Un anno chiuso tra i dubbi, non solo dal punto di vista dei risultati e della classifica. Tra la sconfitta di Verona e il pareggio in casa contro l’Empoli, infatti, il Cagliari ha dovuto fare i conti non solo con i propri limiti. Alcune decisioni arbitrali hanno fatto discutere, pur se nello specifico troppo spesso il regolamento ha lasciato spazio alla confusione.
Leggenda e realtà
Esistono credenze, a volte alimentate anche mediaticamente, che sono difficili da estirpare. Come quelle storie che si tramandano a voce anno dopo anno senza però corrispondere a verità. Nel calcio e soprattutto nelle sue regole capita spesso di trovarsi davanti a una di queste. La sfida tra Cagliari ed Empoli ne è un esempio, nello specifico l’occasione del gol realizzato da Viola e poi annullato per fallo di Pavoletti su Caprile dopo On Field Review dell’arbitro Maresca. “Non si può entrare in contatto con il portiere nell’area piccola”, questa la giustificazione data all’intervento del VAR e alla successiva decisione del fischietto napoletano. Una leggenda che torna ogni qual volta capita una situazione simile a quella tra Pavoletti e Caprile ma che non ha alcun fondo di verità. In nessuna parte del regolamento, infatti, esiste un trattamento di “favore” per i portieri che sono, di fatto, equiparati a qualsiasi giocatore di movimento per quel che riguarda i falli di gioco. Come da guida pratica AIA, dove si può leggere: “Un calciatore per la contesa del pallone viene a contatto con il portiere avversario, che si trova nella propria area di porta. Ciò è permesso? La contesa per il possesso del pallone è consentita. Un calciatore sarà punito soltanto se nel contrasto salta addosso al portiere, lo carica o lo spinge in modo negligente, imprudente o con vigoria sproporzionata”. Nel caso specifico, dunque, non è stato il semplice contatto la causa dell’annullamento del gol di Viola – la contesa del pallone è consentita come in ogni altra zona del campo – ma che il VAR prima e Maresca poi abbiano giudicato l’intervento di Pavoletti su Caprile come negligente, corretta o meno che sia la decisione. Negligenza confermata dall’assenza di cartellino nei confronti dell’attaccante in quanto per imprudenza è prevista l’ammonizione e per vigoria sproporzionata l’espulsione.
VAR e rigore
Un altro episodio che ha creato discussioni è stato quello del calcio di rigore assegnato al Cagliari per l’intervento falloso di Walukiewicz su Pavoletti. Netta la gomitata di uno degli ex della sfida ai danni del numero 30 rossoblù, giustamente punita nonostante il pallone non fosse più raggiungibile per l’attaccante. Un discorso simile se non identico a quello del gol annullato a Viola: la decisione su un fallo o meno prescinde da quanto quel fallo incida sulla giocata di chi lo subisce. In sostanza il fatto che Pavoletti non potesse ormai raggiungere il pallone non diventa un lasciapassare che libera Walukiewicz dalla colpa, così come il fatto che Caprile avesse sbagliato il tempo dell’uscita non ha alcun peso sulla decisione in merito alla carica di Pavoletti ai suoi danni. Il VAR in questo caso ha le mani legate, Maresca ha visto il contatto, ne ha valutato l’intensità come fallosa e concedere il rigore può portare sì a dubbi, ma non alla certezza del chiaro ed evidente errore. VAR che ha le mani legate su un altro elemento di discussione, la situazione successiva alla parata di Caprile sul tiro dagli undici metri di Viola. Il regolamento, infatti, imporrebbe la ripetizione del rigore in caso di parata con difendenti che entrano nell’area di rigore prima della battuta, ma essendo impossibile per l’arbitro in campo controllare ogni giocatore esiste una certa tolleranza in merito. L’unica eccezione è per chi arriva per primo sulla sfera dopo la ribattuta del portiere, come da protocollo VAR che, testualmente, dice: “Le categorie di decisioni / episodi che possono essere riviste nel caso di un potenziale chiaro ed evidente errore” o “grave episodio non visto” sono:
[…]
a. Rete segnata / non segnata
• infrazione del portiere e/o del calciatore che esegue un calcio di rigore o ingresso in area prima dell’esecuzione di un calcio di rigore da parte di un attaccante o difensore che viene poi direttamente coinvolto nel gioco se il pallone rimbalza da palo, traversa o portiere”
Quindi il VAR non interviene sempre, ma solo se chi entra è coinvolto nel gioco, questa è in qualche modo la logica che guida la tolleranza sul calcio di rigore da parte degli arbitri di campo. Così come è stata verificata la posizione dei piedi di Caprile – regolare – altrettanto è stato fatto per la posizione del difensore arrivato per primo sulla respinta e ritenuto dal VAR altrettanto regolare. VAR che non può e non deve intervenire invece sulla posizione dentro i sedici metri di qualsiasi altro calciatore che non è coinvolto nel gioco.
SAOT e oggettività
Tornando indietro alla sfida di Verona, con la sconfitta per 2-0 del Cagliari al Bentegodi, a far discutere è stata non tanto l’espulsione di Makoumbou per doppia ammonizione, quanto la rete annullata nel primo tempo a Goldaniga per posizione di fuorigioco proprio del difensore ex Sassuolo. Intanto vanno ricordati due dettagli: il gol non è stato convalidato già in campo, con l’assistente che ha alzato la bandierina immediatamente dopo la segnatura; il VAR, dopo check, ha confermato la decisione e Orsato non ha potuto fare altro che accettare quanto detto dal collega al video. Questo perché, essendo una situazione oggettiva e non interpretativa, l’arbitro di campo si limita a riceverla senza necessità di On Field Review. Nelle ore e nei giorni successivi alla gara si è discusso sulla regolarità della rete, con l’immagine del SAOT (Semi Automatic Offside Technology) come conferma dell’errore del sistema tecnologico.

Dalla riproduzione al computer delle immagini reali, infatti, si è arrivati a considerare la parte al di là del penultimo difendente come non punibile in quanto sotto la spalla e quindi non utilizzabile per giocare il pallone. Infatti per la posizione di fuorigioco non si considerano braccia e mani in quanto parti del corpo considerati punibili se usate per colpire la sfera. Un utilizzo di una singola immagine da una parte scorretto, dall’altra che non tiene conto del regolamento sul fallo di mano/braccio.


La prima immagine proposta dal SAOT aveva segnalato in maniera più chiara la parte di Goldaniga in posizione irregolare, evidenziata dal cerchio in rosso. Ed è quella ad aver determinato l’annullamento della rete. In più, andando a verificare il regolamento, si può trovare l’indicazione su quale sia la parte del braccio punibile se utilizzata per giocare il pallone – e quindi non punibile se oltre il penultimo difendente – e quale viceversa non punibile se usata – e punibile per il fuorigioco. Come si evince il deltoide è considerato parte integrante della spalla e regolare, quindi passibile di infrazione se oltre il penultimo difendente. Esattamente il caso del gol annullato a Goldaniga, una questione di centimetri (quattro quelli considerati come tolleranza dal sistema SAOT) come accaduto a Volpato in Cagliari-Sassuolo. Per chiudere è necessario un ultimo appunto. L’arbitro e il VAR sono legittimamente elementi di discussione, con decisioni che possono risultare dubbie e interpretabili diversamente. Allo stesso modo esisistono errori nonostante l’utilizzo delle immagini. Le uniche certezze sono le rilevazioni oggettive della Goal Line Technology e del fuorigioco, in quest’ultimo caso grazie all’introduzione del SAOT che evita errori come quelli del passato (Juventus-Salernitana e Spezia-Lazio gli esempi più eclatanti). Il SAOT, entrato in vigore in Serie A a gennaio 2023, consiste in dodici telecamere installate nello stadio oltre quelle televisive già presenti, che tracciano 29 “punti-dati” di ogni singolo giocatore, indicando con estrema accuratezza la sua posizione in campo. Inoltre il pallone è dotato di un sensore che invia i dati alla sala video 500 volte al secondo, consentendo un rilevamento preciso del punto di partenza del gioco. Vengono così tracciati 50 fotogrammi al secondo che rilevano 50 volte al secondo dove si trovano i singoli calciatori e lo stesso accade per il pallone. Il fuorigioco è semi e non completamente automatico non perché resta una parte decisionale umana, ma perché è la comunicazione del responso ad avere un paesaggio in più: dal sistema arriva all’AVAR dedicato e da questi al direttore di gara. In futuro la decisione arriverà direttamente all’arbitro di campo diventando a tutti gli effetti FAOT – Full Automatic Offside Technology. Polemiche dunque con nessuna base, il SAOT è un sistema praticamente infallibile e che dovrebbe portare all’accettazione senza discussioni del responso. Senza che, come successo anche in Juventus-Roma e il gol regolare di Rabiot, si dia spazio a ricostruzioni fantasiose su errori del sistema con l’obiettivo di mettere dubbi anche sulle poche certezze assolute della tecnologia.
Matteo Zizola














