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Cagliari | Da uomo spogliatoio a elemento decisivo: Viola è più di un talismano

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Nel mondo dello spettacolo il viola è considerato un colore tutt’altro che fortunato, nel Cagliari al contrario il centrocampista di nome Nicolas e cognome Viola è tutt’altro che sinonimo di cattiva sorte. Almeno da quando è arrivato Claudio Ranieri sulla panchina rossoblù, con il regista calabrese spesso e volentieri decisivo da subentrante per ribaltare un risultato sfavorevole.

Talismano

Tra la finale di Bari e la rimonta contro il Frosinone a prendersi la scena come risolutore è stato Leonardo Pavoletti. I gol, d’altra parte, restano nella memoria, ma se il livornese è stato sì uomo decisivo sia al San Nicola che nell’ultima gara di campionato alla Unipol Domus, nel Cagliari c’è un altro elemento che è andato oltre quanto fatto dal capitano con il numero 30 sulle spalle. Viola, infatti, è il filo rosso che unisce tutte le ultime cinque partite vinte dai rossoblù nei minuti finali, dal Parma in casa al Bari in trasferta, dal Palermo all’Udinese in Coppa Italia passando per quella contro i ciociari in campionato. E se non fosse stato per il calcio di rigore causato proprio dal classe ’89 di Oppido Mamertina all’Arechi, anche contro la Salernitana il suo ingresso avrebbe significato tre punti. Partendo dall’andata della semifinale dei playoff di Serie B dello scorso 30 maggio, quando Viola subentrò a Mancosu al minuto 62 sul punteggio di 0-2, ribaltato dalle reti di Luvumbo al 68′, Lapadula all’85’ e di nuovo dell’attaccante angolano all’89’. Poi il ritorno della finale di Bari, quando sì il cross di Zappa e la zampata di Pavoletti hanno preso la scena, ma decisivo fu anche l’inserimento del numero 10 rossoblù all’82’, dodici minuti prima dell’apoteosi. Nuova stagione stesso destino, la prima e unica vittoria del 2022-23 arriva in Coppa Italia contro il Palermo ai supplementari. Viola entra sullo 0-0 all’85’, poi al 100′ pennella il pallone per il gol del vantaggio firmato di testa da Dossena, quindi il finale pazzo con il pareggio rosanero e il gol decisivo di Di Pardo all’ultimo respiro. Vittoria che non sarà più la sola con la rimonta da 0-3 a 4-3 contro il Frosinone, con sì l’ingresso di Oristanio e i gol di Pavoletti a risultare decisivi, ma con il nuovo impatto di Viola che serve l’assist per il momentaneo 3-3 e, soprattutto, entra in campo appena nove minuti prima che il Cagliari iniziasse la risalita. Infine la serata di Udine, ancora Coppa Italia, i rossoblù in svantaggio dopo aver dominato e il regista calabrese che impiega quattro minuti dal suo ingresso per pareggiare i conti su punizione. Senza dimenticare il gol del momentaneo 2-1 di Salerno vanificato poi dal rigore firmato Dia, con Viola entrato a inizio ripresa sullo 0-0.

Limiti e forza

Parlare di effetto Viola come se fosse semplice buona sorte sarebbe ingeneroso. Perché l’ex Benevento non è solo un talismano per Ranieri, ma un calciatore fondamentale per gli equilibri dello spogliatoio e per la personalità messa in campo quando chiamato in causa. Le parole di Sir Claudio nella conferenza stampa di oggi 3 novembre ne sono la riprova: “è un giocatore di grande determinazione, presenza, personalità e qualità“. Che fanno il paio con quelle dello scorso marzo prima della trasferta contro la Reggina, quando il tecnico rossoblù elogiò apertamente il centrocampista: “Viola è il più leader di tutti, è davvero un ragazzo in gamba e spero di averlo presto“. Parole, quelle di Ranieri, che hanno spesso e volentieri esaltato lo spirito del regista calabrese, oggetto misterioso dopo l’addio di Fabio Liverani – tra infortuni e poco utilizzo – e poi fondamentale nei momenti topici. Fino a far aleggiare una domanda sempre più presente nell’ambiente rossoblù: perché non utilizzarlo maggiormente e limitarsi soltanto a ingressi in corsa? La risposta, però, appare abbastanza semplice. Viola ha sì tecnica e personalità indiscutibili, ma non solo per una questione di condizione – piuttosto come caratteristica nel suo dna – non è dotato di intensità e gamba. Almeno quando nella prima ora di gioco, quando le forze di compagni e avversari possono metterne a nudo i limiti nascondendone i pregi. Al contrario, quando le gare iniziano a diventare terreno per teste pensanti e piedi raffinati più che per fisicità e intensità, ecco che le qualità superiori di Viola vengono fuori mettendo sotto il tappeto quelli che altrimenti sarebbero limiti evidenti. Rendendo il regista trentaquattrenne – play davanti alla difesa o dietro le punte – un’arma quasi letale nelle mani di Ranieri. Un utilizzo alla Altafini come per Pavoletti, in sostanza. Un talismano tecnico e morale che trascina tutti quelli che sono nella sua orbita.

Matteo Zizola

TAG:  Cagliari Serie A
 
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