Da certezza a incognita fino a tornare nuovamente elemento imprescindibile. Ai tempi di Claudio Ranieri la formazione era spesso un’incognita, con sorprese dietro l’angolo ogni fine settimana. Con l’eccezione a confermare la regola, in una sorta di Antoine Makoumbou più dieci che, al netto di squalifiche o infortuni, era diventato il mantra del tecnico romano. Con l’arrivo di Davide Nicola sulla panchina del Cagliari il destino del centrocampista ex Maribor sembrava completamente diverso, prima le difficoltà estive nell’entrare nelle grazie del nuovo allenatore, poi le panchine continue nelle prime gare di Serie A. Fino alla svolta che ha riproposto nel cinema rossoblù il film dal titolo Makoumbou più altri dieci.
Pretoriano
Chi nasce quadrato difficilmente diventa tondo, parafrasi di un detto che si sposa bene con il classe ’98 nativo di Parigi. Qualità chiare fin dal suo arrivo in Sardegna nell’estate della ricostruzione post retrocessione, quella del 2022, ma anche limiti apparsi subito evidenti anche con Fabio Liverani in panchina. Mezzala o mediano davanti alla difesa, il dubbio sulla collocazione in mezzo al campo ha tenuto banco a lungo, ma soprattutto alcuni difetti che non hanno visto miglioramenti sostanziali con il tempo. Intelligente tatticamente, grande corsa, tecnica e personalità nella gestione del pallone, ma anche l’innamoramento totale con la sfera che lo portava a perdere tempi di gioco e rallentare la manovra. Senza dimenticare la tendenza a evitare i duelli aerei e i colpi di testa in generale e l’incapacità quasi innata di andare al tiro. Nonostante il gol contro il Cittadella alla sua seconda presenza in Serie B, unico lampo della stagione in cadetteria. Poi la svolta. Ranieri si siede sulla panchina del Cagliari nel dicembre del 2022 e da quel momento in avanti Makoumbou diventa perno della squadra, con il tecnico romano che gli riserva il classico bastone e carota e che, pur con tutti i noti limiti, non rinuncia mai al nazionale congolese. Dal cambio di guida il nativo di Parigi gioca titolare tutte le partite, playoff compresi, saltando soltanto l’ultima della regular season contro il Cosenza per evitare da diffidato rischi inutili. Non solo, ma tranne in due occasioni (Ascoli e Parma), non esce mai dal campo, indispensabile in tutto e per tutto. Raggiunta la promozione all’ultimo minuto dell’ultima gara nella finale di Bari, l’impatto con la Serie A non è dei più semplici. Due punti in otto partite e la sensazione che i suoi difetti siano ancora più evidenti in una categoria con meno tempo per pensare e una richiesta di maggiore velocità nel liberarsi del pallone. Piano piano Ranieri continua a lavorare su Makoumbou, sempre più bastone e sempre meno carota, ma anche sempre più al centro del progetto tecnico. Chi nasce quadrato non può diventare tondo, ma certamente può smussare alcuni angoli. E così l’ex Maribor resta un pilastro anche nella salvezza in A, trentadue presenze su trentotto tutte da titolare con uniche assenze dettate dalle due espulsioni – Lazio e Verona – e dal problema al ginocchio che lo tiene fuori per quattro delle ultime cinque gare. E con un solo gol, uno dei suoi limiti, che comunque risulterà decisivo nella classifica finale, il 2-3 momentaneo che alimentò ulteriormente la fiamma della rimonta nella sfida contro il Frosinone terminata poi 4-3 per i rossoblù.
Discesa e risalita
Si arriva così all’estate del 2024, Makoumbou perde il suo padre sportivo Ranieri e arriva Nicola. Iniziano a cantare le sirene di mercato, unite a un approccio con il nuovo allenatore che non appare dei più positivi per usare un eufemismo. Si avvicina al Sassuolo, ma poi la fumata nera lascia Makoumbou in Sardegna di fronte alla sfida di ritrovarsi e scalare le gerarchie in mezzo al campo. Il ritorno di Razvan Marin gli toglie spazio, la seconda stagione in A di Matteo Prati pure e per un giocatore che ha nella poca fiducia uno dei punti deboli mentali la strada verso una stagione anonima appare segnata. Contro Roma, Como e Lecce guarda i compagni dalla panchina in due casi e dalla tribuna causa infortunio nella gara contro la squadra di Fabregas, poi entra nel finale della sconfitta contro il Napoli con la partita già compromessa, infine ecco arrivare l’occasione per far ricredere Nicola. Titolare di fronte all’Empoli, ma il risultato è negativo. Non solo sul campo, perché Makoumbou gioca un primo tempo deficitario tanto da rimanere negli spogliatoi. I soliti difetti, il pallone che resta troppo tempo tra i suoi piedi per venire inevitabilmente rubato dagli avversari, la corsa che non basta, i duelli aerei assenti ingiustificati. Ci si attende un ritorno in panchina, la chance della stagione buttata al vento e il destino segnato. Invece eccolo di nuovo tra gli undici a Parma, il Cagliari vince la sua prima gara in campionato e Makoumbou è tra i protagonisti positivi. Titolare ancora contro Juventus e Torino e ancora sensazioni positive, poi all’improvviso il franco-congolese rivede vecchi fantasmi. Come a Verona l’anno prima anche a Udine sono due gialli ingenui a lasciare i compagni in dieci e portare alla sconfitta per 2-0. Potrebbe essere la pietra tombale, Oops I did it again la colonna sonora, invece l’ex Maribor è un giocatore nuovo. Non ha solo smussato gli angoli del suo modo di interpretare il calcio, ma ha anche acquisito una costanza mentale fino ad allora lontana dall’essere tale. Saltata la sfida contro il Bologna si ripresenta tra gli undici contro la Lazio, un’altra prestazione di sostanza e soprattutto di palloni giocati con velocità e perfino in verticale. Lui che è stato spesso e giustamente criticato per quei passaggi semplici, per l’incapacità di giocare in avanti. L’assist per il gol di Luvumbo arriva proprio da una sua verticalizzazione improvvisa, mancano ancora tiri e colpi di testa – ci prova da fuori area con risultati rivedibili all’Olimpico – ma almeno la velocità di pensiero cresce. E siccome l’appetito vien mangiando, contro il Milan mette in mostra la sua migliore prestazione da quando è in Sardegna. Intelligenza, sacrificio, pulizia, tecnica, freddezza e, appunto, verticalità. Con due momenti del vecchio Makoumbou che prova a uscire dal traffico vicino alla propria area perdendo inevitabilmente il possesso. Dettagli da smussare ancora un po’ per puntare poi a crescere negli altri aspetti che mancano. Ma un miglioramento sostanziale che lo ha riportato al centro del villaggio rossoblù, con l’aver convinto Nicola una medaglia al valore non da poco. Ora per Makoumbou l’obiettivo è crescere ancora, in un legame forte con la piazza e con la maglia rossoblù che cresce e con il Cagliari come unico pensiero dopo il (momentaneo?) addio alla nazionale.
Matteo Zizola