Questo Cagliari sa ancora emozionare? All’indomani della nuova frenata, la quarta in campionato in dieci turni di Serie B, per la squadra di Fabio Liverani sul campo dell’Ascoli (2-1, qui la cronaca), questa è la domanda che in tanti tra sostenitori e appassionati dei rossoblù si staranno ponendo.
Apatia
Un quesito abbastanza inaspettato, specie per un club che arriva da una deludente retrocessione e che aveva dichiarato di voler ripartire con una rivoluzione. Rifondazione alla voce mentalità, approccio e carattere per ora però rimasta più nelle parole e nei desideri della dirigenza rossoblù che nei fatti. Al di là della classifica che mette in bilico il posto in panchina di Liverani, questo Cagliari non può essere più vicino ai playout che alla vetta, c’è un aspetto che preoccupa maggiormente: questo gruppo sta facendo disinnamorare la piazza. Un lento ma costante stillicidio alla voce affezione, sentimento e passione. Con il tifo che resterà sempre legato al club, ma che ha iniziato, da tempo, a non credere più nel progetto. Un Cagliari incapace di emozione in Serie B, e per di più con poco mordente in campo e lontano dal ruolo atteso da protagonista in cadetteria, rischia di essere l’ultima goccia per un ambiente che arriva da anni di delusioni, promesse disattese e rimpianti. Perdere definitivamente la capacità di trascinare la propria gente sarebbe forse il punto più basso oltre il quale non andare per una squadra che ha bisogno di ritrovare serenità, cuore e fame.
Spunto
Faticare in Serie B può anche essere lecito, ma farlo senza riuscire a imporre il proprio marchio è diverso. E non ingannino i numeri. Guardare allo sterile possesso palla, al numero dei cross fatti (quasi tutti fuori misura) o ai palloni calciati fuori sarebbe come guardare il dito e non la luna. E soprattutto un pubblico infastidito dall’atteggiamento in campo non ha bisogno di essere preso in giro in sala stampa, rimarcando prestazioni e qualità che restano, forse, utili nei discorsi di tecnico e giocatori per trovare degli spunti dai quali ripartire ma che sono lontani dalla realtà di una piazza che non è trascinata dalla squadra. “Dovremo essere bravi noi a trascinare i tifosi con i risultati e il gioco per riacquisire la fiducia e il calore della gente, ed essere così poi noi trascinati dai nostri tifosi” – questo era il commento di Liverani nel giorno della sua presentazione alle domande sulla possibile disaffezione del pubblico dopo la retrocessione. Con il tecnico romano che pose questo aspetto come uno degli obiettivi primari della propria gestione. Traguardo fin qui però parso nettamente fuori target.
Futuro
Prima ancora che da una fase offensiva da rivedere, prima di una costruzione dal basso che continua a portare a costanti errori che creano occasioni da gol per gli avversari, prima ancora di un mancato spirito da battaglia certificato dai pochi duelli fatti e dai pochi cartellini presi dai rossoblù, per Deiola e soci sarà importante ripartire da una cosa semplice, ma tremendamente complicata: divertirsi per divertire. Provare a emozionare ancora un tifo che ha bisogno di qualche pomeriggio di forti sensazioni dopo anni di continua caduta sempre più in basso. Parlare di esonero, puntare il dito su una figura dello staff o della dirigenza, o prendersela con questo o con quel giocatore sarebbe come rivivere una storia che ciclicamente da alcune stagioni si ripete. E la teoria del capro espiatorio da mettere alla berlina nelle difficoltà ha dimostrando di non essere efficace dalle parti di Asseminello. Questa squadra sa ancora vivere di sensazioni positive? Contro la Reggina, nel prossimo turno di Serie B, vedremo se arriverà una risposta parziale o definitiva.
Roberto Pinna