“Siamo arrabbiati. Abbiamo poca fiducia”. Poche parole ma chiare quelle utilizzate dal coach della Dinamo Sassari Piero Bucchi dopo la sconfitta rimediata sul parquet della Pallacanestro Trieste per 75-69. Una sconfitta che arriva prima di una settimana di pausa che sarà utile ai sassaresi per riprendere fiato ma soprattutto capire cosa non vada.
Altalena
Il copione non è poi cambiato rispetto a quanto visto nell’ultima settimana tra Italia ed Europa. Ma i miglioramenti visti contro Virtus Bologna e Dijon avevano fatto immaginare un altro impatto su un parquet di una squadra sulla carta più che abbordabile come quella triestina. Ma se la sirena finale per sua naturalezza può regalare sempre sorprese, anche gli umori possono contare più di un rimbalzo o di una tripla messa al momento giusto. Trieste ha sfruttato la vittoria contro Napoli e la spinta di un pubblico affezionato, contro una Sassari quasi intimorita dalla sua stessa momentanea versione di squadra ondivaga. Una montagna russa continua, di cui i friulani hanno approfittato con una prova soprattutto dei lunghi positiva. Pacher, Bartley e Spencer sono stati infatti determinanti, con i primi due capaci anche di allargare il campo e con il terzo che sotto le plance ha fatto la voce grossa contro la coppia Onuaku-Diop che di energia ne hanno mostrato ben poca. Eppure la Dinamo anche stavolta ha avuto la possibilità di prendere il controllo del gioco nel punteggio, di far svoltare la partita, in un terzo periodo cominciato con un Robinson bravo a caricarsi la squadra sulle spalle fino al -1 (45-44). Anche nella prima domenica di novembre però qualcosa non ha funzionato nuovamente nel momento ideale e la partita è scivolata via.
Impressioni
Sassari nel quarto periodo si è riavvicinata fino al -6 dopo essere andata nuovamente sotto di undici alla fine del terzo quarto. Ma l’impressione più preoccupante è stata quella di essere dentro una partita che non si sarebbe potuta ribaltare. Manca la fiducia e le percentuali dall’arco, come sottolineato dallo stesso Bucchi, esaltano il concetto così come i pochi assist rispetto alla media (appena 10 al termine). Ma soprattutto manca una rabbia che a volte è necessaria per dare un segnale e un qualcosa in più in difesa per arginare gli avversari. Non il nervosismo intravisto ieri in alcune situazioni, ma quel sentimento che ha il potere di trasformarsi in qualcosa di positivo se incanalato verso le gambe e la testa di un giocatore che può fare uno scivolamento in più o aiutare un compagno.
Possibilità
La pausa nazionali, che priverà Bucchi del solo Bendzius, può essere l’occasione per capire di più sul campo e fuori cosa non stia funzionando. Senz’altro Sassari subisce troppo la reattività avversaria, come se dalla sua parte però mancasse qualcosa di troppo alla voce energia. Energia che ha un peso nella difesa sul pick&roll sia dei piccoli che dei lunghi, ma soprattutto sul lato offensivo. Sassari va meno in transizione perché ha poco entusiasmo in difesa, e non tira bene perché non riesce ad aprire spazi sul perimetro con continuità. Ma anche a causa di una palla che fatica troppo ad andare dentro e fuori con armoniosità, con le soluzioni che diventano improvvisamente poche nel momento in cui servirebbe estendere il numero delle armi da sfruttare in attacco. Punti di domanda che si mischiano poi a un roster che con gli infortuni è sembrato ancora più corto e che ha portato giocatori come Bendzius apparentemente all’estremo. La conferma di Raspino, giocatore che sa sacrificarsi ma evidentemente non al momento ritenuto all’altezza visti i pochissimi minuti sul parquet, ha lasciato lo spazio per l’aggiunta di Nikolic al momento dell’infortunio di Dowe. Alla squadra però sembra mancare qualcosa dalla panchina in fatto di punti nelle mani oltre che di ossigeno. E se dopo la pausa i risultati saranno gli stessi allora forse potrebbe essere conveniente guardarsi attorno in attesa specialmente del rientro di Treier.
Matteo Cardia














