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L’Analisi Tattica | Disattenzioni e poco aiuto, il Cagliari perde una chance contro la Juventus

Michael Folorunsho durante Juventus-Cagliari | Foto Luigi Canu
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Una sconfitta che porta rimpianti, frutto di distrazioni e di una percezione del pericolo collettivo non sempre perfetta. La differenza nelle individualità, ma anche nella concentrazione mancata in due momenti chiave della sfida. Perché la sconfitta del Cagliari a Torino per 2-1 contro la Juventus ha un peccato che si eleva su tutti gli altri possibili: il gol del pareggio bianconero arrivato subito dopo il momentaneo vantaggio firmato da Esposito, quello della definitiva vittoria bianconera quando ormai la prima frazione volgeva al termine.
Difesa a cinque e Liteta
“Il Cagliari ha fatto una partita importante, è stato bene in campo”. E ancora: “Sono bravi a giocare sulla fisicità e sui lanci sulle punte”. Parole prima di Luciano Spalletti prima ai microfoni di DAZN e poi in sala stampa, parole che hanno premiato la prestazione dei rossoblù nonostante la sconfitta. Un Cagliari, come detto dal tecnico toscano, che è stato bene in campo, con una strategia definita nella sua flessibilità e che ha messo in difficoltà la Juventus per quasi tutto il primo tempo e non solo.
Una gara, quella di Deiola e compagni, prettamente in chiave difensiva, con il possesso lasciato alla Juventus e la chiusura degli spazi come caratteristica principale. Una doppia chiave tattica in non possesso, con l’utilizzo in alcuni momenti specifici di un 4-4-2 con reparti corti soprattutto quando i bianconeri gestivano il pallone nella propria metà campo. La linea difensiva vedeva così da destra a sinistra Zappa, Deiola, Luperto e Obert, la mediana con Palestra, Adopo, Liteta e Folorunsho e i due primi difensori in Esposito e Borrelli.
La costante è stata comunque quella di un 5-3-2 che puntava a coprire lo spazio in orizzontale per schermare l’attacco della Juventus. Difficile fare altrimenti, perché i bianconeri riempivano i cinque corridoi verticali partendo dal duo Kostic-Yildiz sul lato sinistro d’attacco – a volte il terzino restava esterno con Yildiz sul mezzo spazio, altre viceversa – e passando per Vlahovic (e poi David) come riferimento centrale, quindi McKennie e Conceicao sulla stessa falsariga dei compagni sul lato opposto, con l’americano più spesso nel mezzo spazio e il portoghese largo. Rispetto al 4-4-2, dunque, la difesa del Cagliari portava Zappa come braccetto su Yildiz, Palestra scivolava come quinto basso per seguire Kostic, Deiola centrale di difesa sul centravanti con Luperto alla sua sinistra su McKennie e, infine, Obert come quinto su Conceicao. Compiti e posizione fondamentali quelli di Liteta che, davanti alla difesa, agiva da equilibratore senza una marcatura specifica assegnata, ma piuttosto con l’idea di schermare la zona di rifinitura bianconera e spostarsi sul mezzo spazio a seconda della posizione del possesso della Juventus.
Quando possibile il Cagliari provava ad alzare la pressione sulla costruzione dal basso avversaria e, in questo tipo di situazione, ecco che Liteta si alzava a uomo su Locatelli accorciando sul regista bianconero mentre Folorunsho, Esposito e Borrelli si occupavano del trio difensivo juventino. Una soluzione che, una volta che la Juventus superava la pressione, portava alcuni scompensi nella struttura difensiva non appena i bianconeri riuscivano a portare palla verso la metà campo del Cagliari.
Con Liteta in ripiegamento e dieci metri più avanti rispetto alla posizione di mediano davanti alla difesa, ecco che si apriva lo spazio in zona di rifinitura che la Juventus era abile ad attaccare sia con gli inserimenti di Thuram sia con il lavoro tra le linee di Yildiz, senza contare i due braccetti Kalulu e Koopmeiners che si alternavano nel dare ulteriori opzioni per i passaggi in diagonale dall’esterno (soprattutto Conceicao) verso la trequarti. L’assenza in diverse occasioni di Liteta davanti alla difesa è stata la chiave che ha portato la Juventus a cercare (e trovare) le combinazioni a terra che hanno creato occasioni e, come vedremo, i gol.
Le maggiori difficoltà nella creazione di pericoli per la Juventus sono arrivate quando Liteta è rimasto come schermo davanti alla difesa a copertura della zona di rifinitura senza lasciarsi coinvolgere dal giro palla bianconero. I cinque difensori coprivano così i cinque corridoi verticali praticamente uomo su uomo, Adopo e Folorunsho avevano il doppio compito di aiutare i compagni sulla loro verticale (Zappa a destra e Luperto a sinistra) e quelli ai loro fianchi (Palestra e Obert), con Liteta poteva semplicemente gestire lo spazio tra le linee e chiudere eventuali inserimenti senza palla, non avendo un uomo specifico assegnato da marcare.
L’unica deviazione dalla struttura difensiva a cinque è arrivata dal compito specifico assegnato a Zappa. Braccetto di destra sì, ma con la richiesta evidente da parte di Pisacane di rompere la linea ogni volta che Yildiz usciva dalla zona d’attacco per andare a cercare il pallone tra le linee o come regista aggiunto. In questo contesto risultava fondamentale il lavoro di Palestra nel seguire Kostic e diventare, di fatto, terzino di una difesa a quattro, così come quello di Adopo che doveva scivolare verso la propria area per coprire il mezzo spazio lasciato libero da Zappa e chiudere l’eventuale inserimento verticale di Thuram. Infine importante anche la gestione del non possesso da parte di Liteta, chiamato a riempire la zona di rifinitura bianconera tra Deiola e Palestra in questo caso, ma all’occorrenza anche sul lato opposto.
Da cinque a quattro
Se in fase di non possesso, a parte alcune situazioni specifiche, il Cagliari si è difeso prevalentemente a cinque, in quella di possesso sia la costruzione che lo sviluppo della manovra avvenivano a quattro. La retroguardia senza cambi di struttura, mentre dalla mediana all’attacco la strategia prevedeva una doppia disposizione a seconda del momento e della posizione di partenza.
La costruzione dal basso, che nella prima fase del campionato è stata quasi sempre basata sul 4+1 con Prati come costruttore, nella gara contro la Juventus ha visto la netta prevalenza del 4+2 con la linea di difesa composta da Zappa, Deiola, Luperto e Obert e Liteta e Adopo come registi in appoggio.
La costruzione avveniva così o sfruttando la fascia destra con Zappa e Palestra o con il pallone lungo alla ricerca di Borrelli. In questo secondo caso la disposizione era quella di un 4-2-3-1 con Esposito largo a sinistra, Palestra largo a destra e Folorunsho come riferimento tra le linee davanti ai due registi e in appoggio a Borelli.
Quando il Cagliari veniva lasciato libero di costruire o quando riusciva a superare palla a terra la prima pressione della Juventus, i rossoblù cambiavano disposizione passando dal 4-2-3-1 della costruzione dal basso a un 4-3-3 che aveva in Folorunsho e Adopo i due elementi con compiti di cambiare compiti e posizioni. Il primo si sistemava alla sinistra di Liteta (perno centrale e mediano basso), il secondo alla sua destra in una struttura di centrocampo che richiamava così quella della fase di non possesso almeno centralmente. Esposito e Palestra restavano larghi nelle rispettive fasce, con Borrelli riferimento avanzato.
Vantaggio e non solo
Dal punto di vista della presenza offensiva il Cagliari ha provato a giocare la propria partita, quasi inevitabilmente, su due aspetti. Il primo, segnalato anche da Spalletti, quello della fisicità e dei palloni lunghi con l’idea di attaccare le seconde palle, ma senza riuscire nell’intento, Folorunsho, l’uomo indicato per raccogliere le sponde di Borrelli più di altri, non è stato capace di restare dentro la partita con continuità ed efficacia. Il secondo è stato, nel primo tempo, lo sviluppo della manovra sulla fascia destra d’attacco attraverso la spinta di Palestra e l’aiuto di Zappa e di Adopo. Una tattica riuscita grazie alle difficoltà di Kostic in copertura e alla corsa dell’esterno scuola Atalanta e che si è spostata a sinistra nella seconda frazione dopo gli ingressi di Idrissi e Felici, protagonisti di due occasioni importanti per il possibile pareggio.
La rete del momentaneo vantaggio è un esempio di come il Cagliari abbia cercato con insistenza la zona destra d’attacco anche attraverso le transizioni. Il movimento di Adopo a liberare lo spazio per la corsa verticale di Palestra ha creato i presupposti per il pallone di Zappa alle spalle di Kostic, battuto nel duello individuale dall’esterno rossoblù. Importante poi il lavoro di Esposito che, partendo largo a sinistra, andava poi a chiudere verso l’area diventando partner a tutti gli effetti di Borrelli, con la garanzia di un Obert bloccato a coprire l’eventuale ripartenza bianconera.
Come accaduto pochi minuti prima del vantaggio, Palestra arriva dentro l’area bianconera trovando in Borrelli il riferimento che attacca il primo palo, mentre Esposito – partendo largo da sinistra – riempiva l’area in diagonale piazzandosi in zona più centrale a rimorchio del centravanti. Se nell’occasione precedente Palestra aveva optato per una conduzione centrale con conclusione successiva – ignorando Esposito meglio piazzato – in quella del gol sceglie di andare verso il fondo per poi servire all’indietro in diagonale il compagno che anticipa Locatelli e mette in rete.
Momenti e percezione
Palla al centro, azione, pareggio. È durato il tempo dell’esultanza e poco più il vantaggio del Cagliari, aspetto che non può non aver inciso nella difficoltà alla voce concentrazione. Non un alibi, bensì una colpa quella di aver perso la struttura più per una questione mentale che di semplici errori individuali. Per quanto, come vedremo, la rete dell’1-1 firmata da Yildiz ha un responsabile su tutti.
L’azione si sviluppa dalla zona destra d’attacco della Juventus e qui arriva il primo errore del Cagliari. McKennie controlla il pallone, Kalulu attacca la profondità centralmente e Obert, invece che concedere la fascia alla corsa di Conceicao, lascia libera l’opzione di giocata dentro il campo dell’americano verso il braccetto che si muove senza palla. Allo stesso modo Liteta abbandona il compito di mediano davanti alla difesa per seguire uomo su uomo il taglio proprio di Conceicao, con Luperto che avrebbe potuto controllare il portoghese senza che il compagno lasciasse libera la zona di rifinitura centrale.
Non appena Kalulu riceve palla e parte in conduzione verso la trequarti, sono ben quattro i giocatori del Cagliari intorno a lui. Due a inseguire (Esposito e Folorunsho) e due a coprire la mediana (Adopo e Obert), con Thuram che ha spazio alla sinistra di Kalulu per attaccare il mezzo spazio. In questo contesto, giustamente, Zappa è pronto a rompere la linea per restare su Yildiz come fatto fino a quel momento della gara.
Dopo lo scarico leggibile di Kalulu su Thuram il Cagliari commette l’errore decisivo che porta al gol del pareggio. Protagonista negativo Zappa che, nonostante Adopo, Palestra e Deiola siano pronti a chiudere sul francese, decide di staccarsi da Yildiz e andare ad attaccare la zona del pallone nonostante sia in ritardo e la sua presenza in quel momento inutile. Obert, dal canto suo, decide allo stesso modo di staccarsi dalla zona dove gravita Yildiz, ma per un motivo più funzionale: Liteta, infatti, è solo contro McKennie e Conceicao e, peraltro, si scontra con l’americano lasciando di fatto via libera alla coppia bianconera. Obert, dunque, correttamente va ad aiutare il compagno, mentre Zappa è ormai nella terra di nessuno: né utile per fermare Thuram né in marcatura su Yildiz. Manca la percezione del pericolo reale, ossia la copertura dell’uomo più pericoloso (non di certo Kalulu ai 25 metri) e della zona centrale del limite dell’area. A quel punto, con il rimpallo che favorisce il dieci della Juventus, diventa semplice per un calciatore con quelle qualità concludere in rete alle spalle di Caprile.
Se il gol del pareggio è arrivato a causa di una scelta individuale errata che ha inciso sul collettivo, quello del vantaggio per il definitivo 2-1 per la Juventus nasce e si sviluppa per una disposizione collettiva rivedibile e che aveva già prodotto problemi in precedenza.
Locatelli, in posizione di regista basso, viene pressato da Folorunsho ma ha lo spazio per trovare in verticale McKennie che ha in Luperto il suo marcatore. L’aspetto fondamentale è però ciò che accade centralmente, con la zona di rifinitura scoperta. Liteta è infatti dieci metri più alto rispetto alla posizione di mediano schermo, Adopo in linea con lui ha piena visuale del gioco e può vedere Yildiz davanti a lui e alle spalle del compagno. Zappa, normalmente pronto a rompere la linea, tiene la posizione di braccetto alla destra di Deiola, con il turco che è dunque completamente libero di attaccare lo spazio tra le linee.
Una volta ricevuta palla, McKennie esegue una sponda di prima per assecondare l’inserimento senza palla di Kalulu, con Liteta in ritardo e la zona di rifinitura centrale lasciata completamente aperta soprattutto da Adopo. Il centrocampista rossoblù è fermo sulle gambe e resta a guardare Yildiz senza andare a chiudere lo spazio e senza andare ad attaccare il numero 10 bianconero in nessuna maniera.
Con Luperto tagliato fuori dalla giocata di McKennie, ecco che Deiola deve andare a chiudere verso Kalulu e Zappa, correttamente, andare a marcare David. Palestra va a chiudere la linea da terzino destro, anche in questo caso correttamente, mentre lascia più che perplessi l’atteggiamento di Adopo che è nella stessa identica posizione di inizio azione e non accorcia per coprire su Yildiz con Liteta in ritardo e preso alle spalle dal turco. Il resto è una logica conseguenza, le qualità del numero 10 della Juventus note e il gol fin troppo semplice. Una questione mentale e di presenza nella partita senza alcuna distrazione, a maggior ragione nel primo minuto dei due di recupero della prima frazione quando è fondamentale tenere botta e non venire colpiti in maniera così semplice e scolastica. Non la prima volta che arriva una mancanza di questo tipo in casa Cagliari, un difetto grave per qualsiasi squadra, ma ancora di più per chi lotta per la salvezza e si trova in una situazione positiva in casa di un’avversaria come la Juventus.

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