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Tommaso Giulini, presidente del Cagliari

Cagliari, come il quadro economico influenza il progetto in Serie B

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Lorenzo Cherubini alias Jovanotti cantava che la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare. Il Cagliari retrocesso in Serie B ora dovrà dimostrare che il pesante tonfo sportivo può diventare l’occasione per ripartire da zero e, appunto, volare verso una gestione migliore e più oculata.

Tesoretto

Il paracadute può salvarti mentre precipiti, ma tutto dipende dal peso. Nel caso del Cagliari la discesa verso la cadetteria è, senza dubbio, un macigno troppo grande e non può essere né fermata né rallentata aprendo l’ancora di salvezza. “Vorrei tornare sul famoso tesoretto in caso di retrocessione: c’è sì il paracadute, ma la cifra reale è inferiore a quanto scritto“, così Mario Passetti nella conferenza stampa di fine anno. Eppure, al contrario di quanto dichiarato dal direttore generale rossoblù, il “materasso” che spetta al Cagliari dopo il terzultimo posto nell’ultima stagione è proprio pari ai 25 milioni di euro citati nel recente passato. Certo, vanno considerati i 2,5 milioni da versare come contributo di solidarietà alla Lega Serie B – pari al 10% – ma il quadro generale non cambia particolarmente. Il paracadute da 25 milioni o 22,5 che si voglia, infatti, non arriva nelle casse rossoblù tutto e subito. Dei sessanta totali da dividere tra le tre retrocesse, infatti, cinquanta verranno divisi tra la società di Via Mameli e il Genoa – entrambe appartenenti alla Fascia C, ovvero i club che hanno fatto parte della Serie A in tre delle ultime quattro stagioni – mentre 10 spettano al Venezia – in Fascia A come squadra neopromossa che è tornata in Serie B dopo un solo campionato. Il problema, però, non è tanto il quanto, bensì il come e il quando. Ed è probabilmente questo il punto al quale si riferiva Mario Passetti nelle sue dichiarazioni.

Dettagli

Il Cagliari, com’è noto, dovrà presentare i documenti per l’iscrizione in Serie B entro il 22 giugno. A quel punto i giochi saranno fatti, con la Covisoc che sulla base di quanto fornito deciderà se la società rossoblù potrà ricevere la licenza per iscriversi al campionato. In questo contesto si incastrano le dichiarazioni di Passetti con quelle del direttore sportivo Stefano Capozucca che, sempre in occasione della conferenza stampa di fine anno, ha parlato degli ormai noti 22 milioni di euro necessari per poter far parte della prossima Serie B. “Giulini deve ripianare per iscrivere la squadra“, frase che unita a quella del direttore generale in merito al paracadute rappresenta l’immagine completa della situazione in casa Cagliari. Il paracadute da 25 milioni, infatti, non arriva nelle casse rossoblù tutto e subito. Soltanto il 40% del totale – pari a 8.8 milioni di euro – viene riconosciuto il giorno successivo all’ultima gara del campionato nel quale è maturata la retrocessione, mentre il restante 60% – pari a 16,2 milioni di euro – arriverà entro 15 giorni dalla disputa della prima giornata della Serie B 2022-23. “In linea generale il valore del paracadute non è equiparabile a quello dei diritti tv che viene ricevuto mediamente dal Cagliari. L’anno della retrocessione incide sulla ridistribuzione dei diritti futuri. Vengono poi ridotti i ricavi da sponsorizzazioni, da ticketing e dopo due anni non certamente felici per tutto il mondo del calcio, la retrocessione diventa un ulteriore problema dal punto di vista economico“, ha spiegato sempre Passetti nell’ultima conferenza stampa. Per quanto l’aiuto pari ai famosi 25 milioni sia un toccasana, la svalutazione dei calciatori e del club in generale con la discesa in Serie B possono essere definiti un vero e proprio bagno di sangue.

Dica ventidue

Attenzione però a non confondere ai 22 milioni da ripianare per iscrivere la squadra alla quota d’iscrizione alla Serie B. In questo secondo caso, infatti, si tratta di una fideiussione da 800mila euro, mentre il ripianamento è reso necessario dal famoso indicatore di liquidità. Che, nel caso della cadetteria, è pari allo 0.7, più stringente rispetto allo 0.5 della massima serie. In parole povere,  l’indicatore liquidità è definito come il rapporto fra le attività correnti e le passività correnti e, nel caso specifico della Serie B, per ogni euro di passivo non ci possono essere meno di settanta centesimi di attivo nelle casse di un club. Nel  “Sistema Licenze Nazionali 2022/23 – Lega Nazionale Professionisti Serie B” vengono quindi indicate le vie per poter raggiungere l’indicatore di liquidità richiesto. Per il Cagliari, in sostanza, come poter mettere in cassa i 22 milioni che mancano. Le possibilità sono cinque: “versamenti in conto futuro aumento di capitale; versamenti in conto copertura perdite; aumento di capitale integralmente sottoscritto, versato e da effettuarsi esclusivamente in denaro; finanziamenti prorogati e infruttiferi dei soci; utilizzo del saldo attivo finanziario al 22 giugno 2022 derivanti dalle operazioni correlate ai trasferimenti dei calciatori in ambito nazionale (…) e la cui contabilizzazione non sia stata rilevata nella situazione patrimoniale intermedia al 31 marzo 2022. Tale saldo sarà rappresentato dalla differenza, alla data del 22 giugno 2022, tra le operazioni attive e quelle passive”. Di fatto, per poter raggiungere lo 0.7, la società rossoblù dovrà o affidarsi al ripianamento da parte del presidente Giulini – ovvero della Fluorsid – oppure riuscire a coprire attraverso le cessioni entro il 22 giugno i famosi 22 milioni al netto di eventuali acquisti effettuati.

Corsa e pausa

Ecco dunque spiegato il modus operandi del Cagliari sia per quel che riguarda i riscatti di Vicario e Simeone da parte di Empoli e Verona, sia per la trattativa per la cessione di Bellanova all’Inter. Senza dimenticare l’immobilismo in entrata che continuerà, presumibilmente, fino alla data del 22 giugno così da non intaccare gli introiti delle vendite portate a termine. La società rossoblù ha dunque scelto la strada del finanziamento attraverso la cessione di chi, comunque, sarebbe stato destinato all’addio, accettando anche di abbassare le richieste pur di raccogliere in tempo la liquidità necessaria. Mentre per quei giocatori come Joao Pedro, Nández e Cragno – per citare i più chiacchierati sul mercato – una volta sistemata la situazione relativa ai 22 milioni da recuperare si potrà discutere con maggiore calma e provare a tenere duro in fase di trattativa. L’iscrizione del Cagliari alla prossima Serie B non è in dubbio, l’unico nodo è il come si procederà al raggiungimento dei parametri richiesti. Ed è qui che si gioca anche la partita societaria, con il presidente Tommaso Giulini che – come da lui stesso dichiarato – non chiuderebbe le porte (anzi) a eventuali investitori che possano aiutare il club a uscire da una crisi economica e sportiva, nel primo caso iniziata con il rosso di oltre 18 milioni nel bilancio del 2020-21 e nel secondo con una retrocessione drammatica e assolutamente evitabile. Con un’idea di base che difficilmente cambierà, quella di evitare un nuovo aiuto da parte dell’azienda di famiglia alle casse del Cagliari Calcio. A meno che, ovviamente, non diventi l’unica strada percorribile, anche se solo parzialmente.

Matteo Zizola

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