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Alessandro Deiola firma il 2-0 in Cagliari- Brescia | Foto Luigi Canu

L’ANALISI | Tridente leggero, supporto e braccino: il Cagliari di Liverani cresce

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L’ufficialità dell’undici iniziale a un’ora dal fischio d’inizio di Cagliari-Brescia ha sorpreso un po’ tutti. Fabio Liverani, pur confermando il classico 4-3-3, contro le rondinelle ha cambiato gli interpreti del reparto offensivo modificando di fatto anche l’atteggiamento della sua squadra. Una decisione che ha pagato con il doppio vantaggio del primo tempo.

Supporto
Pur se dal punto di vista tattico il vestito rossoblù sembrava avere le stesse misure di sempre, dal quello dell’interpretazione le modifiche sono state sostanziali. Vero che il gol dell’uno a zero è arrivato grazie a un regalo da parte del Brescia, ma è grazie al diverso atteggiamento che Mancosu e Luvumbo hanno potuto scartare il dono della coppia Lezzerini-Papetti.

Intanto il tridente pronto a pressare alto, uno contro uno e reattività. Poi non è da sottovalutare la posizione di Makoumbou. Il centrocampista congolese, rispetto ad altre occasioni, ha svolto il compito del mediano non restando ancorato ad aiutare la retroguardia, ma portando il proprio raggio d’azione in fase di non possesso fino alla trequarti del Brescia.

La logica conseguenza è stata quella di una squadra che ha portato in area, grazie al recupero palla alto, molti più giocatori che nel recente passato. Quando Luvumbo riceve da Mancosu, infatti, sia i tre attaccanti che i tre centrocampisti sono negli ultimi 25 metri.

Continuità
L’importanza di una fase offensiva che prescinde dal numero di attaccanti, ma che vive anche delle incursioni delle mezzali e degli esterni, è evidente lungo tutto il primo tempo, così come lo è per contrasto in una ripresa di controllo.

Al netto di errori tecnici e di scelte rivedibili, il simbolo della verticalità di corsa e della presenza nell’area avversaria è Alessandro Deiola. Già con il Genoa fu proprio il sangavinese ad avere le migliori palle gol, così anche contro il Brescia sono state le sue incursioni in terra nemica a permettere al Cagliari di portare più uomini dalle parti di Lezzerini. Movimento senza palla che ha chiamato quello dei compagni, senza lasciare le punte di ruolo da sole nel tentativo di colpire.

Il gol del raddoppio nasce proprio da un reparto, quello di centrocampo, pronto ad accompagnare l’azione in maniera compatta. Non solo, ma la presenza di Filippo Falco ha dato al Cagliari quel tipo di giocatore in grado di puntare gli avversari creando superiorità numerica e, nel caso della rete di Deiola, lo spazio necessario per la sovrapposizione di Di Pardo.

Quando la palla arriva nel cuore dell’area del Brescia sono cinque i giocatori rossoblù pronti a raccogliere il cross basso, sei contando chi il cross lo ha effettuato. Una novità decisiva per creare pericoli reali e per segnare il gol del raddoppio.

A inizio ripresa gli uomini di Liverani arretrano leggermente il baricentro, ma senza eccedere nel difendere il risultato. La squadra resta pronta alle ripartenze veloci in gruppo, la dimostrazione l’occasione sempre capitata a Deiola. Quando il capitano conclude verso la porta del Brescia sono cinque i rossoblù dentro l’area avversaria, senza contare l’aiuto iniziale di Di Pardo nel creare i presupposti dell’occasione.

Mentalità
L’ingresso in campo di Viola al posto di Nández avrebbe dovuto lasciare intatta la disposizione tattica del Cagliari. Dopo pochi minuti però, spinto da un Brescia che butta dentro tutti gli attaccanti a disposizione, Liverani decide di optare per un più conservativo 4-4-2 lasciando completamente il pallino del gioco agli avversari e, soprattutto, chiedendo proprio a Viola un sacrificio tattico rilevante.

L’ex Benevento, non certamente giocatore di gamba, viene spostato sulla destra di centrocampo, con Mancosu a supporto di Pavoletti e Millico sul lato opposto, mentre i centrali del centrocampo a quattro diventano Makoumbou e Deiola. La squadra rossoblù prova a restare sempre alta, almeno nei primi minuti che seguono la modifica, ma progressivamente abbassa le linee.

Compattezza sì, ma anche l’invito al Brescia a buttare palloni dentro fin troppo vicini a un Radunovic che non ha brillato per personalità nelle uscite. Undici giocatori nella propria trequarti e l’incapacità di ripartire con il supporto di più uomini, lasciando di fatto alle iniziative personali – come nel caso di Millico – la ricerca del terzo gol ammazza partita.

Il due a uno segnato dalla rondinelle diventa una logica conseguenza dell’atteggiamento troppo rinunciatario del Cagliari degli ultimi venti minuti. Il Brescia non crea pericoli, ma quando si resta bassi e vicini alla propria porta l’errore diventa fatale. Sul cross dalla sinistra, infatti, oltre all’inferiorità numerica sul lato opposto, si può notare come Altare compia un errore che già ha commesso in altre partite. Occhi tutti sul pallone, nessuna lettura della possibile evoluzione dell’azione e, infine, l’uomo lasciato sfilare che può raccogliere quasi indisturbato la seconda palla dentro l’area.

Nonostante l’indecisione ci sarebbe l’opportunità di evitare il gol, ma la squadra è schiacciata a difesa della porta e nessuno anticipa quanto sta per accadere all’altezza del dischetto. Spazio ampio, né i difensori né i centrocampisti accorciano verso gli undici metri, Deiola esce in ritardo girandosi parzialmente al momento del tiro di Olzer. Tutto troppo semplice, ma comunque prevedibile vista la disposizione troppo bassa delle linee del Cagliari.

Matteo Zizola

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