Michel Adopo, Alessandro Deiola, Antoine Makoumbou, Razvan Marin e Matteo Prati. Cinque nomi (in rigoroso ordine alfabetico) per due maglie, cinque curriculum e caratteristiche tecniche differenti. Non è certamente un compito semplice per Davide Nicola quello di scegliere, partita dopo partita, la coppia in mediana che userà il suo Cagliari. A Genova contro i rossoblù di Patrick Vieira il tecnico piemontese ha optato per il duo formato da Razvan Marin e Michel Adopo. Una variazione sul tema, l’ennesima di queste prime 13 giornate.
Equilibrio
Una scelta che ha convinto solo in parte, ma probabilmente dettata da alcune necessità. La prima, quella più generale, risponde al dover provare a dare lo stesso spazio a tutti i centrali in rosa, per rispettare gli equilibri di spogliatoio. Cercare di far sentire tutti protagonisti, garantendo opportunità il più possibile paritarie. La seconda, più particolare, era quella di valorizzare la settimana praticamente perfetta del 28enne di Bucarest, reduce dalle ottime prestazioni con la maglia della Romania in Nations League, tra gol e riflettori di livello europeo. “In mezzo al campo ho l’imbarazzo della scelta”, aveva detto Nicola nel presentare la sfida al Genoa. “È un bel problema, mi piacerebbe farli giocare tutti ma in generale tutti hanno avuto alto minutaggio, ennesimo segnale di quanto la rosa sia valida”. Ed effettivamente, andando a vedere quanto hanno giocato i cinque centrali rossoblù, a grandi linee l’equilibrio c’è: 763 minuti per Marin spalmati in 12 presenze (condite da 3 reti), 579 per Adopo (in 10 presenze), 569 per Deiola (in 11 presenze), 514 per Makoumbou (9 presenze) e soli 237 per Prati (5 presenze). Ma è reale anche l’imbarazzo di Nicola, che con il passaggio ormai definitivo al 4-4-1-1 ha visto ridursi lo spazio per i suoi centrali, tutti potenziali titolari.
Abbondanza
Una situazione che da una parte ha trovato un sostanziale equilibrio, dall’altra però paradossalmente rischia di creare squilibri. Perché se è vero che con il centrocampo a 4 il Cagliari ha trovato una sua identità precisa, ancora nella scelta dei “titolari” Nicola non ha voluto assumere posizioni nette. La coppia Makoumbou-Adopo sembrava aver garantito un certo rendimento davanti alla difesa, grazie anche all’intesa naturale tra i due (amici anche fuori dal campo, entrambi francesi), tale da far ipotizzare che potesse essere questo il duo di riferimento in mediana. A Genova, invece, Nicola ha lasciato in panchina l’ex Maribor a favore di Marin che, al di là del gol segnato su rigore, ha dato l’impressione di soffrire in quella posizione. ”Ho giocato in varie posizioni nel corso degli anni, sia da mezzala che sulla trequarti ho cercato di rendermi utile, ma decide il mister”, ha detto il buon Raz nell’angusta sala stampa del Ferraris dopo il 2-2 di Genova, facendo sfoggio di una diplomatica sagacia dialettica. Però non è un mistero che con l’ingresso di Makoumbou al 68’ proprio per l’ex Ajax la mediana rossoblù ha fatto un passo in avanti a livello di ampiezza del gioco, favorita anche dalla tattica conservativa del Grifone a protezione del vantaggio firmato da Miretti. L’ingresso di Deiola per Adopo qualche minuto più tardi ha dato ulteriore freschezza al centrocampo del Cagliari nella fase più calda del match e proprio dal destro del sangavinese è partito il lancio su cui è arrivato il fallo su Piccoli che ha portato al secondo rigore per i sardi, poi trasformato proprio dal centravanti classe 2001.
Prati desaparecido
Viva l’abbondanza, dunque. Vero, ma troppe scelte possono anche causare problemi. Perché se a Genova davanti alla difesa hanno giocato in quattro (a turno, ovviamente), ancora una volta a restare in panchina a guardare i compagni è rimasto Matteo Prati. Ovvero una delle stelle di un Cagliari operaio che punta sul collettivo più che sui singoli. Però il romagnolo fin qui è il centrocampista più sacrificato dal cambio di modulo dal 3-5-2 al 4-4-1-1: l’ex Spal dà il meglio in reparto a 3 in cui possa agire da play, così come avviene nell’Italia Under 21 di Carmine Nunziata, di cui è un pilastro inamovibile. Nicola ha provato a schierarlo nei due davanti alla difesa contro il Bologna insieme a Marin, ma l’assenza di un incontrista al suo fianco ha di fatto reso inutile la sua presenza in campo, con il centrocampo costantemente scavalcato dai lanci lunghi della difesa. “Viene prima il Cagliari”, ha detto Nicola riferendosi al dualismo in porta tra Alen Sherri e Simone Scuffet. Ma la frase vale anche per gli altri reparti, specie per il centrocampo. Perché ora per i rossoblù è fondamentale costruire un’identità forte che porti oltre alla prestazione anche il risultato: conta il collettivo e non il singolo, perché l’obiettivo più importante è quello generale, non il particolare. Chiunque Nicola decida di mandare in campo dovrà dare il massimo, pur se in una posizione potenzialmente non del tutto ottimale. Ma per Nicola (come lo era per Ranieri) conta solo la squadra.
Orizzonte gialloblù
Contro l’Hellas Verona, nella prima gara della 14^ giornata di Serie A, è facile immaginare un altro ballottaggio importante a centrocampo. All’Unipol Domus arriva una squadra incapace di pareggiare fin qui (4 vittorie e 8 sconfitte), reduce dalla pesante sconfitta interna contro l’Inter (0-5, maturato nel primo tempo) e finita in ritiro punitivo su decisione del club. Paolo Zanetti, da tempo sulla graticola, come sistemi di gioco ha ballato tra un 3-5-2 fluido e il 4-2-3-1, in un’alternanza che fin qui non ha prodotto effetti del tutto positivi, specie quando il Verona si è schierato a specchio rispetto all’avversario. Non sarà una partita semplice per il Cagliari e per Davide Nicola, che sfoglierà la margherita al centrocampo anche in base alle caratteristiche degli scaligeri. Di base fin qui si è vista una coppia costituita da un costruttore di gioco e un interditore. Favorito per la seconda maglia è certamente Michel Adopo, che si è costruito a furia di sostanza fisica e strappi in avanti un ruolo da quasi imprescindibile nella mediana rossoblù, mentre al suo fianco continua il ballottaggio tra Marin e Makoumbou. Lasciare fuori il primo, ovvero uno dei due capocannonieri (3 gol come Piccoli) o il secondo che, dopo le difficoltà di inizio stagione (e il doppio giallo di Udine), sembra essersi ripreso al meglio? Oppure Nicola deciderà di rispolverare Prati? “Melius abundare quam deficere”, dicevano i latini. Ma sarà sempre vero? Chissà.
Francesco Aresu