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Gardini-Lanusei, tra calma e ambizione

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Pacatezza, voglia di chiacchierare di calcio e idee molto chiare. Aldo Gardini, allenatore del Lanusei, è uno degli uomini copertina della Serie D e del calcio sardo. La realtà ogliastrina sta stupendo tutti, lassù in testa al girone G, ma il tecnico romano tira il proverbiale freno a mano. Anche se non è semplice tenere a bada le bollicine di un ambiente giustamente esaltato.

“Lavoriamo tranquilli”, spiega al termine dell’ennesima giornata di lavoro, preparando il match contro la Lupa Roma penultima. “I ragazzi sanno perfettamente qual è il nostro obiettivo, bisogna giocare spensierati e sapendo che possiamo sbagliare una o due partite, perché il problema adesso è di chi sfida il Lanusei. Una volta raggiunta la salvezza potremmo pensare a fare qualcosa di più”. 

Qualche giorno fa si scherzava, ma non troppo, col presidente Daniele Arras (guarda qui – VIDEO), sul sogno Serie C. “Il presidente può esternare il suo pensiero, ci mancherebbe – frena Gardini – Io non sono stato chiamato per vincere il campionato e dobbiamo sempre rimanere sul pezzo, pensando prima di tutto a mantenere la categoria”. 

Di sicuro c’è che in estate, costruendo la squadra con il resto della dirigenza, nessuno avrebbe pensato di trovare un possibile titolo di campione d’inverno sotto l’Albero. “Penso che chiunque dicesse il contrario sarebbe un bugiardo – continua il mister biancorossoverde – Abbiamo preso calciatori che conoscevamo, per ottenere una salvezza tranquilla. Squadre come Cassino, Atletico, Albalonga, Latina, Monterosi, Trastevere e Avellino avevano molte credenziali in più”. In tanti, però, individuano nel binomio Gardini-Abbate (Luigi, direttore sportivo ndr) come la vera arma di svolta: “Non ci conoscevamo, c’è un rapporto di continuo confronto e condivisione, le cose stanno andando bene e siamo tutti felici”. 

Poi, in campo, ci sono i singoli che mettono in pratica al meglio il credo gardiniano. A cominciare da Pietro Ladu, beniamino se ce n’è uno: “Davanti alla difesa avevamo preso lo spagnolo Jorge Mazon – ricorda il nocchiero – Poi sfortunatamente questi si è fatto seriamente male al ginocchio ed eravamo sguarniti; ho parlato con Pietro e mi ha dato grande disponibilità, così non siamo tornati sul mercato e stiamo vincendo questa scommessa”. Nel mezzo c’è poi il talento di Andrea Demontis, centrocampista offensivo con corsa e gol nei piedi, ma che in carriera come in questa stagione ci ha messo un po’ a carburare: “Come tutti quelli che hanno talento aveva il vizio di portare troppo la palla, io sono uno schietto e che parla tanto coi ragazzi, così a lui ho spiegato che se non avesse cambiato registro si sarebbe seduto accanto a me anziché giocare. Dai cinque tocchi che faceva nei primi periodi è sceso a tre e poi a due e al gioco di prima. I risultati si vedono, per lui e per la squadra, e anche il pubblico apprezza di più chi sa giocare facendo viaggiare la sfera. Non siamo, con tutto il rispetto, nelle categorie inferiori, dove si possono risolvere le partite da solo”.

Gabriele Bernardotto esulta dopo il gol decisivo contro il Budoni (foto: Giorgio Melis)

L’estasi lanuseina ha rinvigorito anche Herman Kovadio. Lui, tornato dal Parma, non può permettersi di cedere ai pensieri extra-campo se vorrà diventare un calciatore vero. “Lo vedevo più come esterno alto, ma è potente e ha grandi mezzi atletici, può crescere acquisendo sempre più conoscenze e duttilità. Non deve ascoltare le voci, altrimenti è finito, occorre che rimanga con la testa ben salda su ciò che sta vivendo ora”, avvisa Gardini. Il quale non può esimersi dal parlare del suo bucaniere principe, Gabriele Bernardotto. “Può giocare sicuramente a livello superiore, non dimentichiamo che è un ’97 che fino alla scorsa stagione era un fuori quota. Giocò contro di me con la maglia dell’Anzio, lo volli a Trastevere prendendolo con sei mesi di ritardo rispetto ai miei desideri; fa reparto da solo, se sta bene è imprendibile, ha un grande futuro davanti”. 

Ce n’è, dunque, abbastanza per dichiarare chiuso il calciomercato, perché “a me – dice Gardini – piace partire e arrivare con un gruppo definito, chi è andato via in questa finestra lo ha fatto per sua scelta e vari motivi. Io credo di parlare chiaro e mantengo le promesse, guardate Luca Quatrana che ha aspettato il suo momento e adesso sta giocando con continuità”. Messaggio, insomma, chiaro per tutti.

Sabato Lanusei-Lupa Roma, domenica al “Vanni Sanna” di Sassari c’è invece Latte Dolce-Trastevere. Fuga nei piani ogliastrini? “Non ci penso, sabato sarà dura e dobbiamo fare una grande gara. Non è semplice rimanere concentrati, è la diciannovesima partita e ci sono le feste dietro l’angolo, dobbiamo ottenere una vittoria e poi penseremo agli altri”. 

La Sardegna nella vita di Gardini. “E’ il mio nono anno qui, in Ogliastra non ero mai stato ma mi trovo davvero bene. I lanuseini sono attaccatissimi alla squadra, non è semplice vedere 6-700 persone alle partite di Serie D. Non riesco mai a pagare un caffè, tanti ti fermano per chiederti della squadra, viviamo un momento magico e ce lo godiamo. E’ giusto che la gente sogni, noi lavoriamo”. 

La chiusura è per la sfera professional-personale (“Non ho modelli definiti, da tutti i tecnici ho cercato di prendere qualcosa di positivo”) e per un parere sul calcio sardo. “Rispetto alla Penisola c’è meno scelta, specie per i giovani fuori quota – conclude – A Trastevere avevo solo ragazzi romani, e alla fine quello bravo lo peschi. Qui si paga dazio a livello numerico, non per metodologia o conoscenze, e quindi ottenere risultati è più difficile ma anche soddisfacente”. 

Fabio Frongia

TAG:  Serie D