“Dire che il calcio è capriccioso è un modo di generalizzare. Capricciosi sono i gol. Il gioco è l’argomento, ma il gol è il problema, il dettaglio cruciale, la chiave che apre una porta“. Non un problema, ma il problema, almeno secondo Jorge Valdano che di gol ne ha segnati tanti e ne ha visti anche di più nella sua triplice carriera di calciatore, allenatore e dirigente. E che il gol sia il problema ne sa qualcosa Claudio Ranieri, con il suo Cagliari a secco nelle ultime due partite e con il solo Lapadula vera arma per scardinare le difese avversarie.
Spalla
Il presente è noto, senza le reti del numero nove rossoblù difficilmente il Cagliari segna. La spiegazione, però, è da ricercare nel passato, ovvero nelle scelte che hanno portato a una situazione complicata nei sedici metri avversari. Se in estate la direzione del 4-3-3 di Fabio Liverani aveva creato i presupposti per un reparto ricco di esterni e con il dualismo Lapadula-Pavoletti per il ruolo di centravanti, con l’arrivo di Ranieri in panchina la strada delle due punte è stata chiara fin da subito. A parole e nei fatti, basta ricordare le dichiarazioni del tecnico rossoblù nella sua prima conferenza stampa. “Abbiamo due grandi attaccanti e li voglio tenere, trovatemi le squadre in B che hanno Lapadula e Pavoletti, io al momento voglio mettere loro in condizione”, quanto disse Sir Claudio all’alba del 2023. Concetti confermati anche recentemente a margine della vittoria contro la Reggina, quando il tecnico rossoblù disse: “se mettiamo due-tre cross ogni tempo per Lapadula e Pavoletti riusciamo a creare situazioni pericolose“. Il punto dolente è che se è vero che difficilmente in cadetteria si trovano squadre con una coppia d’attacco come quella rossoblù, lo è altrettanto che nemmeno il Cagliari ha potuto contare sul centravanti livornese. Lasciando nel mondo delle idee l’avere a disposizione due centravanti prolifici e complementari, mentre nei fatti è rimasto il solo Lapadula a reggere il reparto.
Carenza
Una partita da titolare e un gol, si ferma qui la storia di Pavoletti da quando Ranieri è tornato in Sardegna. La sfida contro il Como di inizio anno chiusa con l’infortunio alla caviglia dopo aver messo la propria firma, il ritorno per pochi istanti a Venezia come primo passo per poter recuperare, il quarto d’ora finale contro il Genoa anticamera del riacutizzarsi del problema alla caviglia. Da lì in poi il numero 30 livornese è rimasto ai box, il ritorno in panchina contro il Frosinone un semplice contentino senza nessuna velleità di ingresso a gara in corso. La speranza di riaverlo in poche settimane ha così determinato le scelte nel mercato di gennaio, ma resta il dubbio che sia mancata un’analisi d’insieme che avrebbe potuto prevedere il futuro. Perché Pavoletti è sì pedina importante, ma senza le dovute garanzie dal punto di vista fisico. E con il cambio di modulo e il passaggio alle due punte, avere maggiori alternative nel ruolo di spalla di Lapadula sarebbe dovuta essere la via da seguire nella correzione invernale della rosa. Il solo Nik Prelec come nuovo tassello per completare il reparto, ma a conti fatti troppe sono state le responsabilità addossate sull’attaccante sloveno. Situazione inattesa, per certi versi, ma abbastanza prevedibile con un occhio maggiormente lungo. Figlia di una rosa allestita con idee diverse, una batteria di esterni d’attacco ampia ma che con il cambio in panchina è diventata eccessiva, mentre è evidente l’assenza di un ulteriore centravanti che possa dare maggiori scelte a Ranieri. Così contro il Frosinone è arrivata l’occasione per Filippo Falco, che numero nove non è e che ha finito per lasciare nuovamente solo Lapadula tra le linee nemiche. E Prelec, Ranieri dixit, non ha ancora in sé i gol che servirebbero e che magari potrà avere in futuro, ma che sono necessari oggi e nel finale di stagione.
L’attaccante sloveno non difetta in abnegazione e si è spesso rivelato utile per il gioco, difficile negarlo. Resta però il punto focale, quello di un centravanti che ancora non ha segnato nella sua esperienza in Sardegna e che non sembra avere grande confidenza con l’area avversaria. Per una squadra che non riesce a convertire in gol l’intensità e il gioco ritrovati, l’assenza di Pavoletti diventa così un problema non di poco conto ma che parte da lontano. L’aver rinunciato a un ulteriore innesto – nella speranza disattesa di un recupero più rapido di quanto avvenuto nella realtà – è diventato così un doppio errore. Quello di aver caricato di troppe responsabilità un giocatore bisognoso di tempo per ambientarsi nel calcio dei grandi e quello di non aver dato a Ranieri abbastanza armi per completare la costruzione della casa Cagliari dopo aver sistemato le fondamenta. Se poi oltre alle difficoltà alla voce gol arrivano anche i problemi fisici di chi deve servire Lapadula – Mancosu, Falco – o quelle di chi era atteso da un salto di qualità e si è fermato nella propria incompiutezza – Luvumbo, Millico – ecco che il quadro diventa completo. Perché è vero che ai rossoblù mancano i gol dei centrocampisti, ma lo è altrettanto che manca soprattutto chi può aiutare Lapadula a reggere il reparto offensivo non solo come spalla tattica, ma anche nei numeri, ovvero nei gol. Non solo un capriccio, tornando a Valdano, ma il problema, il dettaglio cruciale, la chiave che apre una porta e che il Cagliari ha perso negli ultimi 180 minuti.
Matteo Zizola