“La Federazione Italiana Pallavolo, dopo un’attenta e approfondita riflessione sulla perdurante situazione emergenziale legata alla pandemia di COVID-19, ha decretato la conclusione definitiva di tutti i campionati pallavolistici di ogni serie e categoria”. Con queste parole, l’8 aprile scorso, la Fipav annunciava ufficialmente lo stop definitivo del volley. Una decisione sofferta, della quale abbiamo discusso insieme a Vincenzo Ammendola, a capo del comitato regionale sardo da 14 anni.
La decisione di bloccare tutti i campionati è stata la scelta migliore?
“Non c’era altra soluzione. Non puoi essere preparato di fronte a questo tipo di emergenze, non hai uno storico di riferimento. Io ho cercato di avanzare alcune proposte, come quella di far svolgere i playoff soltanto in alcune regioni, ma sono state rifiutate. Alla luce di quanto accaduto in questo periodo, è stata sicuramente la decisione migliore. Era necessario adottare dei parametri uguali per tutta Italia, senza alcuna distinzione. Mi preme ricordare che il Coronavirus, purtroppo, ci ha portato via Marco Spissu, chirurgo del Policlinico di Sassari, ex presidente della Solo Volley e figura importante nel mondo della pallavolo sarda. Una perdita straziante”.
Dopo il comunicato che annunciava lo stop di tutti i campionati si è creata una sorta di frattura tra Federvolley e Lega Volley, sfociata nelle dimissioni dei presidenti di Lega maschile e femminile. Quali sono state, invece, le reazioni a livello territoriale?
“C’è stata una grande condivisione delle scelte da parte di tutti, un fatto che non si era mai verificato prima. Il comitato nazionale ha avviato dei dialoghi costruttivi con le Regioni, ascoltando le loro proposte”.
Nello studio “Lo sport riparte in sicurezza” commissionato dal Coni al Politecnico di Torino, la pallavolo è stata descritta come lo sport che potrebbe maggiormente favorire il contagio da Covid-19…
“Sì, la comunicazione da parte del Coni non è stata interpretata correttamente. C’è stata poca chiarezza anche da parte di chi ha redatto il documento. In questi giorni verrà pubblicata una nuova graduatoria, totalmente diversa rispetto alla precedente”.
Come ripartirà il mondo del volley?
“Si sta valutando la proposta di dare il via ai prossimi campionati nel periodo compreso tra la seconda settimana di novembre e la seconda di dicembre. Non ci sono ancora le dovute certezze per quanto riguarda l’utilizzo degli impianti. Stiamo prendendo tempo per valutare nel modo migliore la situazione. Dovremo sicuramente cambiare molte delle nostre “abitudini pallavolistiche”. Se, per quanto riguarda i bambini, la gran parte di loro non accede mai agli spogliatoi, il discorso si fa più complicato se si fa riferimento alle prime squadre. Ogni atleta sarà probabilmente costretto a fare la doccia in casa propria dopo gli allenamenti. I bagni, poi, dovranno essere sanificati al meglio. In ogni caso, sono certo che non sarà un problema per tutti i nostri atleti che non vedono l’ora di scendere in campo”.
E quello del beach volley?
“La mia speranza è che si possa praticare questa disciplina. La Federazione, d’accordo col Coni, ha comunicato che il beach può essere inteso come sport individuale. Effettivamente, gli spogliatoi non vengono mai utilizzati e il contatto tra compagni di squadra è difficilissimo. Siamo comunque in attesa di comunicazioni ufficiali”.
Come saranno strutturati, invece, i prossimi campionati indoor?
“Nell’ultima consulta si è deciso che ci saranno due ripescaggi, uno in Serie B maschile e uno in B femminile. Non ci sarà invece alcuna retrocessione. Per quanto riguarda la B maschile, dunque, arriveremo alla composizione di 10 gironi da 12 squadre ciascuno, con 17 reintegri totali. Uno di questi proverrà dalla Sardegna. Per la B1 femminile, invece, non avremo nessun ripescaggio, mentre in B2 si arriverà alla formazione di 12 gironi da 12 squadre. I reintegri saranno 14, di cui uno sardo. Devo ammettere di essere molto contento della considerazione che è stata riservata alla Sardegna. La proposta di ampliamento dei raggruppamenti di B è arrivata da parte nostra e di altre tre regioni, un fatto che ci riempie d’orgoglio. Per quanto riguarda i calendari, la pubblicazione di quelli di Serie B dovrebbe avvenire il 31 agosto. A livello regionale, infine, in Serie C vi saranno due reintegri dalla D, uno maschile e uno femminile. Anche in questo caso, non ci saranno retrocessioni”.
Squadre sarde che si stavano comunque facendo valere nei rispettivi campionati…
“Sì, assolutamente. L’Hermaea Olbia, in piena corsa playoff, stava vivendo una grande stagione. Palau, in B1 femminile, occupava invece la parte bassa della classifica. È però una società che fa sempre dei campionati importanti: si sarebbe salvata tranquillamente. Nel girone H della B2 femminile, la San Paolo si stava rendendo protagonista di una stagione di alta classifica. Nello stesso raggruppamento, l’Ariete Oristano e la Pallavolo Olbia sono partite senza grandi ambizioni, ma sono sicuro che sarebbero riuscite a mantenere la categoria. Per quanto riguarda il volley maschile, c’è un po’ di amarezza per la situazione del Sarroch. I gialloblù erano in corsa per i playoff e sognavano la Serie A. Anche il Cus Cagliari stava confermando gli ottimi risultati ottenuti nelle scorse stagioni. La Maddalena, società storica in Sardegna, stava facendo un buon campionato, mentre la Silvio Pellico è partita con una squadra “sbagliata” e pareva condannata alla retrocessione. Dopo il blocco dei campionati, invece, manterrà la categoria”.
Dal punto di vista del seguito, lo stop legato all’espansione del virus potrebbe danneggiare il mondo del volley isolano?
“Non avremo alcun problema. Ci sarà sicuramente paura del virus, la stessa però che si ha quando si esce per fare la spesa. La pallavolo è troppo radicata sul nostro territorio. È il secondo sport in Sardegna, conta circa 11 mila atleti e 180 società. Il 35% dei comuni isolani ha una squadra di pallavolo. Vorrei inoltre ricordare che il nostro mondo è fortemente legato a quello delle scuole, con le quali sono stati avviati numerosi progetti. Da questo punto di vista, la prosecuzione di queste iniziative dipenderà dalla concessione o meno delle palestre. Se non dovessero essere utilizzabili, non è da escludere un’omologazione dei campi all’aperto. In ogni caso, sono sicuro che il mondo del volley ripartirà più forte di prima. Non c’è da preoccuparsi”.
Alessio Caria