Quando, dopo l’arrivo in Sardegna di Sebastiano Luperto, il Cagliari ha annunciato il suo secondo acquisto estivo in pochi hanno avuto un sussulto. Il classico giovane da svezzare, di prospettiva sicuramente, ma senza l’hype portato in dote l’anno prima da Matteo Prati. Come l’ex Spal anche Mattia Felici arrivava in Sardegna dopo una sola stagione in Serie B, anche nel suo caso terminata con una retrocessione con la maglia della Feralpisalò, ma senza l’azzurro dell’Under a compensare. Insomma, un biglietto da visita non da grandi firme.
Studio
Romano del quartiere San Lorenzo, zona un tempo popolare e via via diventata studentesca e a poche centinaia di metri dalla Stazione Termini, Felici è cresciuto nelle giovanili del Lecce per poi passare nell’ordine dal Palermo, dalla Triestina e, infine, dalla Feralpisalò. Un percorso di studi che lo ha portato fino in Sardegna, in un Cagliari che è per lui una vera e propria università. La Sapienza rossoblù, come da copione, non è iniziata con il botto: passo dopo passo un ambientamento alla categoria fatto di qualche spezzone – tre in totale contro Lecce, Bologna e Lazio – e un’occasione dal primo minuto in Coppa Italia contro la Cremonese. Nulla di trascendentale, la sensazione di essere di fronte a un giocatore sì con qualità e voglia, ma lontano dal livello della Serie A: “Sta facendo un percorso di crescita importante, avremo bisogno anche di lui. È normale che necessiti di un periodo di ambientamento per il cambio di categoria, deve sfruttare le occasioni a disposizione”, le parole dell’allenatore rossoblù Davide Nicola lo scorso ottobre alla vigilia di Juventus-Cagliari. E l’occasione è arrivata nell’ultimo turno di campionato contro il Verona, mezz’ora più recupero in una partita bloccata che proprio Felici ha stappato prima con l’assist per il gol vittoria di Roberto Piccoli, poi con diverse giocate che hanno esaltato la Unipol Domus. Il classe 2001 romano non ha perso il treno, anzi, è salito con serenità e arroganza sul primo vagone disponibile mettendo la sua firma su tre punti fondamentali in chiave salvezza. Mostrando movenze che hanno ricordato, paragone al momento azzardato, Jeremy Menez, una somiglianza anche visiva che non è passata inosservata.
Esame
Eppure anche contro l’Hellas l’approccio non è stato dei migliori. Tanta voglia, forse fin troppa, e di conseguenza qualche imprecisione. Poi, piano piano, Felici ha messo da parte le prime difficoltà ed è salito alla ribalta, fino al minuto 75 quando dopo un uno-due con Makoumbou ha servito il pallone perfetto per il piatto di Piccoli a battere Montipò. Da quel momento in poi l’ex Feralpisalò si è tolto di dosso ogni timore ed è diventato praticamente imprendibile. Prima a sinistra, poi nel finale a destra dove ha messo in mostra le sue migliori qualità: dribbling, strafottenza, voglia, intelligenza. C’è un momento delle fasi finali che dimostra la maturità calcistica del classe 2001 romano: il Cagliari è avanti 1-0, arriva l’occasione di un contropiede in superiorità numerica, la tentazione di andare verso la porta fortissima. Felici però va avanti e poi si ferma, raffredda il pallone e aspetta i compagni puntando più al risultato finale che alla gloria personale. “Ho grande fame, so cosa vuol dire conquistarsi con fatica le soddisfazioni”, queste le sue parole ai canali ufficiali del club lo scorso agosto. Testa sulle spalle, voglia di fare ma senza strafare, attenzione ai dettagli. Un giocatore duttile che può giocare sia da esterno d’attacco che da quinto di centrocampo che da seconda punta, caratteristiche importanti per chi come Nicola cerca proprio nella duttilità dei suoi un aspetto su cui puntare fortemente. E proprio l’allenatore rossoblù può sorridere dopo il primo acuto di Felici arrivato sotto forma di assist. Perché la crescita del classe 2001 aggiunge una nuova freccia al suo arco, dando opzioni differenti e un più ampio ventaglio di scelte. E dando al Cagliari un possibile talento – possibile perché confermarsi è più dura che emergere – che in chiave futura potrebbe rappresentare un investimento vincente. Poco più di un milione di euro più il prestito di Nicolò Cavuoti per strapparlo alla Feralpisalò, un acquisto che dopo quanto visto contro il Verona sembrerebbe un vero e proprio affare. Passo dopo passo, senza fretta, ma con l’idea che il bello debba ancora venire.
Matteo Zizola