“Siamo in piene sabbie mobili, ma oggi abbiamo dimostrato a noi stessi che vogliamo restare in Serie A”. Non più tardi di una settimana fa, dopo la sconfitta interna contro la Lazio, Claudio Ranieri aveva chiesto una reazione forte al suo Cagliari. La metafora dell’elettroshock usata dal tecnico di Testaccio ha fatto capire bene il tenore del messaggio mandato a una squadra fragile e ancora alla ricerca di un’identità chiara, sia tattica che caratteriale. Ieri, domenica 18 febbraio, la risposta è arrivata. Contro l’Udinese, reduce dal prestigioso 0-1 di Torino contro la Juventus, Pavoletti e compagni hanno trovato un pareggio in rimonta (la quinta volta in stagione) grazie alla seconda perla di Gianluca Gaetano, il cui impatto sulle sorti rossoblù è stato forse anche superiore a quello che si aspettavano Ranieri e Bonato, che hanno insistito per averlo in prestito fino alla fine della stagione.
Un pareggio che muove la classifica dopo quattro sconfitte consecutive, che permette ai rossoblù di non perdere terreno da Empoli e Verona e di guadagnarne uno su Sassuolo, Frosinone e Lecce. Nulla è deciso, come ha detto il tecnico romano nella sala stampa del Friuli. Tutte le contendenti sono là, in cinque punti: dai salentini di D’Aversa (24) ai rossoblù isolani (19), con ancora tanti scontri diretti a disposizione, la lotta salvezza è apertissima. E questo Cagliari contro l’Udinese ha dimostrato di essere ancora vivo. Certamente non in forma smagliante, anzi. Non a caso abbiamo parlato di “brodino terapeutico” e “riso in bianco”: due espressioni “terra terra”, che spiegano però in modo inequivocabile il momento vissuto dalle parti di Assemini. Il Cagliari è ancora malato, ma a Udine ha dato prova di essere attaccato alla vita, di non voler mollare. Certo, e questo ancora non va bene, per l’ennesima volta ha dovuto essere schiaffeggiato per reagire: i primi 43 minuti di gara sono stati quasi un soliloquio della squadra di Cioffi, che ha sfruttato i limiti strutturali di un 4-4-2 parso inadatto a fare male, con interpreti spaesati tatticamente, su tutti Jankto. Però la fiammata di Gaetano, in collaborazione con Augello, ha cambiato il corso al match. Trovato il pareggio il Cagliari ha cambiato pelle, passando a fare la partita. Quasi a dimostrazione del fatto che questa squadra non sia del tutto incapace di creare gioco e occasioni, ma che debba soltanto ritrovare le condizioni adatte per farlo, soprattutto a livello mentale più che tattico. Nel secondo tempo i rossoblù hanno messo in campo più convinzione nei propri mezzi, sfiorando il raddoppio con la traversa di Lapadula e creando azioni pericolose in diverse circostanze. È mancato però ancora una volta il cinismo, dote di cui questo Cagliari sembra riuscire a disporre soltanto a momenti alterni. E contro una concorrente diretta per la salvezza, entrata nel pallone come successo ieri all’Udinese, è un problema non di poco conto. Come successo contro il Frosinone, quando dopo aver trovato il vantaggio con Sulemana i rossoblù non riuscirono a chiudere la gara, provando a speculare sul minimo vantaggio e subendo poi la rimonta prepotente dei ciociari di Di Francesco.
Giocare più di un tempo soltanto ed evitare di dover sempre prendere uno schiaffone per svegliarsi: due insegnamenti che la squadra di Ranieri deve cercare di fare propri da qui in avanti, dato che fin qui non è successo con costanza. Perché l’errore più grave ora sarebbe quello di cullarsi sulla reazione di Udine, arrivata dopo un inizio di 2024 quasi da incubo fatta salva la vittoria interna contro il Bologna. Il cuore del Cagliari è ancora malato: si era fermato e ora è ripartito, dopo essere stato “defibrillato” dalle dimissioni (minacciate e poi rientrate) di Ranieri e, a Udine, dalla rete di Gaetano. Parola chiave continuità, non soltanto di risultati. Anche a livello tattico, con la difesa a 4 che ha convinto più di quella a 3, con l’intesa tra Mina e Dossena ancora da affinare ma che fa ben sperare. Ma ora è tempo di passare dal brodino alla bistecca, possibilmente a breve: perché l’illusione che la lotta salvezza stia aspettando Pavoletti e compagni è di quelle da scansare con forza. Contro un Napoli in crisi d’identità arriva subito l’occasione di dare seguito all’1-1 di Udine, per dimostrare che l’attaccamento alla maglia visto al Friuli non sia stato effimero, ma realmente una nuova ripartenza. Si spera, questa volta, definitiva verso la salvezza.
Francesco Aresu














