Una settimana da Sir. Dal Frosinone al Genoa, con in mezzo la trasferta di Coppa Italia contro l’Udinese. Tre vittorie su tre partite giocate. In questo modo Claudio Ranieri ha rialzato dalle sabbie mobili il suo Cagliari, anche se la reazione rossoblù si era vista già a Salerno due weekend fa, e lo ha fatto a suo modo: con grinta, fame e tanta umiltà. Questo è il vero Cagliari, una squadra che sa rispecchiare i valori del proprio territorio con la capacità di sapersi sempre risollevare anche dai momenti più difficili. Una caratteristica che dalle parti di Asseminello, prima dell’arrivo del tecnico romano in panchina, non si vedeva da diverso tempo.
A sua Immagine
“Fino a pochi giorni fa non segnavamo manco con le mani“. La battuta a fine gara di Ranieri riassume bene, al di là dello spirito guascone e romanesco del tecnico rossoblù in sala stampa dove l’allenatore testaccino è sempre abile a stemperare tensioni e ad evitare voli pindarici, lo spirito di una squadra che da sola ha saputo togliersi da un impatto da incubo con la massima serie. Quanti altri tecnici in un momento del genere non avrebbero perso la bussola e le redini del proprio spogliatoio? Rispondiamo noi, a Cagliari tutti tranne uno: Sir Claudio. Ma capire il perché è semplice, dal giorno 0, ossia a partire dal ritiro in Valle D’Aosta guardando al calendario e alla rosa ha disposizione l’allenatore rossoblù aveva tracciato una linea: “Avremo un inizio difficilissimo, il nostro campionato inizierà davvero quando arriveranno gli scontri diretti“. In quel momento sembrava un’eresia, lo confessiamo, lo abbiamo pensato anche noi giornalisti. Partire pensando di poter concedere per manifesta inferiorità 5-6 partite sembrava eccessivo per una corsa salvezza. E invece Ranieri ancora una volta aveva visto più lontano di tutti. Il suo Cagliari semplicemente non era pronto per l’impatto con la Serie A contro le primissime del torneo. E la partenza in apnea, anche a causa dei tantissimi infortuni, è stata una sorta di percorso a ostacoli necessario per portare a questo punto il gruppo rossoblù. Un percorso fatto di errori, di cambio modulo sfrenato, di scelte alternative che però alla fine ha creato un’ossatura. E avere proprio la Juventus nel prossimo turno è il test utile per capire se dopo questa serie di step di crescita ora il Cagliari di Ranieri è pronto per giocarsi il tutto per tutto anche contro una big del campionato. Condizione che resta comunque necessaria per assicurarsi la salvezza.
Scelte
Torino, Udinese, Salernitana, Frosinone e Genoa. Contro le squadre in teoria vicine alla propria fascia in classifica il Cagliari non ha mai perso. Il Bologna con una partenza da formato coppe europee è giusto venga lasciata fuori da questa lista. In tutte le gare in cui i sardi hanno portato a casa dei punti si è vista in maniera netta e tangibile la mano di Ranieri. Non a caso, guardando a Serie A e Coppa Italia, 8 degli ultimi 9 gol dei rossoblù sono arrivati con delle sostituzioni scelte dal tecnico romano. Viola contro la Salernitana, Oristanio e la doppietta di Pavoletti nella folle rimonta contro il Frosinone, Viola e Lapadula contro l’Udinese in Coppa, e infine Viola e Zappa contro il Genoa. Un trattato ranieristico sulla lettura dei momenti e delle partite. E al tempo stesso anche un metodo quasi da psicologo per tenere tutti sull’attenti e ricevere il massimo anche da chi gioca meno ed entra a gara in corso. L’ingresso a tutta di Petagna, che ha aiutato in protezione e con l’assist a Zappa, lo conferma. Ranieri ha capito che la rosa lunga va gestita in un determinato modo e ha trovato l’alchimia giusta per far rendere tutti al meglio con la consapevolezza che ognuno ha un ruolo all’interno del suo copione. Ora la sfida più dura: dare continuità a queste prestazioni e ai risultati. La classifica fa ancora paura, ma dopo una serie di rimonte e di prove di forza il Cagliari se si guarda indietro, per la prima volta dall’inizio della stagione, non trova dubbi ma nuove certezze.
Roberto Pinna














