Difficile essere ottimisti dopo un inizio di campionato lontano dalle aspettative dell’ambiente. Niente è perduto però, in una stagione che per il Cagliari ha ancora tanto da dire e che può essere riportata sui giusti binari con trentuno partite ancora da giocare. Il tempo è dalla parte dei rossoblù, ma già dalla trasferta contro il Genoa uno scatto d’orgoglio è doveroso.
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L’obiettivo, almeno dalle parole di Liverani dopo la sconfitta contro il Venezia, è quello di “stare entro le prime cinque o sei”. Ovvero un posto nei playoff. Dichiarazioni che possono essere una tattica per abbassare le aspettative o, al contrario, figlie della realtà dei fatti secondo la visione del tecnico rossoblù. Che sia l’uno o l’altro, il tempo per riacciuffare le prime due posizioni per la promozione diretta non manca e guardando al recente passato della cadetteria i dati lo confermano. Certo, nelle ultime due stagioni chi è salito direttamente in Serie A aveva già messo il muso davanti dopo sette partite, mentre il Monza – quarto in regular season e poi promosso dopo la finale contro il Pisa – nel passato campionato aveva raccolto solo nove punti nelle prime sette gare, uno in meno del Cagliari attuale. Riavvolgendo il nastro al 2018-19, il Brescia che a fine stagione raggiunse la Serie A senza passare dalla roulette dei playoff navigava dopo sette giornate all’ottavo posto con dieci punti raccolti, stesso ruolino di marcia del Parma nel campionato 2017-18 quando l’Empoli vincitore del torneo aveva 12 punti e navigava in quinta posizione. Situazione ancora più difficile quella della Spal nel campionato del 2016-17, con i ferraresi che prima dell’ottavo turno erano lontani dalle prime posizioni, decimi in classifica con soli 8 punti all’attivo. Nel 2015-16, ultima volta del Cagliari in Serie B, sia i rossoblù che il Crotone misero fin da subito in chiaro chi avrebbe chiuso ai primi due posti, mentre l’anno prima Carpi e Frosinone erano sì secondi dopo sette turni, ma entrambi con soli 12 punti in un campionato tra i più livellati della storia recente. Nel 2013-14 era il Palermo, primo in classifica a fine stagione, a essere partito con il freno a mano tirato. Ottavo posto con dieci punti, una posizione più in alto rispetto al Cagliari attuale pur con lo stesso bottino.
Alzare la media
Da quando la Serie B è tornata la formato a 20 squadre, ovvero nelle ultime tre stagioni, la squadra che ha terminato il campionato al secondo posto aveva raccolto 69 punti in due casi e 66 nel terzo. Tradotto in media punti rispettivamente 1,82 e 1,74 a partita. I rossoblù di Liverani dopo le prime sette giornate della stagione in corso viaggiano a una media parecchio lontana da quella promozione, fermi a 1,43 punti a gara. Anche guardando ai tornei precedenti con il formato a 22 squadre, però, la media promozione non è quasi mai stata sopra 1,8 a partita, con l’unico picco rappresentato proprio dal Cagliari di Rastelli che chiuse con 1,95, favorito anche dalla corsa a due per il primo posto con il Crotone di Juric. Facendo i conti della serva, con trentuno partite ancora da giocare, i rossoblù di Liverani per ambire alla promozione diretta dovranno alzare il ritmo senza se e senza ma. Con la quota 69 come obiettivo per raggiungere uno dei primi due posti, Rog e compagni dovranno raccogliere 59 punti in trentuno gare, 1,9 di media a partita. In sostanza meno della media tenuta dal Cagliari della promozione del 2015-16, solo 0,08 in più rispetto alla media totale che ha garantito la Serie A nelle ultime due stagioni.
Quanto raccontato dal passato non può essere verità assoluta e raggiungere quota 69 a fine campionato non garantisce automaticamente un posto in paradiso. Resta però un obiettivo minimo al quale il Cagliari può aspirare senza dubbio, anche al netto di un inizio di stagione al rallentatore. Smuovere la classifica fin dalla gara di Genova diventa obbligatorio, al contrario la corsa verso il traguardo finale diventerebbe ancora più in salita. Chi ha tempo non aspetti tempo, si dice, ma non tutto è perduto, anzi.
Matteo Zizola