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Olbia, devi cambiare marcia: i playoff sono il crocevia tra presente e futuro

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Terzo pareggio di fila, il secondo a reti bianche in tre gare. Ma soprattutto una vittoria nelle ultime dieci partite, non proprio una media in linea con l’obiettivo dichiarato dalla società, ovvero i playoff.

Tre, forse quattro, squadre sono superiori, per il resto possiamo dire che il divario non c’è e che sarebbe contro la logica non puntare ai playoff”, disse il patron dell’Olbia Alessandro Marino a inizio 2022, con la ripresa del campionato post covid alle porte. Una dichiarazione di intenti precisa, con la finestra di mercato allora appena iniziata e con quasi tutto il girone di ritorno da giocare, dato che prima dello stop per le festività i bianchi avevano chiuso il 2021 in undicesima posizione, con 25 punti in 20 gare, a una sola lunghezza di distanza da Lucchese e Carrarese, decima e nona a pari punti (26). Ma se nel calcio professionistico sardo il nuovo anno per il Cagliari di Mazzarri è stato foriero quasi esclusivamente di soddisfazioni, lo stesso discorso non si può fare per i cugini di Max Canzi. Numeri alla mano, Pisano e compagni hanno raccolto 7 punti in 9 partite – peggio soltanto Fermana e Imolese con 6 –, con una sola vittoria (il 23 gennaio contro la Lucchese, 1-0 grazie al gol di Ragatzu), 4 pareggi e altrettante sconfitte. Ma, soprattutto, la sensazione di aver lasciato per strada troppi punti per ingenuità, sia contro le big che contro squadre alla portata.

Il contributo del mercato

Cosa è successo dunque ai galluresi? Certamente qualche infortunio di troppo, come quelli di Boccia – che da centrale nella difesa a 3 aveva dato stabilità al reparto – e Renault, ma soprattutto una lunga sfilza di leggerezze che hanno fatto sì che la mancanza di vittorie alimentasse i rimpianti. Max Canzi ha provato a fare di necessità virtù con il materiale a sua disposizione, con il mercato invernale che gli ha portato Ladinetti e la scommessa finlandese Saira, i giovani Perseu e Finocchi a centrocampo, più il 2002 Manca dal Cagliari Primavera. L’ordine di elenco dei cinque rinforzi non è casuale, perché va in ordine decrescente per i minuti in campo finora: sono 312 per il play di Sanluri, tornato in Gallura dopo sei mesi passati a Cagliari tra inattività forzata e il recupero della forma per i problemi cardiaci fortunatamente risolti. Il numero 5 si è subito preso le chiavi del centrocampo sfruttando il momento no di Giandonato, complice anche qualche incomprensione di troppo con il tecnico milanese. Decisamente indietro gli altri: Saira ha totalizzato 6 spezzoni, per un totale di 99 minuti, a soprattutto nei 45 da titolare contro la Viterbese il finlandese ha dato l’impressione di doversi ancora adattarsi al calcio italiano. Perseu ha giocato soltanto 6 minuti nella debacle di Cesena, mentre per Finocchi e Manca ancora niente esordio: il primo è arrivato già ko, mentre l’ex centravanti della Primavera di Agostini finora ha soltanto guardato i compagni dalla panchina.

In cerca di gol

Il problema gol segnati non può non essere un campanello d’allarme: soltanto 6 nel 2022, tutti realizzati dalla coppia formata da Ragatzu (4) e Udoh (2). Poco, decisamente troppo poco per puntare in modo deciso ai playoff. In totale i due attaccanti “titolari” di Canzi hanno segnato 18 reti, numeri tutt’altro che da buttar via dato che, stando alla classifica di Transfermarkt del Girone B sono la sesta coppia con un gol in più rispetto a quella del Modena capolista, Scarsella-Tremolada. Ma dietro di loro il deserto o quasi. Il primo inseguitore è Lella, con 4 gol, il doppio rispetto alla stagione scorsa. Mancini, principale ricambio di Udoh – apparso appannato nell’ultimo periodo – prima dell’arrivo di Saira, ha segnato 2 volte (contro Entella e Carrarese), ma entrambe con la maglia da titolare addosso. Ma è da Roberto Biancu che quest’Olbia deve pretendere di più: serve il cambio di passo del trequartista sassarese in prestito dal Cagliari. Non è un caso che nelle ultime partite il numero 28 abbia cercato in tutti i modi di tornare a segnare, con un digiuno che dura ormai da settembre: anche nel 2020-21 Biancu arrivò a fine febbraio con soltanto una rete a referto, poi ci fu la rinascita a partire dal 5-0 con la Pro Sesto, con gol e assist. A fine anno 5 gol e 2 assist totali, ma soprattutto una nuova convinzione nei propri mezzi che gli fece meritare la convocazione con il Cagliari di Semplici. Serve recuperare “quel” Biancu, che deve tornare l’autentico top player per la Serie C che fin qui si è visto solo a sprazzi.

Modello Altare

E in quest’analisi, dopo l’ennesimo pareggio che ha scontentato tutti, non si può prescindere dal legame con “la casa madre”, con l’esplosione di Altare come esempio della bontà del doppio canale che porta vantaggi a entrambi i club. In casa Olbia si è parlato di playoff, fin dalla preparazione estiva: un obiettivo chiaro fin dall’inizio, dalla dirigenza allo staff, passando per i giocatori. Eppure, risultati alla mano, manca sempre qualcosa per arrivare a dama. Un Cagliari che torna – non senza fatica – a far parlare di sé in chiave positiva non può che essere uno sprone in più per i bianchi, specialmente per i giovani: ambire a farne parte, seguendo l’esempio di Altare, dovrebbe essere la naturale motivazione per dare qualcosa in più a ogni giornata. Invece, dall’esterno, sembra che l’Olbia si stia avviluppando nel solito percorso da “limbo” dantesco già visto in passato, nonostante una buona squadra e un bravo allenatore in panchina. Anche in questo caso, guardare al “miracolo Mazzarri” potrebbe essere la giusta strada, soprattutto per puntare a creare un futuro ambizioso anche sul campo, non soltanto a parole o sulla carta.

Carpe diem

Mancano nove giornate a fine stagione e in via Georgia è fresca la memoria del rimpianto playoff della scorsa stagione, quando nonostante una bella rincorsa a Pisano e soci mancarono le forze proprio sul più bello, con tre pareggi e una sconfitta negli ultimi quattro turni. “Siamo arrivati alla fine e non è un mistero che avrei preferito che questa stagione proseguisse per noi nei playoff”, disse allora un rammaricato Max Canzi. A lui e ai suoi ragazzi il compito di riscrivere la storia: cambiare marcia per centrare l’obiettivo post-season sarebbe un vantaggio per tutti, giovani e meno giovani, per costruire un futuro sempre più roseo con la maglia bianca. Anche perché fallire l’obiettivo, dopo che tutti i livelli societari (dirigenza, staff, giocatori) si sono esposti mediaticamente, potrebbe anche portare, chissà, il club presieduto da Alessandro Marino a valutare l’ipotesi di una rivoluzione estiva. In ogni caso, sembra presto per affrontare questi discorsi. “Di doman non c’è certezza”, diceva Lorenzo il Magnifico nella sua Canzona di Bacco, discorso valido anche nel 2022: meglio pensare a costruire un presente ricco di soddisfazioni, a cominciare dal ritorno ai tre punti.

Francesco Aresu

TAG:  Olbia Serie C
 
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