Domanda e offerta sono i due elementi che regolano il mercato. Il bisogno che si trova a metà strada, quello di chi deve vendere e quello di chi deve comprare. Se però acquistare può essere più o meno difficile, cedere è un’arte nella quale le tempistiche e le scelte possono fare la differenza.
Politica
Indice di liquidità, il nuovo concetto chiave del calciomercato. Ha fatto capolino nell’estate del 2021, portando a un altro concetto ormai noto dalle parti del Cagliari, quello della creatività. È tornato prepotentemente con l’arrivo di gennaio e con un nuovo mese di trattative da portare a compimento, in entrata e in uscita. La sostanza è semplice, per comprare è necessario prima vendere, almeno in casa rossoblù. Perché l’altra opzione chiamata ricapitalizzazione è una strada che non è stata – e non sarà battuta – dal presidente Tommaso Giulini. La conseguenza sono acquisti in prestito secco, come quello di Matteo Lovato, magari con un premio di valorizzazione da parte di chi manda i giocatori in Sardegna per crescere. Oppure innesti da saldi come quello di Edoardo Goldaniga, che grazie al contratto in scadenza sarà pagato al Sassuolo con un piccolo indennizzo dopo il completamento delle visite mediche. Per poter regalare a Walter Mazzarri altri tasselli il Cagliari dovrà quindi giocoforza passare all’incasso. Non solo attraverso cessioni remunerative, in questo momento assai difficili, ma anche liberandosi di ingaggi pesanti o con piccoli movimenti che possano aiutare anche di poco le casse rossoblù. La vendita dei famosi tesoretti – da Cragno a Joao Pedro passando per il solito Nández – si scontra con un mercato nel quale l’offerta non si avvicina alla domanda. Perché se Atene piange Sparta non ride, ovvero se il Cagliari ha i suoi problemi nessuno in Serie A vive un periodo di vacche grasse. Indice di liquidità o meno è un mercato, come in estate, all’insegna di scambi, di esuberi, di occasioni.
Ingaggi Celesti
Cedere o liberarsi di ingaggi importanti. Il Cagliari ha disegnato ancora prima dell’inizio ufficiale del mercato la propria mappa. Partendo dall’Uruguay e da quel post partita bollente con le dichiarazioni di Stefano Capozucca. Una scelta probabilmente calcolata, ma che ha messo in piazza una situazione difficile dando il manico del coltello in mano ad altri. Godín, che peraltro aveva raggiunto un accordo con la società di Via Mameli prima della cosiddetta epurazione, è ormai prossimo alla firma con l’Atletico Mineiro, con il Faraone atteso a Belo Horizonte il prossimo 17 gennaio. Un problema risolto, un problema da circa 6 milioni di euro di ingaggio per l’anno e mezzo di accordo rimanente con il Cagliari. L’altra faccia della medaglia è però Martín Cáceres che, al contrario del Faraone, non ha trovato ancora nessun accordo con la società rossoblù. Il Peñarol si è mostrato interessato in maniera chiara, come confermato dal presidente del club di Montevideo. Ma resta un nodo economico che, tradotto, potrebbe significare una buonuscita da ricevere dal Cagliari. Il Pelado, infatti, non vuole rinunciare all’ingaggio fino a giugno, ma con una compensazione potrebbe sì accettare le avances del Peñarol e restare in Uruguay dove ancora usufruisce di un permesso da parte rossoblù. Al contrario andranno battute altre strade, ma sempre con un occhio al portafogli.
Mambo salentino
Un modus operandi, quello delle dichiarazioni a mezzo stampa, che non ha forse favorito la soluzione di casi spinosi. Non è un mistero che spesso e volentieri le società usino altri mezzi per lasciare dentro lo spogliatoio problemi anche noti, ma non portati alla luce del sole in maniera così chiara. Per poi, attraverso le diplomazie, cercare una soluzione che possa andare bene a tutti, come d’altronde accaduto con Godín prima dello scontro post Udinese. Messa da parte la questione ingaggi, c’è poi la strada delle cessioni che prescinde dal valore dei calciatori coinvolti. Il mercato chiede, il Cagliari dà. Se domanda e offerta si incontrano, nessuno è incedibile e si raccoglie il più possibile in nome del bilancio. Ad esempio come nel caso di Paolo Faragò, tornato in campo a Marassi con la maglia rossoblù dopo più di un anno – e uno spezzone di pochi minuti con quella del Bologna – per poi volare 48 ore dopo verso Lecce. L’ex Novara ritrova così il suo vecchio allenatore in Piemonte Baroni, ma soprattutto saluta il Cagliari lasciando un vuoto numerico e anche caratteriale. Una cessione in prestito con obbligo di riscatto a 1 milione di euro all’avverarsi di determinate condizioni, ovvero una volta raggiunte le 12 presenze da almeno 30 minuti l’una con la maglia dei salentini. Con il giocatore che a bilancio ha un valore vicino allo zero, una possibile plusvalenza – oltre l’ingaggio risparmiato – che dà un ulteriore seppur piccolo respiro alle casse rossoblù. Ma che lascia anche l’amaro in bocca per un elemento magari non fondamentale dal punto di vista tecnico, a maggior ragione dopo il lungo infortunio, ma importante per il gruppo.
Fila
Così dopo Godín, Caceres e Faragò, e senza dimenticare Farias, potrebbe non essere finita qui la lista dei partenti. Il solito Nández che, al momento bloccato da problemi extra campo, resta sempre in bilico. Gli altri uruguaiani Oliva – tra Brescia e Benevento – e soprattutto Pereiro, il cui ingaggio pesa e non poco nel rapporto costo-minutaggio. Altare, che nonostante le buone sensazioni date contro la Sampdoria aspetta di capire se l’occasione avuta a Marassi possa ripetersi o, al contrario, cercare più utilizzo in B con Brescia e Reggina alla finestra. Strootman, confermato da Capozucca come pedina importante quando rientrerà dall’infortunio, ma che resta anche lui uomo dallo stipendio importante nonostante l’aiuto del Marsiglia. Lykogiannis e Dalbert, uno in scadenza e uno deludente, che potrebbero diventare merce di scambio o la chiave per liberare spazio in un monte ingaggi da tagliare quanto possibile. Zappa, probabilmente deluso dal mancato utilizzo dopo il sorpasso di Bellanova e possibile partente in prestito. Senza contare i giovani Ladinetti e Gagliano, oppure Ceter il cui passaggio al Pisa è stato bloccato dal problema al ginocchio. E infine Keita Baldé, ora in Coppa d’Africa ma anche lui con uno stipendio senza eguali una volta salutato Godín in direzione Brasile.
La partita contro il Bologna resta un passaggio fondamentale, il resto verrà dopo e potrebbe essere influenzato anche dallo scontro con gli uomini di Mihajlovic. L’arte del cedere sarà decisiva per poter regalare a Mazzarri le pedine richieste, perché la creatività simbolo del mercato in entrata della scorsa estate dovrà diventare la stella polare di quello in uscita nei prossimi giorni. Al contrario la rivoluzione resterà a metà o dovrà aspettare gli ultimi giorni di mercato quando i muri si abbasseranno e gli esuberi diventeranno più appetibili.
Matteo Zizola