Quello che doveva essere un percorso netto in grado di costruire il ponte per raggiungere le Final Eight di Coppa Italia, si è interrotto poco dopo il termine dello studio del progetto. La Dinamo Sassari contro una Brescia capace di violare il PalaSerradimigni ha dimostrato ancora una volta le sue potenzialità, ma anche le sue debolezze. Un 92-94 figlio di una squadra capace di costruire un parziale solo apparentemente mortifero per gli avversari che dopo un overtime hanno saputo strappare la vittoria. Alla fine a prevalere è stato il cinismo di Della Valle e compagni, quello mancato agli uomini di Bucchi, come confermato in conferenza stampa dallo stesso allenatore.
Occasione
Quella contro Brescia sarebbe dovuta essere la tappa iniziale, probabilmente la più importante verso l’obiettivo Final Eight e che coincideva per forza di cose con quello di trovare la definitiva continuità di risultati e prestazioni. Al PalaSerradimigni è arrivata invece la seconda sconfitta consecutiva contro una diretta concorrente per i playoff, dopo quella con Venezia del 26 dicembre. Ma diversamente dalla sfida con gli orogranata, stavolta Sassari ha qualcosa in più da rimproverarsi. Troppo importante lo sforzo nel terzo quarto per recuperare prima e toccare il +15 poi per essere sprecato. Ancora di più dopo essere arrivato a seguito di un primo tempo a sprazzi e con difficoltà sia nella protezione del pitturato che nella comunicazione tra compagni in difesa, per essere sprecato. In un ultimo quarto in cui Brescia ha tirato fuori gli artigli per aggrapparsi e strattonare la gara, Sassari non ha infatti saputo alzare la guardia, finendo per subire 27 punti in totale ma soprattutto un parziale nei primi minuti di 11-0 che ha cambiato la partita. La reazione d’orgoglio – e furbizia – nel finale, che è valsa il pareggio sull’ultimo possesso grazie alla magata di Robinson e al canestro di Jones, sembrava poter rimettere le cose al proprio posto ma è finito per essere l’ultimo sussulto in una gara che al di là dei meriti avversari assume i contorni di una occasione sprecata.
Preoccupazioni
Classifica corta, una panchina ancora da recuperare, un momento non troppo semplice per i lunghi ma soprattutto il lato psicologico. Questi gli aspetti che potrebbero preoccupare di più al momento un coach Bucchi fortemente amareggiato al termine della partita. Sassari è ora in un piccolo gruppo a quota 10 punti, che comprende una Treviso in ripresa e Verona, che si deve però guardare le spalle da Trieste e Napoli a quota 8 ma anche dai piccoli segnali di ripresa di Reggio Emilia, che occupa ancora l’ultima piazza della classifica con 6 punti. Chiaro che la situazione di una panchina ancora alle prese con qualche problema di troppo non abbia aiutato nelle ultime settimane, vedasi i casi di Gentile e Treier. Va detto però che più che a livello fisico qualcosa stavolta è mancato sotto l’aspetto mentale ed è lì che la maggior parte del lavoro dovrà essere fatto. Recuperare quella fiducia che si perde troppo facilmente, così come allontanare la paura di perdere intravista nell’ultimo quarto, diventeranno questioni cruciali per il prosieguo della stagione. Il terzo quarto contro la Germani ha dimostrato che i biancoblù sanno segnare, Jones e Bendzius su tutti, senza dimenticare Kruslin, ma anche difendere (13 punti subiti). Le qualità dunque ci sono, malgrado la classifica non si possa definire bugiarda. Niente è perso e un torneo equilibrato come la Lba, al di là delle prime due forze, permette di ritrovarsi con pazienza in posizioni diverse. Le tempistiche sono però importanti e Bucchi e il proprio staff dovranno far diventare l’obiettivo fallito una molla da riutilizzare nel cammino che resta da fare. A partire dai due prossimi impegni, fondamentali per allontanare una zona calda della classifica che si fa troppo vicina e riavvicinare il pubblico. Gli esami contro Brindisi, avanti di due punti in graduatoria, e Reggio, segneranno la fine del girone d’andata di un campionato che può ancora assumere altre sembianze rispetto agli scenari peggiori che è facile immaginare in momenti complessi. Ora però le risposte devono arrivare da un gruppo squadra che ha nelle proprie mani un futuro da decidere giornata dopo giornata.
Matteo Cardia














