Incontriamo Valeria Piras, fisioterapista del super Lanusei in un mondo maschile e spesso maschilista.
Ventinove anni, una forte personalità e idee molto chiare sul futuro. Non solo, la bravura e la fortuna di far parte (essendone uno dei tasselli) della splendida favola ogliastrina, che sta dominando il girone G di Serie D. Valeria Piras è ormai da anni una parte importante della truppa biancorossoverde, e in questa stagione sta raccogliendo tutte le soddisfazioni ulteriori assieme a mister Aldo Gardini e i suoi bucanieri.
“Per tutti noi lanuseini, ma direi per il calcio sardo, andare in Serie C sarebbe qualcosa di fantastico, clamoroso, visto che non pensavamo certo a questo in estate e date le dimensioni della nostra realtà”. In barba a chi pensa che le donne non sappiano o non possano parlare di calcio, Valeria ha dalla sua professionalità e passione. “Amo il calcio – racconta –, lo seguo da tifosa, ne faccio parte con il mio lavoro, anche se mi piace dire che sto imparando lavorando, mi sto professionalizzando. Tifo Juventus, per la laurea mi regalarono il biglietto per una partita al Santiago Bernabeu di Madrid, insomma mi piace molto questo mondo”.
Impossibile non soffermarsi sulle gesta della squadra che sul campo vola anche grazie al suo lavoro quotidiano. “Con mister Gardini c’è un bel rapporto, è sempre disponibile a darti un consiglio all’interno della sua enorme dedizione. Credo che i segreti del Lanusei siano, da anni, la serietà della dirigenza, la voglia di essere prima di tutto una famiglia e un grande gruppo, affrontando insieme le difficoltà e i momenti esaltanti”. Valeria non si nasconde nemmeno di fronte ai classici retro-pensieri che riguardano una donna impegnata nel calcio. “E’ logico che ci siano battutine, frecciate, malelingue, ma sinceramente non me ne sono mai preoccupata. In trasferta o anche al Lixius è capitato di sentire cori spiacevoli dagli spalti, così come si trova sempre qualcuno che dice qualcosa di inopportuno. Vado avanti, seguo quello che amo fare, mi piacerebbe rimanere in questo mondo e crescervi, e chissà magari tra qualche anno sarò in un grande club”.
Nel 2016 la chiamata del Lanusei, per lei che dopo aver studiato ed essersi laureata si divide tra le mattine all’interno di una cooperativa fornendo assistenza domiciliare e i pomeriggi con la squadra. “Le giornate iniziano presto, praticamente non sono mai libera, ma per ora è questo che mi dà grande adrenalina. Vivo le partite con discreta serenità, ma entusiasmarsi è fisiologico. Con i ragazzi c’è grande stima, si passa tanto tempo insieme e quindi si crea anche amicizia, supporto, ognuno ha le sue esigenze e i suoi riti scaramantici. Gli ingressi in campo in emergenza? Bisogna mantenere calma per valutare in pochi secondi quello che c’è da fare. Ma non chiedetemi di fare le punture… (ride)“.
E allora, ricordando chi provò a distoglierla da questa avventura (“In famiglia qualcuno mi disse ‘ma sei pazza?’ poi hanno capito che sto facendo quello che amo e mi sostengono tanto”) e chi la supporta nel quotidiano (“Le mie amiche Rossana e Daniela in particolare, oltre al mio ragazzo”), la chiusura è per un consiglio: “A tutte le ragazze che vorrebbero fare qualcosa nel calcio, in vari ruoli, dico di crederci, di provarci, di buttarsi senza paura di sentirsi inadeguate o delle reazioni altrui. Perché in questo mondo ci possiamo stare alla grande”.
Fabio Frongia