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Alessandro Deiola durante Cagliari-Parma | Foto Luigi Canu

Fame e senso di appartenenza, il Cagliari non può fare a meno di Deiola

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Un ultimo sguardo con i compagni, poi giù l’elmetto non appena il fischio d’inizio del secondo tempo di Cagliari-Parma si è udito nell’arena dell’Unipol Domus. Se Zito Luvumbo ha cambiato la gara trasformandosi in una spina dolorosa per il fianco dei Ducali, Alessandro Deiola è stato guastatore ed equilibratore allo stesso tempo, l’uomo giusto nella mediana rossoblù per disinnescare le sortite offensive del Parma e soprattutto il talento del Mudo Vazquez.

Voglia

Ranieri all’inizio aveva scelto di affidarsi all’esperienza e alla voglia di riscatto di Rog. A farne le spese era stato proprio il sangavinese, titolare nella gara contro il Venezia e nelle cinque giornate che hanno preceduto la post-season. Una decisione che però non ha pagato, malgrado i tentativi del croato di dare il meglio di sé. Troppa la libertà lasciata sulla trequarti alla squadra di Pecchia, troppo poca la sana cattiveria agonistica che in una gara dei playoff può diventare vitale. Così, all’intervallo, Ranieri ha deciso di cambiare affidandosi nuovamente al centrocampista isolano. Affidandogli il compito di provare a mettere in difficoltà un Vazquez che nel primo tempo era riuscito a fare il bello e cattivo tempo pur non lasciando il segno sul tabellino. Un tema non semplice da svolgere, in cui però grinta e senso di appartenenza hanno fatto la differenza colmando il divario tecnico con l’avversario. Con Deiola che usando in alcuni casi anche le cattive sul giocatore, soprattutto a inizio frazione, ha mandato un messaggio chiaro anche ai suoi compagni di squadra oltre che all’ex Palermo. Generando così energia per un’anima da mettere sul campo, raccolta anche da chi nel primo tempo era apparso in difficoltà e che invece nella ripresa si è trasformato fino a diventare protagonista nella gara. Un lavoro poco visibile a caldo, in una serata in cui la scena è stata giustamente presa da chi l’ha marchiata con il proprio estro. Ma a sangue freddo è più semplice capire che senza il tassello del numero 14 difficilmente la vittoria sarebbe arrivata.

Più di un’alternativa

Mezzala, mediano, difensore centrale all’occorrenza. Dal momento in cui le gambe sono tornate a rispondere con una certa frequenza, Alessandro Deiola ha conquistato anche la fiducia di Claudio Ranieri. Che lo ha aspettato per le sue doti nell’inserimento in zona gol prima, per poi scoprirlo come giocatore in grado di dare sicurezza in fase di non possesso davanti alla difesa o tra i centrali della linea difensiva come accaduto a Perugia. Il percorso di certo non è stato semplice. Il classe ‘95 nella prima parte di annata aveva convinto anche Liverani, poi l’infortunio e la conseguente operazione alla caviglia rimediata a dicembre scorso hanno dato vita a un calvario durato più di tre mesi tra recupero e prime sgambate. Le parole di Ranieri già prima del suo ritorno in campo sulla necessità del suo recupero per vedere altri interpreti in zona gol, hanno forse accelerato i tempi e dato una prospettiva diversa al prodotto del vivaio isolano. Che a poco a poco è diventato fondamentale per il bilanciamento della squadra, in una miscela di orgoglio e voglia che è finita per fare spesso la differenza. “So che a volte viene denigrato, ma ce ne fossero di giocatori attaccati alla maglia come lui” affermava il tecnico dei rossoblù prima della sfida contro il Cosenza, l’ultima del campionato regolare. Parole che hanno sottolineato nuovamente la stima nei confronti del proprio vice-capitano, che dopo la gara d’andata della semifinale playoff con il Parma però si potrebbe essere trasformata anche in imprescindibilità. Perché al momento il Cagliari sembra aver bisogno di un giocatore in mezzo al campo in grado di accompagnare l’azione offensiva, ma anche di non togliere il piede quando serve. Pronto, ancora una volta, ad abbassare l’elmetto senza alcun timore pur di tornare in Serie A.

Matteo Cardia

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