Niente proclami, poche parole, ma iniziano a fare rumore i fatti. La crisi in casa Cagliari, anche in questa nuova stagione in cadetteria, viene certificata da una prima tessera che cade nel classico domino alla ricerca di una svolta in salsa rossoblù. Storia già vista e raccontata negli ultimi anni. Questa volta la prima pedina a muoversi è quella del direttore sportivo, mestiere non a lungo termine dalle parti di Asseminello in epoca recente sotto la guida Tommaso Giulini. Nello specifico a fare le valigie dopo essere stato rimosso dall’incarico è quel Stefano Capozucca chiamato come salvatore di una barca lontana dal porto della salvezza in Serie A poco più di una stagione e mezza fa.
Momento
Un rapporto che sembrava ai margini da qualche tempo quello tra il diesse e il club, non fosse altro che per le poche apparizioni pubbliche estive a favore invece del nuovo club manager Roberto Muzzi. Della separazione, espressa attraverso un paio di righe dalla società sul proprio sito ufficiale, tra l’esonerato Capozucca e il Cagliari a sorprendere è soprattutto il timing. Perché la figura di Stefano Capozucca salta in questo momento in rossoblù? Delle quattro sconfitte in dieci giornate, della vetta della classifica più lontana della zona playout e di un’identità in campo che stenta ad arrivare la colpa principale è da attribuire al direttore sportivo? A dirla tutta quello di un addio, probabile, tra il diesse e il Cagliari negli ultimi mesi è stato un chiacchiericcio, per citare un termine caro a Fabio Liverani, che in città e tra gli addetti ai lavori è rimbalzato in più di un’occasione. Il classico “al lupo! Al lupo” poi diventato realtà. E la domanda da porsi allora è questa: se il rapporto di fiducia non era tale da reggere a una prima crisi di risultati in Serie B, come mai le strade tra il direttore e il club non si sono separate già quest’estate? Magari dopo aver centrato delle cessioni in tempo record per permettere alla società di risanare un buco di bilancio necessario per ripartire in cadetteria, o magari a calciomercato concluso, come scelta per chiudere un ciclo. Anche se sarebbe stata una decisione comunque particolare. Invece no, il Cagliari, come già fatto con Leonardo Semplici, è ripartito con un progetto nato sbilenco, forse non totalmente appoggiato dalla stessa dirigenza, e che è stato messo da parte dopo pochi mesi da quella che doveva essere la stagione della definitiva rivoluzione. Fatto curioso poi che l’uomo scelto dal club per parlare di rifondazione per primo sia stato proprio quel Capozucca che alla fine è stato travolto lui stesso dal repulisti post-retrocessione. L’impressione è che stavolta, o anche stavolta, la prima tessera del domino sia caduta soprattutto per indicare un reale capro espiatorio alla piazza e all’ambiente in un momento evidente di difficoltà. Una strategia già vista in passato dalle parti di via Mameli, con scarsi risultati. Con una soluzione alternativa già in casa, da Cossu a Carta fino a Muzzi. Da capire se in questa occasione la squadra, lo staff e il tecnico saranno bravi a bloccare l’effetto a cascata oppure se quella di Capozucca sarà solo una delle prime pedine a cadere.
Segnale
L’addio a Capozucca, avvenuto al 26 di ottobre, indica comunque una scelta sofferta e riflettuta, ma soprattutto indica un segnale chiaro che il club ora manda allo spogliatoio e all’allenatore. E non potrebbe essere altrimenti. Anche perché ok dare tempo alla rifondazione, ma giustificare troppo a lungo una squadra che sta faticando a essere protagonista in campionato nonostante l’ultima deludente retrocessione e che sta soprattutto aumentando, invece che ricucire, lo strappo con la propria gente potrebbe essere un lusso che questa dirigenza non può concedersi ancora a lungo. Con un Liverani che, parlando di calciomercato visto il separarsi delle strade con il direttore sportivo, in estate è stato accontentato con diversi profili conosciuti, voluti e di spessore, con un club che è parso in parte anche rinnegare il progetto descritto inizialmente, come la volontà di ripartire da una rosa fatta di giovani e di sardi. Parole dette sia dal patron Giulini al Penzo dopo lo 0-0 contro il Venezia che è valso la Serie B, che ripetute dal duo Stefano Capozucca e Mario Passetti nella prima conferenza stampa stagionale. Insomma a Cagliari continua la rivoluzione, l’idea però è quella di un motore a cui mancano degli ingranaggi. Degli elementi necessari, anche nuovi ma scelti con decisione e chiarezza, da cui ripartire per una società che ogni anno promette di cambiare faccia e invece puntualmente si ripresenta al suo pubblico con la stessa maschera e le stesse scelte. Fin qui poco lungimiranti. E a dirlo non è il commento di un giornalista ma il responso del campo.
Roberto Pinna