Bicchiere mezzo pieno per abnegazione, compattezza e unione d’intenti. Bicchiere mezzo vuoto per concentrazione fino all’ultimo, risultato e classifica. Questo il riassunto della sconfitta del Cagliari contro l‘Atalanta, frutto di un altro gol ai titoli di coda come quello subito da Boga nella precedente partita casalinga contro il Sassuolo.
Specchio – Dal punto di vista tattico Di Francesco ha scelto di accettare gli uno contro uno. Non solo, ma di andarli a cercare con la pressione appena possibile. Non un 3-4-2-1 dunque, ma più un 3-4-3 in fase di non possesso con Nainggolan a fare da vertice avanzato, una sorta di centravanti difensivo. Simeone e Joao Pedro marcatori esterni, Zappa e Lykogiannis pronti ad accorciare su Gosens e Sutalo, Marin e Nández ad alzarsi sui due mediani, Rugani a tutto campo su Ilicic senza paura.
Nella prima immagine che vi proponiamo è evidente la scelta dei duelli. Nainggolan forma un tridente con i due compagni più offensivi, Marin e Nández non si appiattiscono, anzi, accettano la sfida nella metà campo avversaria, Zappa e Lykogiannis sono attivi e non aspettano i due esterni avversari.
Zappa, come si vede dall’immagine sopra, arriva fino all’area avversaria se necessario. L’idea è quella di non lasciare che Gosens possa prendere velocità e creare i classici triangoli di Gasperini che sfruttano la corsa verticale e i palloni nello spazio. Un ragnatela difensiva, ma con spirito offensivo. Un atteggiamento che finché le gambe hanno retto ha dato i suoi frutti, tenendo l’Atalanta lontana dalla porta.
La nuova vita di Marin – La sconfitta contro i bergamaschi ha comunque avuto alcuni aspetti positivi. Ovviamente la prestazione di Godín in primis, nonché quella di Rugani e i quasi ritrovati Nainggolan e Nández. Conferme sono arrivate da Razvan Marin, sempre più centro di gravità di una squadra che quando ne asseconda le qualità crea situazioni pericolose. L’angolo in apertura, lo strappo che ha portato al cross di Lykogiannis con Simeone in leggero ritardo e infine l’occasione di Joao Pedro
Marin approfitta del lavoro di Simeone per inserirsi verticalmente attaccando lo spazio. Una mossa ormai consueta del romeno. Spesso e volentieri l’ex Ajax diventa una sorta di numero 10 in appoggio agli avanti, soprattutto quando Nainggolan arretra il suo raggio d’azione e Nández lo protegge in mediana. La capacità di leggere spazi e momenti cresce di partita in partita, quello che manca – a lui come ai compagni – è tramutare questo lavoro in efficacia davanti al portiere.
Gambe e testa – Il Cagliari ha retto per 70 minuti, poi negli ultimi venti ha iniziato a perdere in freschezza e da lì ad arretrare pericolosamente il baricentro. L’Atalanta ha così preso via via campo, le forze fresche messe dentro da Di Francesco non hanno dato il contributo sperato. Non è un caso che finita la benzina di Nainggolan e Marin sia finita anche la capacità di ripartire. Con le gambe che hanno smesso di girare e gli uomini di Gasperini che avanzavano ecco che anche la concentrazione ha vacillato. Mens sana in corpore sano, parafrasando il proverbio una volta che il corpo ha abbandonato la truppa – e il Duncan del caso non ha dato nuova linfa, anzi – anche la testa ha fatto altrettanto.
Minuto 78, prima avvisaglia. Gosens cambia gioco appena entrato nei sedici metri trovando sul lato opposto Maehle. Nel momento in cui il numero 8 tedesco apre verso la fascia sinistra della difesa rossoblù Walukiewicz è di fronte a lui. Quando però la palla torna sul lato destro della retroguardia Gosens ha tagliato per poter ricevere il contro cross, mentre il polacco ha smesso di seguirlo lasciandolo libero di calciare.
Godín salva, Cragno sarebbe stato battuto. Primo campanello d’allarme, al quale seguirà la traversa di Zapata su colpo di testa. A tal proposito, l’azione nasce da un pallone scodellato dall’arbitro per Muriel dopo precedente interruzione. Non una novità che il Cagliari si faccia trovare impreparato da situazioni di palla ferma che creano accelerazioni improvvise, d’altronde il gol di Boga è arrivato da azione di fallo laterale.
Tappeto rosso – Il gol che sancisce una sconfitta immeritata arriva ancora una volta per via di una concatenazione di eventi. L’effetto domino del Cagliari, un errore che porta a un altro errore che porta a quello finale e decisivo. Lykogiannis batte una rimessa laterale sul lato sinistro quasi all’altezza della metà campo. Rimessa battuta male, Atalanta che recupera palla, nessuno che fa un fallo o che abbozza un tentativo di bloccare l’inerzia della transizione avversaria. Lancio sul lato opposto verso Muriel, uno contro due del colombiano che ha due possibilità: provare il numero andando sul sinistro o attendere rinforzi.
Quello che probabilmente nemmeno Muriel si aspetta è di avere lo spazio per passare centralmente e puntare dritto verso Cragno. D’altronde Zappa e Walukiewicz sono lì, pronti a chiuderlo, magari anche con un sandwich falloso. Invece, incredibilmente, sia il terzino che il centrale polacco lasciano lo spazio utile per entrare in area dritto per dritto al colombiano.
In questo episodio emergono infine tutti i limiti in marcatura di Walukiewicz. La paura di lasciare il sinistro a Muriel non può essere più forte della necessità di coprire il centro e soprattutto di non dare le spalle all’avversario. Il colombiano fa una finta di corpo, manda fuori giri Walukiewicz che fa una rotazione di 180 gradi girandosi, un movimento da matita rossa che a certi livelli è inaccettabile. Zappa aggiunge il suo carico, un po’ come accaduto nel gol di Ronaldo a Torino con la compartecipazione di Pisacane. Stesso lato dell’area, stesso due contro uno, stesso errore in coppia. In quel caso, però, Pisacane almeno non diede le spalle a Ronaldo, mentre in questo Walukiewicz fa un errore abbastanza grave.
Detto che infine la moviola della gara ci dice che giustamente l’arbitro Piccinini ha ascoltato il VAR e annullato il rigore assegnato al Cagliari poco dopo, il pareggio sarebbe forse stato il risultato più giusto ai punti. Punti, o meglio, punto che però non è arrivato e ancora una volta, dopo Sassuolo e Lazio, i rossoblù ottengono meno di quanto avrebbero meritato. Resta una prestazione che dà fiducia almeno dal punto di vista difensivo, tatticamente il Cagliari è in miglioramento. Ora, però, contro il Torino servirà segnare e vedere i progressi in fase difensiva portare dividendi in quella offensiva. Con maggiore sicurezza dietro si può, forse, provare a osare un po’ di più davanti.
Matteo Zizola