Dal baratro alla speranza e ritorno. Il destino nelle proprie mani, ma l’inerzia che spinge in direzione ostinata e contraria. Il comandante, nome Walter cognome Mazzarri, prova a mantenere la barra dritta ma le difficoltà sono evidenti e l’esperto navigatore cerca spazio tra le onde. La terra promessa per il Cagliari si chiama salvezza, a quattro miglia dal porto sicuro non mancano però i dubbi.
Illusione
Le premesse sono d’obbligo. Alzi la mano, ad esempio, chi non era convinto che dopo il filotto di inizio 2022 i rossoblù non avessero trovato finalmente la rotta giusta dopo tanto vagare in mare aperto. Grazie anche, se non soprattutto, a Walter Mazzarri. Quanto è arrivato dopo quello scatto ha però vanificato l’iniziale rimonta. E se da un lato cambiando l’ordine degli addendi il risultato non è cambiato – leggasi un altro allenatore che trova le stesse difficoltà dei predecessori – dall’altro il tecnico di San Vincenzo non può ritenersi esente da colpe. Lo dicono i numeri, lo dicono i risultati, lo dice la classifica. L’illusione che un girone d’andata drammatico si fosse trasformato in una crociera, per arrivare sereni all’obiettivo salvezza, è stata spazzata via dalle sei sconfitte nelle ultime sette partite. Non un semplice “passo falso che ci sta“, come Mazzarri ha definito l’uno a zero di Genova, ma tre punti su ventuno disponibili con il contorno di due scontri diretti persi quasi senza appello. Entrambi in Liguria, entrambi a seguire un trend nelle sfide contro le concorrenti che hanno visto il Cagliari raccogliere soltanto nove punti in otto gare tra Venezia, Genoa, Salernitana, Sampdoria e Spezia.
Montagne russe
Arrivare in corsa non è mai facile, con una squadra costruita non a propria immagine e somiglianza e con dinamiche da capire e il tempo che corre veloce. Dopo l’esonero di Semplici – un punto in tre partite – da Mazzarri ci si attendeva una sterzata decisa. Guardando alle stesse gare giocate nel ritorno – Spezia, Milan e Genoa – il bottino del tecnico di San Vincenzo è addirittura inferiore a quello del predecessore. Un punto per Semplici, zero per Mazzarri. Nonostante un mercato di gennaio che sembrava aver risolto i problemi sia tecnici che di coesione del gruppo. Le epurazioni di Godín e Caceres con l’arrivo di giocatori più funzionali come Lovato e Goldaniga, il fido scudiero Baselli a prendere il posto dell’altro uruguaiano Oliva. I risultati che hanno rispecchiato le speranze di un cambio di rotta con i 15 punti raccolti in 8 partite. Poi il buio, il tesoretto buttato e il baratro nuovamente a un passo. E se, come detto, salire sul treno già partito non è un lavoro semplice, dopo 31 partite in sella un alibi di questo tipo deve essere dimenticato. A maggior ragione se in mezzo le parole avevano confermato che la strada giusta era stata intrapresa. “Ora i ragazzi è come se fossero telecomandati, adesso la squadra incarna lo spirito del proprio allenatore“. Sembra passata un’era, ma era solo il 6 febbraio, giorno della vittoria rossoblù a Bergamo.
Errori
Mazzarri è un martello. Ritmi alti in settimana, pressione mentale sempre a livelli importanti. Poca carota e molto bastone, soprattutto dopo il rilassamento arrivato in seguito alla vittoria di Torino contro i granata di Juric. Ma la storia insegna che il Cagliari delle ultime stagioni, quando in difficoltà, ha bisogno più di un gestore che di un sergente. Lo ha dimostrato Leonardo Semplici con l’impresa salvezza dello scorso campionato. La squadra oggi sembra scarica, il gruppo vittima di una psicosi collettiva, i famosi cerchi a fine partita dell’ex allenatore un ricordo sbiadito. Tutti per uno uno per tutti sembra diventato un ognuno per sé, vittime dei propri demoni. Mazzarri, in questo contesto, sembra aver perso il telecomando messo in mostra a Bergamo. Squadra sfilacciata, scelte rivedibili, giocatori che diventano protagonisti per poi uscire dai ranghi, l’assenza di un piano di riserva che possa adattarsi maggiormente agli avversari di turno. Io sono io e con le mie caratteristiche il risultato arriverà, questa sembra la tendenza intrapresa senza possibilità di modifiche.
Tra alibi e scuse
C’è poi la nota dolente in cima alla lista. Le parole le porta via il vento e le conferenze stampa – o le dichiarazioni nei post partita televisivi – sono spesso pura retorica. Non è detto che quanto espresso in pubblico trovi conferma tra le mura dello spogliatoio. Quello che traspare, però, è che Mazzarri abbia perso via via lucidità nell’analisi delle sconfitte. O, per utilizzare un concetto caro ai venditori, nell’analisi dei bisogni. Le decisioni arbitrali, gli episodi, le assenze, la sfortuna, i punti non arrivati solo per via della mala sorte, gli errori che si ripetono che non diventano qualcosa su cui intervenire, ma destino beffardo con la ruota che non gira mai a favore. Tutte cose valide una tantum, ma che non possono diventare la ragione di ogni male. Anche perché le decisioni contestate spesso non hanno trovato risposta regolamento alla mano, gli episodi nel lungo termine girano se si ha la volontà di farli girare a proprio favore, al contrario diventano una colpa e non un alibi. E le assenze, in alcuni casi, sono frutto della gestione dei recuperi piuttosto che di mera sfortuna. I gol subiti negli ultimi minuti – Lazio, Venezia, Salernitana, Fiorentina, Napoli, Genoa – sono costati punti pesanti ma non possono essere casuali. Lo stesso dicasi per quelli subiti da situazioni di palla inattiva o con ripartenze rapide.
I numeri non mentono
Per Mazzarri si tratta della peggior stagione in carriera per media punti. Nemmeno alla guida del Watford in Premier League ottenne meno di un punto a partita. Oggi sono 0,87, allora furono 1.05. Il tecnico di San Vincenzo paga dazio anche nel confronto con gli altri allenatori rossoblù dell’era Giulini. Secondo solo a Zola per la peggior media punti tra i subentranti – ma l’ex numero dieci guidò la squadra soltanto in dieci occasioni, raccogliendo 0.8 di media a gara – e dietro ai soli Di Francesco (0.65) e Zeman (0.62) tra gli allenatori del Cagliari post Cellino con più di 10 partite in panchina. Tutti dati che mettono Mazzarri di fronte a una verità incontrovertibile e che, con tutti gli alibi che si possono concedere, non possono non inchiodare anche il comandante alle proprie responsabilità. Le ultime quattro partite dovranno senza se e senza ma portare la nave a destinazione, poi sarà il tempo dei bilanci definitivi. Quando nessuno, nemmeno Mazzarri, potrà ritenersi una certezza.
Matteo Zizola