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Caso Giulini-Mazzarri: i veleni mal celati dietro l’ultima retrocessione del Cagliari

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C’eravamo tanto odiati potrebbe essere il titolo. Porte sbattute e carte bollate invece che il più classico dei lieto fine. In attesa che davvero i titoli di coda appaiano sul grande schermo, lì dove i protagonisti principali del film della retrocessione del Cagliari rispondono ai nomi di Tommaso Giulini e Walter Mazzarri. Una trama banale, quasi scontata, eppure capace di restare viva nonostante i mesi passati dall’uscita nelle sale della Serie A.

Amore mai nato

Due personalità forti e convinte delle proprie ragioni sempre e comunque hanno due diversi modi di interagire. Si può andare d’amore e d’accordo, perché le idee vanno nella stessa direzione e l’energia non arriva mai al punto dell’implosione. Oppure, come poli della stessa natura che si respingono, far finta che tutto vada nel senso giusto finché tutto davvero va, ma non appena arrivano i problemi dissotterrare l’ascia di guerra e riportare a galla ciò che era rimasto sospeso. Tra il patron del Cagliari Giulini e il suo ex allenatore Mazzarri la strada percorsa sembra essere stata la seconda. Quella di un rapporto mai nato davvero, tenuto sul filo del rasoio quando c’è stata la necessità del sergente per un gruppo in crisi psicologica e diviso e infine crollato non appena le risposte del campo hanno iniziato a essere negative. Storie con questo copione, sia a Cagliari che altrove, sono all’ordine del giorno nel mondo del calcio. Ciò che sembra amore può diventare un calesse sul quale si allontana il tecnico di turno, bastano alcune sconfitte e via. Ma è ciò che è accaduto quando le strade di Giulini e di Mazzarri si sono separate a dare il peso del tutto. A rimettere in discussione non solo il passato, ma i veri motivi che hanno portato il Cagliari alla retrocessione di Venezia, quelli di una spaccatura che ha segnato il finale di stagione, quelli di un veleno che scorreva tra i muri di Asseminello e della Unipol Domus e che ha avuto come logica conseguenza la discesa agli inferi.

Scontro totale

Una causa civile frutto di un licenziamento per giusta causa. Mazzarri non è stato semplicemente esonerato all’indomani della sconfitta casalinga contro il Verona, dando spazio ad Agostini per le ultime tre giornate con il finale ormai noto. Un addio unilaterale duro, pesante, improvviso. Confermato anche dal presidente Giulini proprio nella nottata in Laguna che sancì la retrocessione in B del Cagliari. “L’idea era di chiudere con Mazzarri perché speravamo nella sua esperienza, ma dopo il Verona ci sono state situazioni che verranno discusse in altre sedi e a quel punto non restava altro che licenziare“. Situazioni che ora fanno parte anche di una causa penale, quella per diffamazione messa in atto proprio dal patron rossoblù contro l’allenatore toscano. E che riporta alle indiscrezioni, mai confermate ufficialmente dalle persone coinvolte e anzi smentite proprio dal tecnico toscano, di parole grosse volate nello spogliatoio dopo la sconfitta casalinga contro l’Hellas del 30 aprile 2022. Contro i giocatori, ma non solo. Uno scontro tra Giulini e Mazzarri che è diventato causa ed effetto della situazione sportiva, sia nel momento dell’azione sia in tutto ciò che ha portato all’esplosione finale.

Alti e bassi

Eppure dopo i primi mesi e il filotto positivo di inizio 2022 la relazione tra presidente e allenatore sembrava viaggiare sui binari giusti. Il primo novembre 2021, dopo la sconfitta di Bologna, Giulini dichiarava che:Mazzarri è una delle poche certezze alle quali ci dobbiamo aggrappare“, poi dopo il pareggio casalingo contro il Napoli del 21 febbraio 2022 parlava del  “grande lavoro di Mazzarri, su cui non abbiamo mai dubitato“, perché “questa è una squadra operaia che fa quello che dice il mister“. In mezzo le epurazioni, concordate tra società e tecnico, del duo uruguaiano Godín-Caceres che sempre Giulini ricordava ancora dopo il pareggio contro i partenopei: “probabilmente prima c’era qualche elemento che non era coinvolto nello spirito di questa famiglia“. Famiglia, appunto, ambiente nel quale i litigi possono essere all’ordine del giorno, ma che resta tale contro tutto e contro tutti. Invece quella rossoblù si è ben presto disgregata, i genitori metaforici Giulini e Mazzarri causa della rottura. Le sconfitte contro Udinese e Spezia a mostrare le crepe, il presidente a segnalare prima della partita contro la Juventus – 10 aprile 2022 – “la settimana passata con un grande confronto della squadra sia con il sottoscritto che con il mister“. Anticamera di quanto è avvenuto solo due settimane più tardi dopo il fischio finale della gara casalinga contro l’Hellas.

Un scontro che prosegue così a distanza di quasi un anno, come se lo spettro di quanto accaduto durante i mesi che hanno portato alla retrocessione non volesse abbandonare il Cagliari. Il tentativo di chiudere definitivamente con il passato, segnando un punto a proprio favore e mettendo nel dimenticatoio gli errori commessi e le scelte sbagliate ammesse. Quel ripartire da giocatori e soprattutto allenatori d’esperienza che non ha dato i risultati sperati, quella difesa a oltranza anche frutto della mano dell’ex ds Capozucca che difese una scelta non sua – ipse dixit – sperando che il toscano portasse in porto la barca. E lasciando che rapporti logori già da tempo – al di là delle parole di circostanza – arrivassero al punto di non ritorno. Incidendo, e non poco, su una retrocessione sportivamente drammatica ma non arrivata per caso.

Matteo Zizola

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