aspetto mentale al ribasso la chiave di un campionato in costante rincorsa fatto dagli isolani. Oltre la bravura o meno dei singoli e al di là delle scelte tattiche e dirigenziali il Cagliari è mancato nello spirito. Walter Mazzarri ha ripetuto più volte prima dell’esonero di un paio di settimane fa che la sua squadra si meritava la salvezza. Sono cose che si dicono, lo fanno spesso i tecnici delle formazioni che lottano per non retrocedere e lo ha ripetuto solo qualche ora fa anche Davide Nicola mister della Salernitana, però l’impressione è che dalle parti di Asseminello in pochi ci abbiano creduto davvero in questi mesi. Niente strappi, niente frenesia nel cercare il risultato e nessun tipo di foga messa con costanza sul terreno di gioco in 37 partite disputate. Vero, in alcuni momenti isolati o in alcuni episodi il Cagliari è riuscito ad andare oltre le difficoltà. Pensiamo ai successi in trasferta contro Atalanta e Torino, oppure alla rimonta di una settimana fa a Salerno con l’1-1 di Altare che di fatto tiene ancora vive le flebili speranze di permanenza in Serie A. Troppo poco però per una formazione che con il 3-1 subito contro l’Inter ha messo in fila 20 sconfitte stagionali, molte delle quali arrivate senza mai davvero reagire ai colpi dell’avversario.

Mentalità 

Tre allenatori nel solo ultimo anno. Sette nelle più recenti tre stagioni in Serie A. Tanti giocatori passati senza lasciare traccia dalle parti di Asseminello. Moltissimi campioni a fine ciclo presi e presentati come grandi colpi di mercato e poi messi alla porta nei modi più bruschi possibili in base alle difficoltà di campo o di bilancio. Diversi calciatori presenti in rosa da tempo lasciati nel limbo di un rinnovo dell’ultimo minuto (Deiola, Ceppitelli, Lykogiannis, Joao Pedro, e la lista potrebbe continuare). La perseveranza sugli stessi soliti errori, nonostante una stagione passata vissuta con l’acqua alla gola e con una salvezza centrata solo alla penultima giornata, mostrata dal club sta alle radici della nuova crisi, l’ennesima e con ogni probabilità la definitiva, vissuta dalla squadra in questo 2021-22. Anche per questo contro l’Inter alla Unipol Domus era difficile aspettarsi un copione diverso. I rossoblù mancano di un’anima e di una chiara identità, dalla base del progetto fino all’ultima delle alternative di Agostini. E i sogni li realizzano solo i sognatori.

Finale 

I rossoblù giocheranno l’ultima di campionato ancora con una piccola speranza di tagliare il traguardo della salvezza di un millimetro prima della Salernitana. Ma servirà un vero e proprio miracolo. Per prima cosa i sardi dovranno battere il Venezia fuori casa, e dare per scontato questo successo sarebbe sbagliato e non di poco. Con i Lagunari che nonostante la certezza matematica della retrocessione stanno onorando il campionato e che vorranno chiudere al meglio davanti alla propria gente. In secondo luogo il Cagliari dovrà segnare con continuità, anche questo un aspetto che sa di impresa guardando alla stagione di Pavoletti e compagni e alle difficoltà mostrate in costruzione offensiva. E poi serve che a Salerno l’Udinese strappi un pareggio o vinca contro i granata, in uno stadio Arechi che sarà una bolgia e che spingerà la squadra di Nicola a fare risultato. Insomma, il filo è sempre più sottile. Comunque vada sarà il giusto epilogo di un campionato vissuto costantemente in ritardo dal Cagliari. Prima o poi, quando si gioca solo a ricucire, arriva lo strappo decisivo, quello irreparabile. Ma questo club, a partire dalla dirigenza, ha la forza e le capacità di mettere una toppa solida ad ogni eventuale squarcio? E questa forse è la domanda che preoccupa di più i tifosi rossoblù in vista del futuro. Sia che sia miracolosa salvezza o mesta retrocessione.

Roberto Pinna

 

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