Prendersi la scena a vent’anni in quello che non è un Paese per giovani. E così sembrava essere il destino di Christos Kourfalidis, pronto a sfruttare la discesa in cadetteria per diventare protagonista e rimasto fermo a guardare per gran parte del girone d’andata del Cagliari.
Ascesa
“Guarda quel centrocampista, è bravo, è greco”. Parafrasi di un famoso dialogo tra Mario Brega e Carlo Verdone nel film Borotalco, immagine ipotetica di chiunque abbia visto Kourfalidis muovere i primi passi nel campionato Primavera. Sensazioni ripetute anche all’esordio in Serie A contro la Fiorentina e, ancora di più, nel cameo una settimana dopo a Bergamo quando per poco non timbra con il primo gol tra i professionisti. La rampa di lancio a un passo, poi con una salvezza da conquistare e il baratro vicino spazio all’esperienza, ché per il greco classe 2002 arriverà il momento. La retrocessione drammatica diventa così un’occasione, nelle difficoltà si possono trovare opportunità e Kourfalidis è pronto a cogliere la propria. Tra infortuni e incomprensioni, però, l’ora ventenne di Salonicco si vede poco, pochissimo, per non dire nulla. Cinque minuti in Coppa Italia contro il Perugia, la titolarità contro il Bologna sempre in coppa e nulla più, pur se di fronte ai Felsinei non demerita, anzi. Liverani lo tiene in naftalina, nonostante ritmo e freschezza manchino e non poco nel suo centrocampo. Poi, vuoi per le assenze vuoi per scelta obbligata, ecco che Kourfa entra nell’undici titolare per non uscirne più. Trequartista con l’ormai ex allenatore rossoblù, di quantità più che di estro, Frosinone, Parma, Ternana, subentrato contro il Perugia e quindi di nuovo titolare a Palermo. L’addio di Liverani non cambia le cose, l’interregno Pisacane lo vede di nuovo protagonista contro il Cosenza, assist da calcio d’angolo per il vantaggio di Lapadula, fino all’arrivo di Claudio Ranieri che non ci pensa minimamente a rinunciare al giovane greco.
Fotogrammi
“Sembra il nipote di Barella“. Un endorsement mica da poco per un centrocampista che veste i colori rossoblù. Una definizione che è arrivata proprio per bocca di Ranieri dopo il pareggio di Cittadella, quando Kourfalidis ha certificato – se ancora ci fossero dubbi – il suo percorso da nuovo talento di casa Cagliari. Il greco ricorda e non poco il primo Barella, quello che già dava l’idea di essere un campioncino in erba, personalità e corsa intelligente nonostante la giovane età. Nel pareggio zero a zero del Tombolato quattro immagini danno l’idea della vicinanza calcistica tra i due. La prima quando Kourfalidis riceve palla da Azzi sulla sinistra, tunnel a un avversario, secondo dribbling e Mastrantonio costretto a spendere il giallo per fermarlo al limite dell’area. La seconda nei pressi della bandierina in fase difensiva, scivolata a sradicare il pallone a un avversario, nessun fallo e disimpegno tranquillo ed elegante palla a terra.
La terza a inizio ripresa, rapidità di pensiero e di corsa, anticipo su un pallone a metà e Salvi che in ritardo lo mette a terra con il classico pastone. Secondo giallo e rosso. La quarta e ultima sulla fascia sinistra, strappo verticale vicino alla linea laterale, uno, due, tre avversari che provano a fermarlo e Perticone costretto al fallo d’esperienza per abbatterlo, giallo e punizione conquistata in zona offensiva. Moto perpetuo, quantità e qualità, Kourfalidis è così diventato insostituibile nella mediana rossoblù, tanto da chiedersi come sia stato possibile rinunciarci per così tanto tempo nella prima fase del campionato. Anche se, come il primo Barella, per diventare centrocampista totale c’è da compiere un ultimo passo.
Zio nerazzurro
Sulla scia dei giocatori box to box, ma ancora con uno step da completare. E non di poco conto. Kourfalidis, come suo “zio” Barella – riprendendo Ranieri – domina la mediana fino agli ultimi trenta metri. Poi quella personalità di chi non guarda in faccia a nessuno viene improvvisamente a mancare. Il tiro da fuori a costo di spedire la palla in tribuna, l’ultimo passaggio che mette in porta i compagni, la freddezza della scelta nel momento topico, il gol. Come il primo Barella così anche il greco pecca nella trequarti offensiva. E sarà questo l’aspetto su cui dovrà lavorare, con la supervisione di un maestro della panchina come Ranieri. Una sfida mentale più che tecnica, perché Kourfalidis ha dimostrato nel suo passato in Primavera di possedere le caratteristiche per essere efficace anche negli ultimi trenta metri. Gol, assist, freddezza, aspetti che con i pari età lo mettevano nella schiera dei fuori categoria, dei predestinati in attesa soltanto del loro momento. Un generale di vent’anni, occhi turchini e giacca rossoblù, pronto a prendersi sulla spalle il Cagliari di oggi e del futuro.
Matteo Zizola