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Il Cagliari in festa per la promozione in Serie A | Foto Valerio Spano/Cagliari Calcio

Il Pagellone della stagione | Cagliari: Ranieri regna, Lapadula implacabile

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Un prima e un dopo come in un film lungo una stagione nel quale il primo tempo lascia perplessi prima e il secondo diventa apoteosi da Oscar. Il Cagliari formato Serie B 2022-23 non può prescindere nelle valutazioni dal finale al cardiopalma, dal traguardo raggiunto a Bari con il gol di Pavoletti a due minuti dalla fine del recupero, da quanto avvenuto da gennaio in avanti con il ritorno di Claudio Ranieri in panchina. Difficile se non impossibile dare giudizi sui singoli senza considerare la serata del San Nicola, non cancellando la prima parte del campionato ma dando peso maggiore al ritorno e ai playoff. Da Radunovic a Lapadula, passando per Dossena, Makoumbou, Nández, Mancosu e tutti gli altri protagonisti del classico pagellone di fine campionato.

Radunovic 7,5: la scelta di promuoverlo a titolare aveva lasciato più di un dubbio, l’inizio di stagione dato conferme agli scettici. Poi con la continuità mai avuta in carriera è arrivata la solidità di un portiere capace di dimenticare gli errori, personalità dominante e prestazioni sempre più convincenti. L’apice nell’andata della finale contro il Bari, a coronamento di un torneo da protagonista assoluto.

Aresti SV: nessun minuto a tabellino, ma una presenza dentro lo spogliatoio ingombrante in senso positivo. Non gioca mai, ma è uno dei simboli del Ranieri pensiero, quello dell’importanza di chi resta a guardare ma sa essere comunque determinante.

Altare 6: esce dall’incubo di una gestione contraria alle sue caratteristiche quando il passaggio alla difesa a tre lo esalta nuovamente. Dà il suo contributo anche quando chiamato in causa per pochi minuti, sempre il primo a spingere il gruppo e mai una parola fuori posto. Avrebbe dovuto essere uno dei leader designati, riesce a mantenere le promesse solo in parte con qualche amnesia e la solita grinta.

Obert 7,5: l’assaggio di Serie A un battesimo nel calcio dei grandi che aveva lasciato ben sperare per la cadetteria. Parte come soluzione a sinistra, si sposta in mezzo alla difesa con il passare del tempo e dimostra una personalità da veterano insospettabile con i suoi quasi 21 anni. Più il gioco si fa duro più tira fuori sostanza e prestazioni di altissimo livello, nei playoff la sua sublimazione tra Parma e Bari.

Capradossi 5,5: cerca di farsi spazio tra la concorrenza e ci riesce in parte al centro della stagione. Un fisico notoriamente fragile non lo aiuta, le aspettative non erano delle più elevate ma comunque non le rispetta appieno. Esce di scena nel finale, provando comunque a dare il suo dal punto di vista emotivo.

Goldaniga 6: è l’elemento esperienza della retroguardia, la sua presenza si sente con la sua assenza quando l’infortunio contro il Brescia fa crollare la difesa formato Liverani. Si fa trovare pronto quando chiamato in causa nella gestione Ranieri, riuscendo a essere utile nonostante ci si aspettasse qualcosa in più. Riscatta comunque la retrocessione vissuta da protagonista, nulla di trascendentale ma comunque risulta prezioso.

Dossena 8: aspetta in silenzio il proprio momento, elegante nei modi quanto in campo. All’improvviso con il cambio di guida tecnica trova il suo spazio e non lo molla più, mistero risolto che alimenta ulteriormente i dubbi sulla prima parte di campionato. Leader incontrastato della difesa, perno dal quale ripartire nella massima serie senza se e senza ma. Gli manca solo il gol, ma nonostante ciò la sua è una stagione da incorniciare.

Barreca 5: l’uomo delle promozioni, ripete il ritorno in A in un solo anno dopo quello del 2015-16. A parte la cabala, però, il terzino giovane e promettente di allora è un lontano ricordo. Problemi fisici ne determinano la poca continuità di utilizzo e di rendimento, il primo tempo contro l’Ascoli il riassunto della sua stagione. Talismano sì, ma senza incidere oltre la scaramanzia.

Azzi 7: è il simbolo del nuovo corso fatto di giocatori più funzionali che di nome. Arriva in sordina da Modena, acquisto improvviso e inatteso del mercato un tempo chiamato di riparazione. Ed effettivamente ripara la fascia sinistra, corsa dritto per dritto e cross a rientrare sul destro. Parte a razzo con il gol dell’esordio, vive momenti difficili di apprendistato, migliora difensivamente e risulta elemento importante nella rincorsa.

Zappa 7: terzino confuso e infelice che come il brutto anatroccolo si trasforma in principe. Alcune pecche sono restate tali, ma la crescita in personalità e concentrazione non si può negare tanto è stata evidente. L’apoteosi a due minuti dalla fine della stagione quando si traveste da ala vecchio stile, tunnel prima e cross perfetto poi per regalare un cioccolatino marchiato A per Pavoletti. Un riscatto inatteso di un giocatore reso nuovo dalla cura Sir Claudio.

Di Pardo 6,5: arrivato per primo nel mercato estivo della piccola rivoluzione, quasi nessuno crede possa dare qualcosa in più alla causa. È però una delle sorprese positive nel negativo della prima parte di campionato, prima che un infortunio lo metta fuori causa per gran parte del periodo Ranieri. Nel momento del bisogno è la carta che spariglia il tavolo Bari, in generale stagione oltre la sufficienza considerando le basse aspettative. E oltre ai playoff vince anche il riscatto obbligatorio, non male.

Nández 7,5: uno degli esempi del prima e del dopo, della confusione imperante del 2022 contro la rinascita del 2023. Uomo da grandi partite, viene fuori alla distanza risultando determinante nella corsa playoff. La grinta non è mai mancata, la corsa neppure, ma è con Ranieri che la battaglia nel suo DNA diventa funzionale al collettivo. Manca nella giornata più importante, ma se ci si è arrivati è anche grazie al suo apporto.

Rog 5: Marko se n’è andato e non ritorna più cantava Laura Pausini. La solitudine del croato, il doppio infortunio a segnarne il destino, gli strappi un lontano ricordo e la condizione che non arriva mai nonostante l’impegno non manchi. Dispiace segnalare la differenza tra ciò che è stato e ciò che si è visto in Serie B, fuori categoria in pectore che troppo a lungo è rimasto fuori e basta. Il tentativo di tirarlo a lucido per i playoff non riuscito – primo tempo dell’andata contro il Parma a dimostrarlo – e tanti alibi come giustificazione. Il calcio però non perdona e dalla sfortuna – doppia, si pensi al rosso di Modena – non è riuscito a uscire indenne. La delusione è tanta, il futuro nuovamente da scrivere.

Makoumbou 8: arriva da sconosciuto, si presenta alla grande anche grazie alla condizione fisica superiore di chi è partito prima degli altri. Poi la flessione, non si capisce e non capisce quale sia il suo vero ruolo, play adattato per esigenza che prova a imparare. Ranieri lo depura degli inutili fronzoli, l’eleganza diventa funzionale, il centrocampo il suo territorio sempre e ovunque. Verticalizza poco, tira anche meno, ma quando apre i tentacoli è uno spettacolo per gli occhi. È però la freddezza quando attaccato a renderlo unico, nella calca esce dal traffico come un motorino in Via Roma all’ora di punta. Piacevole scoperta, i playoff diventano il terreno per elevarsi a giocatore determinante e lui sì fuori categoria.

Deiola 7,5: in teoria è vice, in pratica è il capitano spesso e volentieri. Onora la fascia come nelle sue corde, con la qualità che fa difetto ma l’abnegazione e l’intelligenza tattica a compensare. Gol pesanti, duttilità, gli ultimi dieci minuti del San Nicola a riassumere il tutto. Anche da difensore centrale si dimostra uomo squadra, il collettivo davanti a tutto senza se e senza ma. Se ogni allenatore, alla fine, si affida al mediano di San Gavino un motivo ci sarà e se lo fa anche Sir Claudio ogni dubbio è fugato. Cuore e anima rossoblù.

Kourfalidis 6,5: per tanti mesi ci si chiede perché non gli venga data mezza possibilità, appena arriva il suo turno grazie alle assenze dimostra che forse qualcosa in più avrebbe dovuto ottenerla fin da subito. Uno dei giovani rampanti rossoblù, regala gamba e freschezza in alcune gare determinanti e mette la sua firma anche nei playoff soprattutto in quel di Parma. Il futuro è dalla sua.

Viola 6: l’etichetta di prescelto di Liverani lo accompagna finché l’ex Lecce resta in sella. Dà tecnica ed esperienza, ma senza eccellere poi tanto. Arriva Ranieri e sparisce, infortunio sì ma anche un ritmo che non si sposa con le richieste del nuovo allenatore. In silenzio resta dietro le quinte, il tecnico rossoblù ne tesse le lodi di uomo squadra anche senza minutaggio. È solo un’illusione, perché in fondo quando serve ecco che spunta di nuovo e risulta fondamentale nel rush finale. Tanto con poco, senza fronzoli ma con innata personalità. Sufficiente con lode, se fosse possibile.

Lella 6,5: ci sono i giocatori da prima fila, ma che non sarebbero tali se non ci fosse chi corre per loro e dà manforte senza strafare. Il barese ne è l’esempio perfetto, da ultimo della fila a centrocampo alla titolarità quasi indiscussa con il cambio in panchina. È l’arma dell’assimmetria equilibrata, nel suo San Nicola l’estasi da titolare a sorpresa, come d’altronde sorpresa positiva è stata la sua stagione nel complesso. Certo, non è uomo copertina, ma per un bel romanzo servono anche le pagine come quella che ha scritto nel suo percorso dal basso fino alla Serie A conquistata con merito.

Mancosu 7: l’uomo del chissà. Chissà cosa sarebbe stato del periodo Liverani se fosse stato sempre in forma, chissà dove sarebbe arrivata la rincorsa di Ranieri se non avesse saltato alcune partite decisive, chissà se ci sarebbe stata la retrocessione se fosse tornato a casa un anno prima. La sostanza è che quando gioca, al 100% o meno, dimostra di essere il calcio. Tecnica, appartenenza, intelligenza calcistica, il manuale del trequartista tuttofare che illumina anche solo con uno stop. Ripartire anche se non soprattutto da lui è doveroso, pur se part-time, pur se a singhiozzo, perché nemo propheta in patria ha sempre un’eccezione a confermare la regola.

Delpupo SV: un cameo per trovare l’esordio con i grandi, troppo poco per stabilire se si farà o meno. Prossima fermata Olbia, probabilmente, passaggio doveroso nel percorso di formazione obbligato.

Millico 5: l’aurea da eterna promessa mai mantenuta si conferma anche in Sardegna. Pochi, pochissimi lampi e tanto, troppo fumo. Anche Ranieri prova a reinserirlo senza successo, dalla sua un atteggiamento comunque sempre positivo e la fama di bad boy messa da parte. Difficile se non impossibile che resti in rossoblù, poche le risposte fornite per meritarsi il rinnovo contrattuale.

Luvumbo 7,5: la sua vittoria è che ci si è dimenticati di un dettaglio non da poco, quello di un ragazzo classe 2002 che in fondo era alla prima stagione nel calcio vero. Il merito è tutto suo, tanta applicazione e lavoro per smussare difetti ed esaltare pregi. Vero è che a volte ha fatto dannare con il suo egoismo e la sua tendenza a lasciarsi facilmente andare, ma quante ammonizioni provocate e quante emozioni nei suoi dribbling e in giocate che hanno tolto quella patina di scolastico dal gioco. E infine ci sono quei venti minuti contro il Parma, gol, rigore provocato e di nuovo gol per una rimonta decisiva nel percorso verso la Serie A.

Falco 5: un altro con l’etichetta da fuori categoria, un altro che ha deluso le attese vittima di infortuni che mai gli hanno regalato continuità e sorrisi. Il numero zero alla voce gol segnati spiega praticamente tutto, dalla sua una presenza positiva nello spogliatoio anche quando finito fuori causa nel finale di stagione. Incompiuto, il gol di Pavoletti gli regala il riscatto obbligatorio e, chissà, la possibilità di riscattarsi anche sul campo partendo con Ranieri fin dall’estate. Resta un rendimento insufficiente, alibi inclusi.

Lapadula 9: non solo un numero, ma un dato di fatto. Capocannoniere in campionato con 21 gol, capocannoniere nei playoff sia quest’anno (4 reti) che nell’intera storia (9), il 44% dei gol del Cagliari portano il suo nome: bastano e avanzano questi numeri per giustificare la sua importanza. Centravanti puro, la definizione del fare reparto da solo ha come sinonimo Lapagol. Voleva ritrovare la Serie A sul campo, è riuscito nell’intento mettendosi sulle spalle compagni e un’intera Isola. Un tempo avversario quasi odiato, oggi compagno di viaggio di una promozione che ha la sua firma indelebile a certificarla. Arrivato su indicazione di Liverani, si esalta con Ranieri diventandone braccio destro e sentenza di morte sportiva di ogni avversario. Insomma, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.

Pavoletti 7,5: pesa inevitabilmente il gol da attaccante vero che ha portato la nave in porto appena in tempo. Impossibile non considerare l’importanza della zampata all’ultimo giro di giostra al San Nicola, impossibile limitarsi a una stagione prima da attore spesso non protagonista, poi da wannabe spalla di Lapadula, infine da polveri bagnate durante (quasi) tutti i playoff. Si dice che i cavalli di razza si vedono all’arrivo e lui ha deciso di presentarsi sul traguardo in grande stile. Livornese doc, porta a compimento il corto muso allegriano dai colori rossoblù: “Musetto davanti, fotografia, “corto muso”, semplice. Chi perde di “corto muso” arriva secondo, chi vince di “corto muso”, primo”.

Prelec 6: caricato di responsabilità inattese, d’altronde era arrivato per crescere con calma e si è ritrovato a essere non più il vice Pavoletti, ma titolare spesso e volentieri. Il ragazzo ha dimostrato capacità posizionali non comuni, ma anche difficoltà oggettive in zona gol e nelle scelte di giocata. La sensazione è che con la calma che sarebbe stata già necessaria sia farà, intanto con la sua presenza è stato determinante in alcune gare per liberare Lapadula da compiti di lavoro sporco. E se Ranieri lo ha scelto sia sul mercato che come soluzione in corsa prima di compagni più navigati c’è sicuramente da fidarsi.

Ranieri 10: dalla piccola alla grande rivoluzione, Sir Claudio è diventato l’immagine del Cagliari e di Cagliari. Sindaco in pectore, uomo dallo spessore morale che non incute timore ma consapevolezza, della sua aurea ne beneficia tutto il gruppo che si trasforma in tempo record. Aveva chiesto supporto incondizionato, ha dovuto alzare la voce per rimettere in riga l’ambiente, ha chiuso con la sua nota classe educando il pubblico presente al San Nicola al rispetto che si deve all’avversario. Ma oltre all’aspetto psicologico e della storia che si porta con sé c’è ben di più. Troppo limitativo considerare solo questi aspetti, decisivi anche se non soprattutto i dettagli tattici, decisive le scelte, decisiva la lettura della stragrande maggioranza delle partite. È lui il vero e unico fuori categoria, è lui l’artefice del miracolo sportivo di una promozione che sembrava impossibile. Ora non resta che accettarne la grandezza e mettergli in mano le chiavi del futuro. L’operazione resurrezione è completata, da adesso parte quella del consolidamento e della crescita. Con un certezza: con Sir Claudio si comincia bene e si è a metà dell’opera.

Bonus track

Carboni 5,5: il più giovane della comitiva dei primi sei mesi, chiamato a risolvere l’enigma mancino ci prova con tenacia. Inesperienza e la sensazione di essere di passaggio si tramutano nella chiusura del prestito già a gennaio.

Pereiro 4,5: ennesima occasione persa per un talento tanto indolente quanto inespresso. Va bene l’alibi dei problemi personali, va bene la poca continuità, ma praticamente con l’arrivo di Ranieri e la chiamata alle armi decide di uscire dalla porta di servizio e tornare a casa all’improvviso. Non un atteggiamento da battaglia, tutt’altro. Resta il gioiello di Como alla prima giornata, unico lampo di sei mesi anemici e deludenti.

Liverani 4,5: è l’occasione di una vita, il riscatto dopo le delusioni da vivere con una squadra costruita per vincere o almeno provarci. Gli vengono anche forniti uomini di fiducia, ma l’epilogo è un esonero arrivato anche con colpevole ritardo. La risposta alla sua conduzione inefficiente arriva con chi lo rimpiazza, mercato povero e stessa rosa di fatto eppure risultati opposti. Perfino i suoi scudieri migliorano sensibilmente senza di lui, altro dettaglio non da poco.

Matteo Zizola

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