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Cagliari, i dati non mentono: la gestione Giulini e i numeri senza appello

Tommaso Giulini durante la festa promozione alla Unipol Domus | Foto Luigi Canu/Centotrentuno
Tommaso Giulini durante la festa promozione alla Unipol Domus | Foto Luigi Canu/Centotrentuno
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Calcio e numeri, interpretazione e realtà. Le statistiche non mentono, soprattutto se valutate su ampio raggio e non nel breve periodo. Difficile dire oggi cosa sarà del Cagliari di Claudio Ranieri formato 2023-24, otto giornate sono troppo poche per esprimere sentenze e giudizi sommari. L’ultimo posto in classifica, le sei sconfitte totali, i due pareggi per 0-0, le quattro gare perse consecutivamente contro avversari di livello rappresentano la peggior partenza della storia del club nel massimo campionato: dati estremamente negativi, ma con il tempo ancora dalla parte dei rossoblù. Poi, però, c’è la storia più o meno recente, quella dei tornei dal 2004-05 – ritorno della Serie A a venti squadre – e quelli dal 2014-15, ossia dell’inizio dell’era Tommaso Giulini alla guida del club rossoblù. E in questo caso la sentenza è di quelle senza appello, un progetto – parola spesso abusata nel calcio – che ha fatto i conti con la realtà e un salto di qualità sperato, atteso, ma di fatto rimasto nel mondo delle idee.

Record negativo

La sconfitta per 1-4 contro la Roma di Mourinho non è stata solo la quarta consecutiva per il Cagliari di Ranieri, ma anche la numero 137 in Serie A dalla stagione 2014-15, la prima della gestione Giulini. Non un dato qualsiasi, perché su un totale di 274 gare giocate dai rossoblù in massima serie quella contro i giallorossi ha portato al 50% la percentuale di sconfitte negli ultimi otto campionati di A. Un numero inequivocabile che si accompagna ad altri dati che non regalano sorrisi, tutt’altro. Sono 68 i pareggi nel periodo preso in esame e 69 le vittorie, in sostanza il Cagliari ha vinto soltanto una partita su quattro di quelle disputate, pareggiate altrettante e perse la metà. Una media di 38 punti a campionato, con il picco dei 47 raccolti nel 2016-17 e quello negativo dei 30 nel 2021-22. Il confronto con gli anni dal 2004/05 al 2013/14 è impietoso: nei dieci tornei precedenti all’avvento del patron milanese i rossoblù hanno giocato 380 partite, con 158 sconfitte (il 41,6%), 115 pareggi (30,3%) e 107 vittorie (28,1%). Senza contare quello in corso, dal campionato 2014-15 il Cagliari per ben 5 volte su 8 ha raccolto almeno 19 sconfitte su 38 (due volte 21, due volte 20, una volta 19), riuscendo soltanto in un’occasione a superare le 11 vittorie stagionali nel 2016-17 (14 totali). Al contrario nelle dieci stagioni precedenti mai i rossoblù avevano perso più di 18 gare (una sola volta 18 nel 2007-08, anno della salvezza firmata Ballardini) e, soprattutto, solo in 3 casi su 10 non avevano ottenuto almeno 10 vittorie (2005-06 con 8 e 2006-07 / 2013-14 con 9), mentre dal 2014-15 su sette tornei sono quattro i campionati con almeno dieci vittorie e tre senza averle raggiunte.

C’era una volta il fortino

Insieme si vince, di qui non si passa, Sardegna Arena bolgia infernale“. Era il 5 settembre 2017 quando Tommaso Giulini affidava a questo tweet il suo personale saluto-auspicio per la nuova casa del Cagliari. Costruita a tempo di record, in attesa del vero e proprio stadio che, ancora oggi, non ha ancora visto completato l’iter burocratico. Un auspicio rimasto nell’etere social, perché quello che avrebbe dovuto essere il fortino rossoblù è stato di fatto spesso e volentieri terra di conquista dell’avversario di turno. Considerando anche i due anni precedenti alla nascita della Sardegna Arena – oggi Unipol Domus – quando il Cagliari ancora giocava le partite casalinghe nel vecchio Sant’Elia, dal 2014-15 alla stagione attuale i rossoblù in Serie A hanno ottenuto tra le mura amiche 44 vittorie, 31 pareggi e 62 sconfitte. Su 137 gare totali, dunque, il 32,1% ha portato i tre punti, il 22,6% un punto e il 45,3% zero. Il confronto con le dieci stagioni precedenti vede numeri che parlano da soli. Su 190 incontri – tutti al Sant’Elia – 79 sono state le vittorie (41,6%), 62 i pareggi (32,6%) e infine 49 le sconfitte (25,8%). Un altro dato risulta emblematico, quello del numero di partite perse davanti al proprio pubblico nelle singole stagioni. Mai nei dieci campionati di Serie A prima dell’avvento di Giulini i rossoblù avevano lasciato l’intera posta in palio più di 8 volte, mentre sono ben 4 su 7 i campionati dal 2014-15 nei quali il Cagliari ha perso almeno 10 gare in Sardegna. Proprio 10 nel 2017-18, nel 2020-21 e nel 2021-22, 11 nel 2014-15. Nel periodo dal 2004-05 al 2013-14 incluso, invece, i rossoblù riuscirono a perdere soltanto una gara in casa nella prima delle stagioni prese in esame, due nel 2005-06, quattro nel 2008-09 e nel 2011-12, cinque nel 2006-07 e nel 2009-10, sei nel 2007-08, sette negli ultimi due anni della presidenza targata Massimo Cellino (2012-13 e 2013-14) e infine otto nel 2010-11. In attesa di trovare il primo sorriso nel campionato in corso, sia in trasferta che soprattutto in casa, dove gli uomini di Ranieri hanno raccolto un solo punto in quattro gare, quello contro l’Udinese.

Campionato a parte

Le statistiche vanno anche interpretate, periodi differenti portano a valori differenti non solo del Cagliari, ma anche delle avversarie. È il caso delle sei grandi della Serie A, ossia Inter, Milan, Juventus, Roma, Lazio e Napoli, con quest’ultimo che è il chiaro esempio di un confronto che non può prescindere dalla crescita esponenziale dei partenopei nelle ultime stagioni. Guardando alle sfide contro le grandi ed escludendo dal novero Atalanta e Fiorentina – troppo altalenanti nell’arco di 17 stagioni per fare statistica – risulta comunque evidente lo scarto tra i rossoblù della gestione Giulini e quelli delle dieci stagioni precedenti, ancora una volta partendo da quando la massima serie è tornata a 20 squadre nel 2004-05. Dal 2014-15 a oggi in Serie A il Cagliari ha giocato 87 gare contro le sei squadre menzionate, vincendone appena 7 (8%), pareggiando 14 volte (16,1%) e perdendo ben 66 volte (75,9%). Una squadra tutt’altro che ammazzagrandi, che rende ancora più chiara la frase di Claudio Ranieri dopo la sconfitta contro la Roma “dopo la sosta inizia il nostro campionato”. Perché, di fatto, il Cagliari delle ultime sette stagioni in Serie A ha effettivamente disputato spesso e volentieri un altro campionato rispetto alle sei formazioni più quotate. Tre le vittorie contro l’Inter, una contro Milan, Napoli, Juventus e Roma, nessuna contro la Lazio. Guardando ai dieci tornei precedenti, invece, su 112 gare di fronte alle squadre indicate sono state 19 le vittorie per i rossoblù (17%), 30 i pareggi (26,8%) e 63 le sconfitte (56,2%). Risalta quest’ultimo dato, con un numero di partite perse inferiore nei dieci campionati dal 2004-05 al 2013-14 rispetto a quelle dal 2014-15 in poi, pur con 25 gare in più disputate nel secondo periodo. Ancora più marcata la differenza guardando alle sole sfide casalinghe: una vittoria dal 2014-15 contro Inter, Milan, Roma e Juventus, zero contro Napoli e Lazio, mentre solo i rossoneri sono rimasti imbattuti in Sardegna anche nei dieci tornei precedenti. I numeri totali sono anch’essi impietosi. Su 45 gare della gestione Giulini contro le sei grandi sono arrivate 4 vittorie (8,9%), 7 pareggi (15,6%) e 34 sconfitte (75,6%), mentre nei dieci campionati di Serie A antecedenti – 56 partite – sono state 12 le vittorie per i rossoblù (21,4%), 19 i pareggi (33,9%) e 25 le sconfitte (44,6%). Vero è che la distanza dei valori tra prime e altre si è via via ampliata con il passare degli anni, soprattutto dal punto di vista economico, ma i numeri parlano di una differenza enorme che non può essere giustificata soltanto da questo fattore. Così come le due retrocessioni – e conseguenti due tornei da neopromossa – hanno avuto il loro peso, pur se questo dettaglio viene smentito proprio dal miglior campionato della gestione Giulini, quello del 2016-17 che arrivò dopo la vittoria di quello cadetto l’anno prima.

Matteo Zizola

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