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Marko Rog | Foto Alessandro Sanna

Cagliari, il nodo sulla gestione degli infortuni di lungo corso

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Sfortuna o errori, cosa si cela dietro gli infortuni dei lungodegenti in casa Cagliari? La dea bendata che ha voltato le spalle ai rossoblù, oppure una gestione dei tempi di recupero con la fretta come cattiva consigliera? Se tre indizi fanno una prova, quattro diventano quasi una sentenza.

Tra necessità e attesa

La situazione di classifica, in alcuni casi, non ha favorito la pazienza. La voglia di recuperare quanto prima giocatori fondamentali per la corsa salvezza può aver giocato un brutto scherzo, il destino può aver aggiunto il suo carico. L’esempio di Nahitan Nández è indicativo, con il León che dopo l’ultima visita di controllo ha visto il proprio rientro rinviato – nella migliore delle ipotesi – per le ultime due gare di campionato. L’infortunio patito nella gara di Coppa Italia contro il Sassuolo datata 19 gennaio non sembrava poter essere un grosso problema. Dopo aver saltato anche la gara contro lo Spezia, però, la sensazione che qualcosa non andasse per il verso giusto è diventata certezza nelle ultime ore. Gestione dei tempi che nel caso di Nández lascia più di qualche dubbio. Il 21 gennaio – due giorni dopo la gara di Reggio Emilia – il professor Salvi indica in tre settimane il blocco totale per il centrocampista uruguaiano. Lo stesso giorno, come da report della società rossoblù, il León inizia l’allenamento differenziato per una contusione alla gamba destra, pur se gli esami svolti sancivano la lesione di secondo grado del legamento collaterale mediale. Dopo circa un mese, il 24 febbraio, una nuova visita a Villa Stuart dal professor Mariani conferma ancora una volta la lesione del legamento, consigliando la prosecuzione del trattamento conservativo e il programma di riabilitazione intrapreso. Dai venti ai trenta giorni, questi i tempi indicati da Mariani per la persistenza dei sintomi, un invito sostanziale alla prudenza. Alla vigilia della sfida contro la Lazio del 5 marzo, però, Walter Mazzarri annuncia il probabile rientro in gruppo di Nández il successivo martedì 8 marzo, rientro che però non avviene fino alla marcata visita di La Spezia. Anche perché giovedì 10 marzo il giocatore lamenta dolore dopo aver calciato il pallone ed è qui che i conti fanno a pugni con le indicazioni del precedente controllo. La sensazione, per non dire la certezza, è che si sia voluto accelerare il recupero del León arrivando a una ricaduta che ora lo terrà fermo ancora a lungo.

In principio fu Rog

Errare è umano, perseverare è diabolico si dice. Nández è solo l’ultimo a cadere nella trappola di una gestione degli infortuni di lungo corso in casa Cagliari. La componente della sfortuna non si può eliminare, come nel caso di Marko Rog. La rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro arrivata nell’amichevole contro l’Augsburg ha fatto seguito all’identico infortunio occorso nel dicembre del 2020 nella gara contro la Roma. Quasi otto mesi di distanza, pochi minuti in campo e il nuovo problema che ha tolto al Cagliari un elemento fondamentale in vista del campionato, alla stregua di un vero e proprio nuovo acquisto. E la domanda sorge spontanea: semplice malasorte o troppa fretta, peraltro per una sgambata in un’amichevole precampionato? Rog è rimasto a riposo fino al 23 settembre per poi procedere con la nuova operazione e la speranza di poter rientrare entro la fine di questa stagione. I tempi medi di recupero per una lesione di questo tipo sono di sette mesi e mezzo, ma visto il doppio infortunio la prudenza dovrebbe farla da padrona. Dovrebbe, appunto. Perché la classifica chiama e il Cagliari vorrebbe rivedere il croato in campo almeno per il rush finale di maggio. Rischio calcolato o eccessivo che sia, i precedenti non inducono all’ottimismo.

Kevin e Walu

Il centrocampo resta la vera croce. Non solo Nández e Rog, ma anche Kevin Strootman si aggiunge alla serie degli infortunati rossoblù. L’olandese – secondo indicazioni della società – sembrava pronto al rientro a inizio febbraio. Invece, un mese e mezzo dopo i tempi previsti, di lui si sono perse le tracce. La riabilitazione continua, i giorni passano e il campionato non aspetta. E per l’olandese il rientro potrebbe così non avvenire prima della chiusura della Serie A. Gli accertamenti alla clinica Korian di Quartu Sant’Elena a settembre, le partite giocate con il freno a mano tirato, l’operazione a dicembre. Una sequenza di eventi che lasciano intravedere una gestione dei tempi di recupero – e dell’infortunio – che non ha ridotto la convalescenza, tutt’altro. Discorso simile a quello di Sebastian Walukiewicz che, dei quattro citati, sembrerebbe essere quello più vicino al rientro. Ultima gara giocata il 26 settembre a Napoli, poi una contusione alla coscia sinistra che lo vedeva costantemente tra i giocatori in allenamento differenziato, infine come un fulmine a ciel sereno l’operazione a Villa Stuart. Siamo al 12 novembre, un mese e oltre più tardi rispetto alla data nella quale si è presentato per la prima volta il problema all’anca con riflessi sull’inguine. Il responso parla di stagione praticamente finita, anche se la speranza di rivederlo in campo almeno da metà aprile resta aperta. Così come resta aperta la domanda sulla gestione di un infortunio e soprattutto dei tempi.

Un altro risvolto di una classifica che non aiuta ad avere pazienza. Oltre ai tanti problemi – fisici e di costruzione della rosa – che hanno fatto spingere sull’acceleratore. Altro sintomo di una capacità di programmazione non ottimale, per usare un eufemismo, che ha portato la società rossoblù a forzare diverse situazioni come quelle relative a Nández, Rog, Strootman e Walukiewicz. Gli infortuni e le scelte per superarli – dal trattamento conservativo all’operazione – lasciano più di qualche dubbio sulla gestione dalle parti di Via Mameli e di Assemini. Piangere sul latte versato serve comunque a poco, ma imparare da quanto successo deve diventare la strada maestra per il futuro.

Matteo Zizola

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