Un pareggio sulla carta positivo con alcuni miglioramenti che, però, contrastano con dettagli sui quali il lavoro da fare resta tanto. Lo zero a zero del Cagliari contro il Genoa ha messo in mostra quanto i rossoblù di Liverani siano ancora lontani dall’essere una squadra completa.
Tra le linee
La chiave del primo tempo della sfida di Marassi è stata la difficoltà del Cagliari nel prendere le misure ai trequartisti del Genoa. Lo spazio tra difesa e centrocampo è stato terra di conquista degli uomini di Blessin, soprattutto per un Gudmundsson apparso a tratti devastante.
Un centrale su Coda, l’altro in supporto al compagno. Né Altare né Goldaniga, dunque, hanno provato ad accorciare per chiudere gli inserimenti di Gudmundsson, mentre la mediana ha faticato nella fase di filtro con un Makoumbou troppo spesso fuori posizione. Nella prima occasione per l’islandese, infatti, il trio di centrocampo del Cagliari ha lasciato campo libero tra le linee, così per Pajac è stato facile trovare il compagno nella trequarti offensiva.
Situazione che si è ripetuta quando Gudmundsson, partendo da sinistra, ha puntato palla al piede verso l’area rossoblù. Tra Luvumbo che non ha speso un fallo quasi automatico e Deiola troppo lento nel reagire alla mancanza del compagno, il giocatore del Genoa ha avuto la possibilità di tagliare verso il centro per poi concludere sul palo alla sinistra di Radunovic.
Sul lato opposto Yalcin ha trovato meno opportunità, ma quando è riuscito a saltare Obert ecco che si sono creati i presupposti per l’attacco dello spazio tra le linee di Aramu. Gudmundsson, ancora lui, ha portato via Di Pardo evitando la possibile scalata, mentre Coda ha trascinato verso di sé il duo Altare-Goldaniga permettendo all’ex Venezia di andare verso i sedici metri a rimorchio.
Rientrato dagli spogliatoi il Cagliari ha trovato la quadra per limitare questo tipo di giocata del Genoa. Altare più di Goldaniga andava ad accorciare evitando il buco centrale, ma nonostante ciò le difficoltà del centrocampo hanno permesso a Coda e compagni di trovare ancora una volta la situazione ideale per attaccare la profondità sulla trequarti. Quando si sono aperte le linee di passaggio verticali è toccato al nuovo entrato Jagiello tagliare verso il centro per sfruttare il buco creando così i presupposti per l’occasione di Coda poi sventata da Radunovic.
Mentalità
Zero tiri in porta, ma non sono comunque mancate le occasioni potenziali per il Cagliari. Tutte arrivate grazie a due tipi di situazioni, mai però utilizzate con continuità. L’inserimento verticale ad attaccare lo spazio di un interno di centrocampo – spesso Deiola – o la presenza di più uomini a supportare la manovra offensiva.
L’egoismo di Luvumbo ha vanificato alcuni pericoli creati alla difesa del Genoa, come quando sul recupero palla e ripartenza immediata veloce è arrivata l’apertura di Deiola verso l’angolano. In questa situazione si possono notare la compattezza del Cagliari, con i reparti corti, e soprattutto l’attacco dello spazio non solo da parte di Luvumbo, ma anche di Nández, Mancosu e in un secondo momento di Makoumbou. Il tutto grazie anche al lavoro di Lapadula, bravo a dare il via all’azione uscendo dalla linea difensiva del Genoa.
In chiave opposta, proprio l’occasione capitata al centravanti italo-peruviano descrive perfettamente le difficoltà del Cagliari. Palla verticale immediata, Lapadula che prova in solitudine a sfondare, il regalo di Pajac a dargli l’opportunità di colpire pur se da posizione complicata. Il dettaglio però resta la poca presenza di giocatori in maglia bianca a supportare l’azione d’attacco, con di fatto il solo Luvumbo davvero pronto ad accompagnare il tentativo.
Non è quindi un caso che quando Nández prova la giocata solitaria a fine primo tempo il tutto sia possibile grazie ai movimenti senza palla dei compagni. E, soprattutto, grazie all’attacco dello spazio da parte di più uomini, partendo dalla sovrapposizione interna di Di Pardo che porta via un uomo dalla zona del Léon, passando per Luvumbo che resta largo ma attivo, arrivando a Lapadula, Deiola e Mancosu che sul lato opposto tagliano per occupare l’area genoana.
Una differenza di atteggiamento, intensità e voglia di attaccare l’avversario che ha sancito il numero di occasioni create dal Genoa rispetto al Cagliari. Quella sventata dal fuoco amico Aramu – difensore aggiunto sulla conclusione a botta sicura di Coda – è uno degli esempi che spiegano la diversa mentalità dei padroni di casa. Sono infatti sei i giocatori del Genoa ad attaccare l’area rossoblù, una costante in tutto l’arco dei novanta minuti che ha permesso alla squadra di Blessin di arrivare con più uomini nei sedici metri e di raccogliere le seconde palle con maggiore facilità.
Matteo Zizola