Non solo una vittoria, la prima in campionato, ma tre punti che hanno permesso al Cagliari di portare a casa il primo scontro diretto della stagione. Il 2-0 contro il Parma, che ha fatto seguito al pareggio interno contro la Fiorentina e alla sconfitta nel finale a Napoli, ha messo in mostra il cinismo dei rossoblù di Fabio Pisacane, ma non solo. Si sono visti errori, si sono viste difficoltà , ma allo stesso tempo si sono viste idee, compattezza, mentalità . Strategia chiara, il problema quindi non tanto nel gioco, quanto nell’esecuzione di quanto preparato.
Costruzione
Sporca sì, con Caprile sugli scudi e anche un pizzico di fortuna anche, ma limitare a questi aspetti la sfida vinta dal Cagliari contro il Parma sarebbe fuorviante. Perché dal punto di vista tattico i rossoblù hanno messo in mostra alcune costanti positive, una continuazione dei primi assaggi già dati nelle prime due gare di Serie A. Dettagli sui quali costruire il futuro partendo da Lecce, dettagli che vanno oltre episodi (favorevoli) e il punteggio finale.

Un Cagliari che Pisacane ha messo in campo con la difesa a quattro, da destra a sinistra Zappa, Mina, Luperto e Obert. In fase di possesso la costruzione nella modalità 4+1, ma con l’uno – ossia il perno davanti alla retroguardia – quasi mai fisso. Con i compiti di Prati che meritano un discorso a parte, mentre è stata chiara la disposizione in una sorta di 4-2-3-1 mobile quando i rossoblù hanno portato avanti la fase di possesso. Folorunsho, infatti, se quando era il Parma ad attaccare agiva da interno di sinistra nella mediana a tre, quando era il Cagliari a gestire il pallone si allargava a sinistra, con Prati e Adopo centrali e Gaetano ed Esposito a scambiarsi i ruoli di trequartista e esterno alto a destra, con Belotti riferimento avanzato.

Una delle costanti del Cagliari in costruzione è stata quella del riferimento in regia non statico. Prati come mediano davanti alla difesa in non possesso, ma non unico play designato in quella di possesso. In un calcio che vive di compiti più che di ruoli e nel quale le rotazioni degli interpreti sono quasi la norma, il classe 2003 ravennate è stato spesso il giocatore che dava opzioni in uscita, ma senza limitarsi al lavoro di appoggio. La caratteristica del Cagliari contro il Parma è stata infatti quella dello svuotamento da parte di Prati della zona davanti alla difesa, creando così lo spazio per i movimenti verso la mediana di Gaetano ed Esposito a turno, spesso e volentieri registi occulti nella manovra.
Simmetria sinistra
Ventinove Prati, cinquantuno Mina: questi i dati finali sul numero di passaggi positivi tra i giocatori scesi in campo nel Cagliari. Il secondo, dopo il colombiano, è stato Obert con 43. Un caso? Tutt’altro. Perché Pisacane ha messo al centro del gioco il difensore slovacco, terzino sì, ma anche regista difensivo e non solo. I rossoblù, come già visto nelle precedenti uscite, tendono a utilizzare maggiormente la fascia sinistra per lo sviluppo della manovra, puntando sul duo Obert-Folorunsho per attrarre gli avversari e poi agire attraverso tagli centrali e triangolazioni.

L’idea è apparsa chiara nella sfida contro il Parma. Gestione del pallone da parte dei due centrali di difesa, svuotamento della zona davanti alla retroguardia, attesa dell’avversario in pressione e, infine, scivolamento sulla parte mancina verso Obert con Folorunsho ad accoppiarsi sull’esterno. A questo punto, in diverse occasioni, si è liberato lo spazio in zona centrale, nel quale le opzioni di giocata non sono mancate. La triangolazione appoggiandosi su Folorunsho (meno usata) oppure, con maggiore frequenza, la palla rasoterra in diagonale o verso Prati – in posizione più avanzata dopo lo “svuotamento” descritto in precedenza – oppure verso uno dei due trequartisti arrivati in appoggio.

La soluzione più cercata da parte del Cagliari è stata, quindi, quella della palla di Obert in diagonale verso la zona di rifinitura. Con Esposito e Gaetano a scambiarsi nell’occupazione dello spazio centrale, mentre l’altro andava a supportare Belotti in avanti. Importante in questo contesto il lavoro di Folorunsho, abile nell’attirare a sé il marcatore diretto e a creare la densità necessaria sull’esterno per liberare l’area centrale tra le linee di centrocampo e difesa del Parma. Un’idea vincente che, però, ha pagato alla voce esecuzione: a volte la fretta di giocare in velocità , altre la poca brillantezza, altre ancora un’imprecisione figlia di entrambe.

La ricerca costante della zona sinistra del campo per lo sviluppo della manovra prescindeva dalla costruzione dal basso o comunque dall’area del campo. Anche negli ultimi quaranta metri, quando Obert è riuscito ad avanzare, la strategia era pressoché identica. Sviluppo da destra a sinistra, densità sull’esterno, spazio liberato centralmente, passaggio diagonale per il trequartista, Folorunsho ad accompagnare sulla corsia, i due attaccanti alle spalle, l’interno opposto (Adopo) pronto a supportare l’azione sul lato “debole”.
MentalitÃ
Al netto delle difficoltà e delle occasioni del Parma, il Cagliari anche in vantaggio non ha cercato la gestione, anzi. Le poche volte che c’è stata l’occasione di portare avanti transizioni positive lo ha fatto con l’appoggio e il supporto di tanti giocatori, senza limitarsi a difendere lasciando più uomini possibili in copertura.

Già sullo 0-0 i rossoblù di Pisacane, pur se non brillanti tecnicamente e fisicamente, non hanno rinunciato ad attaccare l’area con più giocatori. Quando si è presentata l’occasione, infatti, a supportare la manovra offensiva sono stati tanti uomini, i tre riferimenti offensivi Gaetano, Esposito e Belotti e con loro entrambi gli interni di centrocampo Folorunsho e Adopo, oltre a uno dei due terzini (spesso Obert, ma anche Zappa in alcune situazioni) e Prati, pronto ad accorciare per eventuali respinte e, soprattutto, per non lasciare troppo spazio alle transizioni del Parma.

Il gol del raddoppio firmato da Felici è la conferma di quanto visto, seppur a sprazzi, durante il pomeriggio della Unipol Domus. La transizione in conduzione di Palestra non è una corsa solitaria con l’attenzione dei compagni a non scoprirsi, bensì una situazione che ha visto tutta la squadra salire assieme all’esterno con Adopo e Deiola che sono l’esempio di un concetto via via sempre più chiaro. Pisacane non vuole una squadra che rinunci, non vuole una semplice protezione, ma quando possibile vuole attaccare in verticale con corse senza palla e compattezza anche verso la porta avversaria.

La traversa di Oristanio, l’occasione di Cutrone, la sofferenza generale della parte centrale della ripresa: tutti fattori che, in passato, avrebbero portato a un maggiore contenimento. Eppure, sul punteggio di 1-0 e con la paura che legittimamente iniziava a farsi strada, l’azione del gol di Felici è indicativa della differente mentalità pur in una prestazione non eccelsa. Quando Adopo conclude in diagonale – sarà poi Felici a raccogliere la respinta del palo e segnare – sono ben sei i giocatori del Cagliari negli ultimi 18 metri contro i quattro (più uno) del Parma. Un segnale chiaro a prescindere dai problemi comunque avuti – e confermati dall’allenatore rossoblù – nella sfida contro gli emiliani.
Regista? No, mediano
Le chiavi del centrocampo non sono solo quelle che possono aprire la porta del gioco e sviluppare manovre che mettano in difficoltà gli avversari. Sicuramente per chi gioca davanti alla difesa, ancora di più se perno di un reparto a tre, un compito di questo tipo è quello più appariscente. Le chiavi del centrocampo, però, possono essere anche quelle che chiudono a doppia mandata spazi e linee di passaggio, non permettendo inserimenti facili sulla trequarti. Il secondo caso è quello che riguarda Prati che, nelle idee di Pisacane, è ormai il mediano di equilibrio e sostanza che garantisce stabilità e organizzazione.


Prati non marca, non segue un avversario specifico, non applica l’uomo su uomo. Il ventunenne ravennate, infatti, si dedica alla copertura di uno spazio centrale ampio sia in verticale – andando in pressione quando necessario – sia soprattutto in orizzontale. È grazie alla sua intelligenza tattica che Pisacane può permettersi due interni di centrocampo box to box più un trequartista e due punte, è grazie a lui se il supporto alla manovra offensiva può essere portato quasi sempre con sei giocatori. Poco appariscente, eppure il suo lavoro oscuro è stata la chiave difensiva di tutte le tre gare giocate fin qui in campionato.
Bonus track
L’ultimo dettaglio da analizzare rapidamente è ciò che ha portato alla doppia occasione iniziale per il Parma con Pellegrino e Cutrone, stoppati entrambi dalle due parate prodigiose di Caprile in sequenza.

L’aspetto più evidente è stato senza dubbio l’errore di Mina al momento del contrasto con Pellegrino, troppo leggero e poco convinto. Eppure, riavvolgendo il nastro a qualche istante prima, cioè quando Esposito prova la verticalizzazione di prima venendo stoppato dall’avversario, è chiaro quale sia la vera mancanza del centrale colombiano. La costruzione, partita ormai da diversi secondi, vede proprio Mina restare staccato e “lungo” rispetto alla zona della palla e, soprattutto, non mettere in atto almeno un principio di marcatura preventiva su Pellegrino. È forse questo l’aspetto da migliorare maggiormente e sul quale Pisacane dovrà lavorare. Perché il suo Cagliari che prova a mettere in campo transizioni verticali rapide si può esporre ad altrettante transizioni negative degli avversari che, per essere contrastate al meglio, devono trovare nelle marcature preventive e, dunque, nell’accorciamento della difesa la risposta. La distanza di Mina da Pellegrino è un fattore chiave nell’evoluzione dell’azione del Parma, un dettaglio che andrà curato per far sì che il gioco in fase di possesso non diventi un boomerang una volta persa palla.
Matteo Zizola














