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Dinamicità e voglia di affermarsi: la Dinamo Sassari riparte da Stephens

Deshawn Stephens con la maglia dell'Igokea | Foto Fiba Basketball Champions League
Deshawn Stephens con la maglia dell'Igokea | Foto Fiba Basketball Champions League
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Tra gli scacchi, la torre può diventare la pedina vincente. Un supporto per il re fondamentale nell’assedio. Nella propria scacchiera la Dinamo Sassari ha deciso di cambiare ancora una volta in corsa il proprio interprete nel ruolo di quella torre che può essere decisiva per gli equilibri della squadra. Così, al posto di un Onuaku che nel frattempo è tornato in Israele ma all’Hapoel Tel Aviv (qui la news), la scelta è ricaduta su un giocatore che della capacità di restare dentro a un sistema ne ha fatto una delle forze della propria carriera come Deshawn Stephens.

Ricordi

Classe 1989, Stephens è ormai un centro di esperienza in Europa. Dopo gli inizi al college con la San Diego State University, il nuovo lungo dei sassaresi si è subito trasferito in Turchia, dove ha assaggiato il massimo campionato prima di spostarsi nella seconda serie con numeri positivi. Sono arrivate così a seguire le avventure in Francia e Giappone, che hanno anticipato un breve ritorno negli Stati Uniti nell’allora G-League Nba. Passaggi che hanno preceduto l’avventura a Cagliari, nell’allora Dinamo Academy nel 2017-2018. Un’annata in cui Stephens si distinse per i numeri messi insieme (16.1 punti e 8.1 rimbalzi di media a partita) ma soprattutto per la capacità di essere uomo squadra, sia in settimana che nel weekend. Qualità che nell’anno successivo l’hanno portato nel massimo campionato israeliano, diviso tra le maglie del Rishon e dell’Hapoel Tel Aviv, prima del ritorno in Italia alla Fortitudo Bologna. Un nuovo anno quello nel Belpaese chiuso però a Scafati, in A2, con cifre che hanno attirato il Bakken Bears, formazione danese che nel 2020-2021 ha affrontato la Dinamo in Champions League. Partite in cui Stephens ha dimostrato certe potenzialità (22+10 nella prima, 15+12 nella seconda) e che hanno portato l’asticella del giocatore ad alzarsi, con la Bcl come livello in cui restare. Così nelle ultime due stagioni l’Igokea ha fatto di lui uno dei tasselli principali tra Lega Adriatica e la massima competizione per club targata Fiba. Almeno fino all’offerta della Dinamo, che ha spinto per avere un giocatore che stava viaggiando a 10,7 punti di media nel torneo continentale.

Prove

Stephens ha sviluppato la sua carriera sul doppio binario, giocando sia da quattro che da cinque, avvicinandosi però sempre più al ferro nel corso delle annate. L’ormai ex Igokea non ha la stazza tipica di un centro – 203 centimetri – ma la verticalità e le lunghe leve aiutano il giocatore a provare a rimediare all’assenza di centimetri contro gli avversari diretti. Caratteristiche fisiche che lo rendono un discreto rim-protector e che impattano solo in parte sulle capacità a rimbalzo: 7 di media in Lega Adriatica e 6 in Bcl, questi i numeri fatti registrare sinora che però in casa sassarese il giocatore dovrà avere l’obiettivo di migliorare. Ma non solo, perché probabilmente Bucchi e la Dinamo hanno virato su un profilo del genere per avere risposte difensive più nette: Stephens è sulla carta un giocatore che può infatti cambiare su tutto o quasi in difesa e uscire aggressivamente sugli avversari, aspetto che potrebbe regalare quell’intensità necessaria mancata in più occasioni e utile per avere più chance in campo aperto. Il centro statunitense porta potenzialmente meno punti in dote di Onuaku, così come una mano meno morbida nonostante il midrange sia migliorato con il passare degli anni e può capitare – anche se raramente – che il giocatore si affidi al tiro da tre. Il tiro dalla lunetta è il tallone d’Achille (40% in Aba, 18.2% in Bcl), mentre le cose migliori probabilmente si vedono nel saper bene interpretare il pick&roll sulle varie situazioni, con la dinamicità di gambe che permette anche di mettere palla a terra contro avversari più grandi. 

Scenari

Un quadro che disegna un giocatore in grado di far parte di un sistema, disponibile per inclinazione all’adattamento e soprattutto al lavoro continuo e che potrebbe avere la fame giusta anche per affermarsi in una Lba, torneo ritrovato dopo alcuni anni di livello in campionati di minor rango. Il termine del rapporto con Onuaku e l’arrivo di Stephens potrebbe comunque avere lasciato anche qualche spazio in più di manovra economica. A Sassari sembra mancare ancora un giocatore in grado di portare con continuità punti dalla panchina, ma la società potrebbe anche scegliere di temporeggiare o di continuare sulla strada tracciata, cercando soprattutto di responsabilizzare giocatori scelti a inizio stagione come Robinson e Jones che ancora devono trovare la condizione migliore. 

Matteo Cardia

 

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