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Da rivale a eroe: Gianluca Lapadula, la guida del Cagliari verso la Serie A

Gianluca Lapadula esulta dopo il primo gol in Cagliari-Venezia | Foto Luigi Canu
Gianluca Lapadula esulta dopo il primo gol in Cagliari-Venezia | Foto Luigi Canu
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La Puglia nel destino, la Puglia a unire un passato da avversario sportivamente poco sopportato con il presente da bomber implacabile in maglia rossoblù. Gianluca Lapadula, da killer del Cagliari versione Maran a sostanza del sogno chiamato ritorno in Serie A. Perché non solo gli amori fanno giri immensi, anche gli antagonisti nel pazzo mondo del pallone possono viaggiare e diventare eroi.

Via Del Mare

I tifosi rossoblù non avevano dimenticato. Quando Lapadula è arrivato in Sardegna dal Benevento quasi un anno or sono il ricordo è corso subito a una serata autunnale, anno 2019, profumo di Europa respirato a pieni polmoni. Stadio Via Del Mare, Lecce contro Cagliari, i rossoblù in vantaggio per 2-0 continuano a sognare. Improvvisamente la svolta: Cacciatore ferma con la mano un tiro diretto in porta, dal dischetto Lapadula è implacabile. Ma è ciò che accade poco dopo a dare senso a una storia di poca sopportazione sportiva. Il Bambino delle Ande prova a recuperare la sfera per riportarla a centrocampo, Olsen la calcia lontano, parapiglia e il numero 9 che crolla a terra dopo lo scontro con il portiere. Rosso diretto per il gigante svedese, Cagliari in 10 e il Lecce che trova il 2-2 a un soffio dal fischio finale. Lapadula diventa così il carnefice, la sua furbizia l’inizio della fine del sogno. Lapagol in fondo è così, da avversario provoca fastidio, la sua lotta costante con ogni mezzo possibile insopportabile per chi la deve subire. Poi, però, a distanza di due anni e mezzo le strade del centravanti italo-peruviano e del Cagliari si incrociano di nuovo e questa volta non per odio sportivo, ma per provare ad amarsi.

Corteggiamento

Quello tra l’ambiente rossoblù e Lapadula non è stato un colpo di fulmine, tutt’altro. I primi mesi sembravano un film nel quale l’attore protagonista è rimasto in disparte, al suo posto la controfigura che nemmeno gli somigliava tanto. Il covid in piena estate non l’aveva aiutato, nonostante in panchina ci fosse chi lo aveva fortemente voluto – Fabio Liverani – Lapagol non decolla. Si sblocca in campionato proprio nella sua precedente casa, Benevento, ma nonostante le reti arrivino non si ha la sensazione di avere di fronte il centravanti sperato. Il Cagliari soffre, l’ambiente si stanca giornata dopo giornata, Liverani saluta e ritorna Claudio Ranieri. È la svolta non solo per la squadra, ma anche per un giocatore legato a doppio filo con l’allenatore appena esonerato e improvvisamente diventato sentenza con King Claudio in panchina.
Tra Lapadula e Ranieri una storia speciale fatta di strette di mano e abbracci. L’ultimo, intenso, dopo il fischio finale della gara contro il Bari al San Nicola, il tecnico che sussurra nome e cognome del bomber tra le lacrime, il numero nove che stringe forte il suo nuovo guru in panchina. Abbracci dopo ogni rete, conditi da parole furtive. Ranieri la mente, Lapadula il braccio armato che guida il gruppo da leader dentro e fuori dal campo, gol e abnegazione totale.

Amore

Non poteva che arrivare in Puglia la chiusura del cerchio, in mezzo un’espulsione, sempre al San Nicola, nella gara di ritorno in campionato che aveva messo il freno alla rimonta rossoblù. Ma il Bambino ha continuato a tenere nel mirino l’obiettivo unico e totalizzante, ritrovare la Serie A non grazie a un trasferimento, ma alle vittorie e ai suoi sigilli. “Indescrivibile questo momento, l’ho sempre sognato, ci ho sempre creduto” le sue parole dopo la vittoria dei playoff, anticipate prima della sfida decisiva da dichiarazioni profetiche: “Vi assicuro che è tutto apertissimo, ora non dobbiamo dimenticarci chi siamo“. E ancora: “Io ho in testa solo Bari. Era il nostro obiettivo, firmerei con il sangue di andare in Serie A con un gol. Ci crediamo tutti per domenica, noi e il mister. Ve lo assicuro. L’obiettivo Serie A è sempre stato il mio primo traguardo, vogliamo raggiungerlo“. Missione compiuta grazie sì al gol di Pavoletti che ha abbattuto il Bari, ma che non sarebbe mai arrivato senza la costanza e soprattutto le reti del numero nove rossoblù. Ventuno in 36 partite nella stagione regolare, capocannoniere della Serie B, quattro in 5 presenze nella corsa playoff, anche qui in cima alla graduatoria. Sono però le parole di Goldaniga a Sky a spiegare perfettamente cosa sia stato Lapadula per il gruppo e per la rincorsa conclusa con una promozione tanto insperata quanto meritata, un riassunto perfetto di un giocatore semplicemente fondamentale: “Lui spingeva gli altri, non con le parole ma con i fatti. Lui alle otto si presentava in palestra quando ancora non c’era nessuno, ha sempre provato a far capire quanto contasse seguire una vita sana e voler arrivare all’obiettivo. Ha trasmesso la sua voglia a tutto il gruppo. È stato un leader dentro il campo e dentro lo spogliatoio, i suoi fatti ci hanno dato la spinta“. Sotto la pioggia del San Nicola, a lavare l’onta della retrocessione e un ricordo ormai lontano e dimenticato di una serata da avversario anch’essa bagnata. Da Lecce a Bari, dall’odio all’amore.

Matteo Zizola

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