Sconfitta 2-1 in Sicilia. Secondo tempo dove il Palermo, salvo tre minuti nel recupero, ha scherzato con il Cagliari. Zona retrocessione pericolosamente vicina, di nuovo. Pomodori sul direttore artistico di serata Fabio Liverani e giù il sipario. A vederla di pancia Palermo-Cagliari è un po’ tutta qui, ma sarebbe molto semplicistico mettere il tecnico romano davanti a tutti i problemi, ormai cronici, di questa formazione.
Contesto
Vero, l’allenatore ex Lecce e Parma, tra le altre, ha le sue colpe e ha messo del suo dal punto di vista mediatico, soprattutto in sala stampa e nelle dichiarazioni post-partita, per creare uno strappo probabilmente irreparabile con i tifosi, che più volte nelle ultime settimane hanno chiesto il suo esonero. Così come alcune scelte tattiche hanno lasciato fin qui perplessi: dalla costruzione dal basso passando per la mancata creazione di un’ossatura stabile in rosa, soprattutto in difesa, o la gestione particolare di alcuni calciatori (Luvumbo e Obert su tutti). Per toccare solo alcuni tra gli aspetti maggiormente criticati negli ultimi mesi. Il Cagliari in campo dà costantemente l’impressione di essere un cantiere aperto, aspetto non accettabile a una partita dal giro di boa della Serie B. Purtroppo per i rossoblù però i problemi presenti in squadra non si fermano qui. Sarebbe troppo semplice e anche anacronistico dare tutte le colpe di questa ennesima stagione al di sotto delle aspettative all’allenatore romano. Il passato, e parliamo di campionati su campionati e non di episodi sporadici, insegna che in casa rossoblù provare a ripulire l’ambiente con un colpo di spugna in panchina non basta. Sperare nell’ennesimo salvatore della patria che si cali dall’alto all’improvviso nell’inferno targato Cagliari per risolvere ogni male sembra un atto di fede a cui nemmeno il più credente dei tifosi vuole sottoporsi. Liverani, come detto, ha le sue colpe, ma la storia recente del club parla di fratture più profonde per una società che va avanti in loop ormai da almeno tre stagioni come nelle trame di quei film hollywoodiani in cui si vive ogni giorno la stessa vita senza mai imparare davvero qualcosa.
Club
Proprio per questo la dirigenza al momento sembra il vero problema di questa formazione. Il presidente Tommaso Giulini va allo stadio con i figli, era presente anche nel freddo di Terni a sbuffare in tribuna. Gesti che vanno in contrasto con l’accusa di parte del tifo di volere il male della squadra. Però questa affezione di facciata ormai non basta più. Con la Serie B si è tentato un netto repulisti anche dirigenziale, ma la piazza al momento sembra disorientata dalle scelte spesso simili, dagli errori che si ripetono e dal gioco al ribasso che campionato dopo campionato vede il Cagliari sempre vincitore. Ai sardi serve una guida esperta, non tanto o non solo in panchina, che riesca a incanalare sogni e ambizioni, se ancora ci sono, della proprietà. E alla proprietà serve trovare una figura della quale fidarsi senza stravolgere i piani inziali per idee o progetti momentanei. Esercizio di stile non semplice, ma questo chiede la classifica e la storia delle ultime stagioni. E poi c’è un silenzio assordante che fa più rumore rispetto a mille parole. Il patron Giulini non parla da tantissimo tempo, dopo la retrocessione e la dura contestazione sta vivendo il mondo rossoblù più in disparte. Lui stesso aveva confessato di aver perso un po’ di passione nel suo gruppo dopo alcune scelte e alcune situazioni, e aveva anche aperto alla possibilità di far partire un nuovo progetto con nuovi soci all’interno del club. Dopo diversi mesi però serve un segnale. Qual è il futuro che la dirigenza ha in mente per questa squadra? Quali sono le linee guida per provare da gennaio a voltare pagina? Sono tanti i quesiti che la piazza ha lasciato in sospeso e che la società ancora non ha raccolto.
Giocatori
E poi ci sono i calciatori. Perché negli ultimi anni le accuse ad allenatori vari e dirigenti o presidenti hanno distolto in parte l’attenzione da un’evidente carenza mostrata da chi è sceso in campo. La sconfitta di Palermo in questo senso è stata un simbolo dei mancati attributi di questa rosa negli ultimi anni. Il Cagliari concede ormai da copione scritto almeno un paio di occasioni a partita agli avversari per disattenzioni o per mancata lucidità. E se si esclude il pazzo finale di Frosinone in campionato la rosa di Liverani non ha mostrato quasi mai il carattere necessario per ribaltare il trend negativo. In diciotto turni gli isolani sono andati in svantaggio per dieci volte, riuscendo poi a vincere solo una volta, contro il Cittadella alla seconda giornata. Un dato che racchiude bene la pochezza anche di voglia, fame e grinta di questo gruppo. Una delle mancanze peggiori delle ultime stagioni, non a caso con un pizzico di malizia in più questa rosa a Venezia l’anno scorso si sarebbe salvata. Ci sono giocatori che hanno dato tanto per il club, come Pavoletti, che ha sbottato dopo la vittoria con il Perugia per la reazione della piazza e la contestazione dei tifosi. Ma anche i veterani devono capire che il pubblico è stanco, serve di più per ridare al Cagliari un briciolo di illusione per un futuro che mai come in questi giorni sembra così nero. Una terra, uno spogliatoio, una dirigenza, sembra partito il si salvi chi può, ma per tornare a crescere l’unica soluzione è riunire tutti i componenti. Un rebus di complicatissima risoluzione per un club che ne ha sbagliati di più facili da completare.
Roberto Pinna