Fino a quando può durare l’effetto Claudio Ranieri sul gruppo Cagliari? Il giorno dopo il 2-0 subito dall’Atalanta a Bergamo dai rossoblù (qui la cronaca e qui le pagelle), le ombre sulla crescita di Deiola e compagni in questa Serie A, conquistata con le unghie e con i denti, si allungano. E sia ben chiaro che il quesito non è volto a togliere nulla al tecnico romano, anzi. Viene da immaginarsi cosa sarebbe successo senza l’allenatore testaccino dalle parti di Asseminello dopo un inizio così in salita, visto anche il recente passato. E d’altronde lo stesso Ranieri lo aveva previsto prima dell’inizio del campionato un impatto così duro, tanto che al termine della sfida ai bergamaschi in sala stampa ha anche scherzato a suo modo, tra il serio e il faceto: “Io sono soddisfatto, pensavo di non avere nemmeno due punti arrivati a questo punto del calendario prima dell’inizio della stagione“. Ancora una volta è Ranieri che si immola a frangiflutti naturale per un gruppo molto inesperto della categoria, con alcuni lampi di qualità ma ancora da registrare in massima serie e con un evidente problema in attacco (dato solo dalle assenze?). La domanda è: basterà lo scudo dell’allenatore per permettere a questa rosa di adattarsi al campionato? E soprattutto: di quanto tempo avranno bisogno Luvumbo e compagnia prima di iniziare a correre in una lotta salvezza che sembra non aspettare nessuno fin dalle primissime battute del torneo?
Momento
Domande su domande, perché di fatto la sfida ai ragazzi di Gian Piero Gasperini di certezze non ne ha date. In difesa si è capito che la rivoluzione data dal mercato con gli arrivi dei profili internazionali Hatzidiakos e Wieteska avrà bisogno di tempo. Il greco ha sofferto tanto contro l’Atalanta e ancora deve abituarsi al modo di difendere della Serie A, inoltre il continuo cambio della linea da 3 a 4, forse, non sta agevolando l’inserimento dei nuovi. In mezzo al campo si vedono troppi singoli e poca unità di squadra. Nandez a destra ci mette il solito cuore, ma spesso vaga in solitaria per la metà campo avversaria. Makoumbou, forse perché meno in fiducia o perché meno aiutato dal movimento dei compagni, ha ripreso quel vecchio difetto del lungo possesso del pallone in impostazione. Aspetto che non permette al Cagliari di verticalizzare rapidamente e soprattutto condizione che avvantaggia il recupero palla avversaria perché in A leggono prima le sue idee di gioco rispetto alla B. Sulemana sta provando a crescere nelle due fasi, ma è un 2003 e va saputo attendere. Discorso identico per Prati, che Ranieri ha lasciato saggiamente fuori in una gara tutta muscoli e polmoni, oltre che grandissima qualità, come quella in mezzo al campo della Dea. Viola, chiesto a gran voce dai tifosi, ha messo voglia e classe dal suo ingresso, ma c’è da chiedersi se il Cagliari a livello tattico possa permetterselo dall’inizio rinunciando a profili più adatti alle due fasi. Deiola a Bergamo ha vagato tanto senza trovare la giusta posizione e l’impressione è quella che debba ancora prendere le misure a questo Cagliari da Serie A, sia come lucidità in attacco che come movimenti in fase di non possesso. Sulla sinistra tra Augello, Azzi e Jankto ancora è difficile dire con certezza chi potrà essere il leader di quella fascia. In avanti l’unica fonte di gioco sicura è Luvumbo. Petagna e Pavoletti sono indietro, causa infortunio, dalla condizione migliore, Shomurodov nonostante salga il minutaggio sembra ancora molto lontano, atleticamente, da una forma che lo renda protagonista in rossoblù. Oristanio sta dimostrando carattere, ma non si può pensare di fare parte di campionato con lui e Zito come coppia d’attacco. Lapadula tornerà solo alla fine del prossimo mese. Il quadro è abbastanza netto: ancora bisogna fare il Cagliari. Va trovata un’ossatura stabile, che sappia essere camaleontica come piace a Ranieri ma al tempo stesso che trovi nelle difficoltà di una partita e di un campionato delle basi dalle quali partire. Qual è la qualità di questo Cagliari che può essere lo spunto per uscire dal momento di forte libecciata? Va ancora trovata, o almeno questa è l’impressione.
Mentalità
L’aspetto che meglio fa sperare per il futuro è il fatto che comunque i calciatori sono tutti dalla parte dell’allenatore. Ranieri ha uno spogliatoio che rispetto alle precedenti stagioni di sofferenza in Serie A sembra molto unito. E questo è il vero germoglio dal quale far nascere un Cagliari da salvezza. In fase di mercato si sono fatte tante scommesse, tra giovanissimi e giocatori in arrivo dall’estero, e pensare che tutti fossero pronti dopo solo cinque turni di campionato è impensabile. Il calendario con Milan (alla Domus), Fiorentina (in trasferta) e Roma (in casa) in questo senso non aiuta. In queste sfide sulla carta impossibili squadra e ambiente dovranno togliersi dalle spalle alcuni alibi per provare a fare l’impresa, uno su tutti il motto “basta Ranieri”. Molto caro ai tifosi. Il tecnico romano è una certezza ma non basta da solo per la salvezza e soprattutto usare sempre l’allenatore come scudo rischia di diventare anche una scusa per giocatori e piazza per giustificare prestazioni o momenti no, che invece andrebbero analizzati in modo differente. Il campionato corre e ancora c’è tutto il tempo per rimettersi in carreggiata, il problema è che va cambiata marcia rossoblù il prima possibile.
Roberto Pinna