Fattore Ranieri. Diciamolo subito, senza sir Claudio in panchina molto probabilmente il Cagliari non avrebbe mai vinto contro il Benevento, come invece fatto nella giornata di ieri 11 febbraio per 1-0 alla Unipol Domus. Non solo per le difficoltà mostrate in costruzione offensiva, non esclusivamente per il fatto dell’inferiorità nella ripresa causata dal rosso rimediato da Altare, e non tanto per una maggiore abilità in panchina rispetto ai suoi predecessori per il tecnico romano ex Leicester. Ranieri ha ridato alla formazione rossoblù, e soprattutto anche all’ambiente cagliaritano, una speranza. E quando giochi con questa mentalità niente è impossibile e nulla è scontato.
Momento
Cagliari-Benevento è stato un match sulla falsariga di Cittadella-Cagliari, Cagliari-Spal o Modena-Cagliari. Una partita per i rossoblù condizionata dalle numerose e importanti assenze che ha visto Lapadula e soci giocare più di nervi che di fino, usando in linea di massima più il carattere che la tecnica. Può sembrare un passo indietro descritto così e invece per una formazione che aveva costantemente delle lacune dal punto di vista dell’attenzione e della forza mentale queste ultime settimane sono un netto passo in avanti. Fare due vittorie, un pari e una sconfitta in un periodo ancora di transizione e con un’infermeria piena è la dimostrazione che qualcosa dalle parti di Asseminello si è smosso alla ricerca di uno spogliatoio unito verso un percorso di crescita, almeno caratteriale. Inoltre reagire con un successo dopo la sfida di Modena, caratterizzata dalle polemiche arbitrali ma anche da una prestazione molto sottotono dei rossoblù, era fondamentale per non intaccare fiducia e certezze utili per la corsa ai playoff.
Lavoro
La gara della Domus al Benevento ha dimostrato, se mai ce ne fosse bisogno, l’importanza di recuperare Mancosu per il decisivo finale di stagione. Il trequartista cagliaritano ha regalato calcio, unico o quasi in campo nei primi 45’, ma è ancora molto lontano dalla condizione ottimale e nell’intervallo è rimasto negli spogliatoi. L’impressione è che questa rosa con Mancosu a servire Pavoletti e Lapadula abbia tutto un altro volto. Magari anche con un Rog e un Nandez tirati a lucido per il gran ballo di fine campionato. Se e ma che nel calcio lasciano il tempo che trovano e riempiono le righe dei giornali, però è un dato oggettivo che il Cagliari in questa Serie B non abbia praticamente mai avuto la rosa al completo, o quasi. Una condizione mentale e atletica al top e condivisa da tutti i componenti che è forse l’aspetto che maggiormente è mancato per dare un’identità definitiva a questo gruppo.
Sfida
Dopo queste belle parole resta però il campo, con il campionato che nel prossimo futuro metterà i rossoblù davanti al loro peggiore incubo, le gare in trasferta. Lontano dalla Sardegna Makoumbou e soci hanno un rendimento da retrocessione diretta (penultimo posto con 8 punti davanti al Cosenza con 6). E il calendario metterà nelle prossime due settimane il Cagliari all’angolo con due sfide fuori casa complicatissime, prima il Bari e poi il Venezia. La gara ai pugliesi è uno scontro diretto per le posizioni che contano di questa Serie B, mentre quella ai Lagunari sarà il ritorno sul luogo del delitto. Il Venezia dopo un periodo di grandi paure è tornato a fare punti con un pareggio e due vittorie nelle ultime tre uscite, ma per Zappa e compagni il Penzo rappresenterà un nuovo passaggio dove nove mesi fa i rossoblù gettarono al vento la possibilità della permanenza in massima serie con uno 0-0 contro una squadra già retrocessa. Rivincita, ansie e fantasmi. L’impressione è che Bari e Venezia saranno due partite dove capiremo molto del destino di questo Cagliari. All’andata arrivarono due sconfitte in fila in casa e forse proprio lì si creò una crepa definitiva tra l’allenatore Liverani e il progetto rossoblù. Ora starà a mister Ranieri uscire a pieni voti da questo nuovo esame, che vale sia per la classifica che per la testa dei suoi.
Roberto Pinna