L’approfondimento tattico di Cagliari-Lazio, finita con la sconfitta rossoblù per 1-2, a cura di Matteo Zizola.
La terza sconfitta consecutiva del Cagliari contro la Lazio, dopo quelle contro Roma e Napoli, ha fornito alcuni spunti tattici che però passano in secondo piano rispetto a un atteggiamento senza rabbia agonistica da squadra già in vacanza. Diventa difficile così trarre insegnamenti dalla gara contro la squadra di Inzaghi: ogni accorgimento diventa inutile se le gambe non girano come dovrebbero e soprattutto se la testa è ovunque meno che nel terreno di gioco.
La Lazio ha messo alle corde il Cagliari senza troppi sforzi, la prima occasione di Caicedo è stato l’antipasto, la parata di Cragno su Luis Alberto ha ben presto dimostrato le difficoltà dei rossoblù nel fronteggiare gli avversari sull’esterno.
Nel lato destro Deiola non ha adeguatamente supportato Cacciatore, sono mancati distanze e raddoppi e così gli avversari hanno avuto vita facile dall’alto delle loro capacità tecniche e grazie a inserimenti senza palla e sovrapposizioni.
Proprio da una sovrapposizione è arrivato il vantaggio della Lazio, questa volta sul lato opposto dove Padoin non ha aiutato Pellegrini, peraltro spesso chiamato alla spinta offensiva nei primi minuti.
Nel gol di Luis Alberto si notano tre situazioni che racchiudono le difficoltà del Cagliari non solo contro i laziali, ma anche in tante altre occasioni: l’azione che passa da un lato all’altro del campo, con la fase difensiva in difficoltà nello scivolare assecondandola; i due contro uno subiti sugli esterni, vittime sacrificali di un rombo che chiede alle mezzali un lavoro improbo; la linea difensiva troppo bassa e il regista disattento sul rimorchio ai sedici metri.
Come a Napoli così contro la Lazio, con gli avversari che prendevano campo il Cagliari ha reagito abbassando ancora di più il baricentro, ma al contrario della gara del San Paolo questa volta gli avversari hanno anche provato la soluzione dalla distanza. La traversa di Badelj, con deviazione in tuffo di Cragno, dimostra quanto descritto: difesa e centrocampo sono raccolti nei sedici metri, Deiola e Padoin sono in linea con i 4 difensori, Cigarini e Barella in ritardo nel salire verso i rispettivi avversari.
La pochezza offensiva non può che essere una conseguenza di un baricentro votato al non prenderle più che al darle. Una sola occasione con Joao Pedro nel primo tempo e, prima dell’ingresso di Castro con una Lazio in controllo, l’uscita di Proto su Deiola.
Quest’ultima situazione nasce dall’inserimento verticale delle mezzali, Barella da una parte e Deiola dall’altra, che permettono a Klavan di poter impostare cercando lo spazio alle spalle delle due torri. Troppo poco per poter pensare di recuperare lo svantaggio nonostante lo scatto d’orgoglio finale. Il gol è frutto di una giocata individuale del Pata al rientro, unica buona notizia di una partita persa prima di giocarla.
Matteo Zizola