Esterno a tutta fascia, mezzala, ala destra, ala sinistra e all’occorrenza giocatore offensivo aggiunto. I destini di Nahitan Nandez sul campo sono stati molteplici, quasi quanto le voci che lo hanno sempre visto come protagonista negli ultimi intervalli di mercato, e sempre come destinato a partire. Dopo l’errore da cui è nato il gol del pareggio della Salernitana nell’anticipo di venerdì 26 novembre, l’uruguagio era chiamato a una prova di riscatto contro il Verona. E come contro la squadra di Colantuono ci ha provato partendo dall’interno del campo. In quella posizione che Mazzarri ha pensato per lui fin dal suo arrivo in Sardegna, come confessato nelle prime conferenze stampa, e che negli ultimi turni è riuscito a mettere in pratica.
Al centro
Posizione e azione. Due concetti diversi, nonostante la somiglianza tra le due parole che potrebbero descrivere la gara del Leon. Il classe ’95 al Bentegodi è stato ancora una volta schierato come interno di centrocampo puro, con compiti chiari soprattutto in fase di non possesso: affiancato dall’adattato Dalbert, Nandez ha giocato davanti a Grassi, messo a schermo della difesa, per cercare soprattutto di chiudere le linee scaligere utili ad innescare Caprari e Barak, due dei principali pericoli del Verona. Un compito ben svolto, come sottolineano anche le 9 palle recuperate nel match, il dato più alto tra le fila rossoblù. Intensità e sacrificio si sono visti anche durante i momenti di possesso palla del Cagliari, anche se soprattutto le responsabilità difensive hanno avuto un peso sulla lucidità in fase di rifinitura e sulla parte finale del match, quando un suo pallone perso ha aperto il campo agli avversari poco prima del fischio finale. Nandez è stato il giocatore che ha corso di più per il Cagliari, il secondo di tutta la partita – dietro solo a Barak, con 11.9 km percorsi sul manto del Bentegodi. Da lui sono spesso partiti gli strappi verticali necessari a ribaltare l’azione, ma il ritmo elevato è stato mantenuto anche nell’accompagnamento dei tentativi d’attacco rossoblù. E nella poca precisione che ha contraddistinto più parti della gara degli isolani è stato il secondo più preciso nei passaggi, con una percentuale tra tentati e riusciti del 79%, risultando solo dietro a Bellanova. Proprio con l’esterno degli azzurrini, il Leon ha spesso cercato la collaborazione, allargandosi per ricevere il pallone e creare superiorità sul lato destro del campo: un tentativo simile a quanto visto contro la Salernitana, anche se in meno occasioni vista l’attenzione richiesta dal piano partita studiato da Mazzarri per arginare la squadra di Tudor.
Imprescindibile
Nahitan Nandez era arrivato in Sardegna proprio da mezzala, con un identikit che parlava di polmoni e garra come caratteristiche principali. Ma non solo, perché già nelle avventure con la maglia del Peñarol e con quella del Boca Juniors aveva fatto vedere di essere capace in entrambe le fasi e di poter dare un importante apporto offensivo per un centrocampista. Malgrado lo scivolamento verso il lato destro del campo (anche con la Celeste), e anche i problemi al di fuori del campo occorsi nel tempo, il Leon ha confermato le attese come giocatore di rottura dei piani avversari e di essere l’uomo in più nella creazione offensiva con la sua gamba. Mazzarri ha sfruttato queste caratteristiche dapprima nel suo 4-4-2, poi, specialmente nelle ultime due partite ha deciso di riportare il Leon all’interno del campo. Complici i periodi difficili di Strootman e Deiola, il tecnico toscano ha chiesto all’uruguagio di tornare alle origini, consentendogli però qualche deroga in fase di possesso palla. Il tecnico toscano non ha mai rinunciato a Nandez dal suo arrivo se non per motivi di forza come accaduto contro la Roma. Non lo ho ha fatto neanche al rientro dai periodi del giocatore in nazionale: contro il Sassuolo, ad esempio, l’ex Boca è stato l’unico degli uruguagi a partire titolare dopo il viaggio intercontinentale. Un segno di fiducia per il giocatore ma anche un chiaro segnale di come Nahitan Nandez, nonostante alcuni errori, risulti imprescindibile per un Cagliari che cerca di rialzarsi e di correre verso zone più tranquille della classifica in Serie A.
Matteo Cardia