La salvezza passa dagli scontri diretti in trasferta. Una frase che tra addetti ai lavori e tifosi ci siamo ripetuti spesso nelle ultime settimane affrontando l’argomento permanenza in Serie A del Cagliari. I tre punti strappati con l’1-0 firmato da Deiola dai rossoblù al Sassuolo, in una Unipol Domus vestita a festa, invece hanno spostato il focus su una nuova impresa che passa anche e soprattutto dalle gare interne: quella vinta con i neroverdi e la prossima contro il Verona. Specie in un percorso verso la salvezza caratterizzato dall’andamento lento di tutte le squadre coinvolte.
Cattiveria
Certo dopo la Pasqua lo scontro diretto in casa del Genoa sarà la grande occasione da colpo del ko contro i liguri, ma la gara contro il Sassuolo dà ai ragazzi di Walter Mazzarri un importante vantaggio, ancor più mentale oltre che matematico. A livello umorale la sfida ai neroverdi deve rappresentare anche un importante insegnamento per i rossoblù: la frenesia può portare solo a delle beffe. Come già successo in alcune gare della stagione, pensiamo a Venezia o Salernitana. Per la salvezza servono cinismo, mente fredda e cattiveria. E ha ragione il tecnico toscano quando a fine gara nella pancia della Unipol Domus confessa ai giornalisti: “Un peccato non aver chiuso prima una partita dominata per lunghi tratti. I ragazzi sono entrati con la voglia di spaccare il mondo, ma devono anche capire che per portare a casa alcune sfide serve essere più lucidi e sereni nelle scelte di tiro o nell’ultimo passaggio“. Al di là di un Sassuolo arrivato in Sardegna, forse, con la pancia piena dopo una stagione altalenante ma positiva e con ancora poco da offrire, si è visto un Cagliari diverso. Attento in difesa, prima volta senza subire reti in casa per Joao Pedro e compagni (il fatto che ci siano volute 33 giornate di Serie A per raggiungere questo traguardo dà il giusto peso alla porta inviolata di Cragno contro i neroverdi), ma soprattutto propositivo e pimpante in attacco. Ben 6 i tiri in porta nei soli primi 45 minuti (8 in totale), dopo che i sardi avevano faticato a farne anche solo uno tra i pali nelle ultime cinque sconfitte in 90 minuti.
Protagonisti
Il ritorno di Bellanova sui suoi livelli: attivo in fase di ripartenza rapida e attento in quella di non possesso e di ripiegamento. Il ritorno da equilibratore di Grassi dopo la squalifica. Un Marin sempre più protagonista che ha illuminato la sfida con alcuni assist da calciatore vero. Un Lovato che si conferma un marcatore di assoluto livello per l’attuale campionato italiano, il recupero graduale di Marko Rog subentrato con piglio e anche capace di andare per due volte vicino al gol con gli inserimenti. E infine un ritorno da titolare per Keita che forse deve ancora riprendere le misure con la porta ma che ha aiutato tanto a costruire e far salire la squadra, liberando da eccessivi compiti tattici Joao Pedro. Sono tanti gli spunti positivi che lascia a Mazzarri a livello di singoli la sfida al Sassuolo, ma l’aspetto da cui ripartire è lo spirito di gruppo con finalmente dei cambi dalla panchina parsi centrati e concentrati al momento del loro ingresso in campo. Si è vista anche quella “sana paura” chiesta dal tecnico di San Vincenzo alla vigilia, quel timore che porta a mettere la gamba in ogni contrasto e a non calare l’attenzione negli episodi da fermo o nei minuti finali della partita. Può sembrare poca cosa ma sono tutti dettagli nei quali il Cagliari è spesso mancato in stagione. Una mentalità diversa sottolineata anche dai numeri: sono 15 i falli commessi dagli isolani, contro gli 11 del Sassuolo, e sono 72 i recuperi difensivi fatti, rispetto ai 62 dei ragazzi di Alessio Dionisi. Ora ai rossoblù spetterà l’esercizio più complesso visti i precedenti di questo campionato: dare continuità non solo ai risultati ma anche all’atteggiamento in campo. L’obiettivo dopo l’ennesimo anno travagliato sarà quello di chiudere il prima possibile a livello matematico il discorso salvezza. E poi sarà tempo di profonde analisi. Il patron Tommaso Giulini è un uomo di impresa, se analizziamo il Cagliari come un’azienda, come spesso piace dire alla dirigenza rossoblù, la squadra a livello di risultati è in un ristagno costante da diverse stagioni, dove fatica a fare classifica e a mettere in mostra i calciatori per il mercato, mentre a livello di bilanci dopo anni di solidità nelle ultime stagioni il segno rosso è iniziato a diventare un ulteriore indizio che indica la necessità di una svolta netta da parte del club per invertire una tendenza poco proficua.
Roberto Pinna