Tra gioia e sgomento nel basket passa uno spiraglio fatto di secondi e di un ferro che può accettare o rifiutare la tua preghiera. La Dinamo Sassari ha imparato a sfidare il giudizio della sirena finale nel corso della sua storia. Lo ha dimostrato anche nella due giorni di Brescia che l’hanno vista sognare e sfiorare la Supercoppa per la terza volta nella sua storia. Una prossimità alla meta che oltre a regalare diverse sensazioni positive lascia anche un leggero amaro in bocca.
Sliding doors
L’appoggio a tabellone di Dowe che balla tra i due lati del ferro è l’ultima immagine di una partita che la Dinamo ha avuto l’opportunità di far sua nonostante davanti ci fosse una corazzata, anche se ammaccata dagli infortuni, come la Virtus Bologna di coach Sergio Scariolo. La lunghezza delle rotazioni bolognesi è stata una delle chiavi della gara, con le V nere che hanno potuto spalmare su un uomo in più i minutaggi e avere più lucidità nei momenti finali, quando l’intensità difensiva è ancora più cresciuta e la Dinamo, complice anche l’assenza di un uomo da finali come Gentile, ha perso incisività . Con le energie più a corto rispetto all’avversario il rimorso rimane però quello di non aver sfruttato al meglio i tiri puliti creati sul 65-61 a metà dell’ultimo periodo. Un momento in cui il graffio sulla partita sarebbe potuto essere decisivo, con la Virtus che avrebbe fatto più fatica a controllarsi e a dirigere i ritmi della gara.
Costruzione
Prima degli ultimi dieci minuti della finale la Dinamo aveva però trovato sia le contromisure giuste agli avversari che una fluidità in attacco soddisfacente, soprattutto nel secondo periodo, nonostante i ritorni di Jones e Robinson potessero creare qualche problema in più di equilibrio. La crescita di Onuaku rispetto alla prima gara con Tortona è stata determinante per tentare il colpo, con il centro statunitense più coinvolto offensivamente e di conseguenza più presente anche in difesa. L’ex Rockets ha creato per sé, attaccando spesso Bako, ma soprattutto ha messo in evidenza la sua capacità di vedere i compagni (4 assist alla fine della gara). L’impatto positivo però è arrivato anche dalla panchina. Prima di essere tradito dalla sua schiena Gentile è stato uno dei migliori per temperamento e letture sul pick&roll che hanno portato dentro il match un Diop inizialmente in difficoltà a rimbalzo. Aspetti positivi da cui la Dinamo dovrà ripartire, insieme alla propensione al sacrificio in difesa vista in diversi momenti di entrambe le partite ma soprattutto in finale fin quando le energie hanno retto.
Verso Varese
L’ arrivo in finale non era scontato, sia per il livello di Tortona nella prima serata e sia per la poca amalgama dovuta a un roster andato in contro a un’estate ricca di defezioni. Nella seconda serata la fatica ha bussato alla porta, come evidenziano le 17 palle perse finali. Sassari va via però da Brescia con la consapevolezza di poter avere diversi protagonisti nella gara. Contro Tortona Robinson e Bendzius sono stati decisivi, mentre con Bologna Onuaku ha fatto capire di poter essere un potenziale crack. Anche per questo gli uomini chiave come il lituano, limitato fortemente ds Bologna, dovranno abituarsi ad avere sempre le mani addosso degli avversari e meno spazio dall’arco. Segno che ci sarà continuamente bisogno di tutti per portare a casa risultati. Proprio per questo i giorni che separano la squadra dalla prima di campionato contro Varese serviranno per ricaricare le pile e per lavorare su alcuni punti deboli, come la difesa sul pick&roll centrale che specialmente a inizio partita contro Bologna non è stata positiva. Ma non solo. Perché la prima sconfitta bruciante servirà per rafforzare un gruppo ancora all’inizio del proprio percorso. L’ esordio in campionato di Varese sarà la prima occasione per dimostrare di saper reagire non solo durante i quaranta minuti sul parquet ma anche passo dopo passo in un cammino che presenterà diversi ostacoli da superare.
Matteo Cardia














