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Non sparate sul soldato Cerri

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Il centravanti parmense è sempre beccato e nel mirino, ma sta facendo così male?

Tra i giocatori del Cagliari, presso l’opinione pubblica tifosa, è uno dei più bersagliati. Ma siamo sicuri che Alberto Cerri meriti, alla luce del rendimento sin qui avuto, di diventare quel personaggio da oddio gioca luifrase che in tanti sussurrano col sorriso amaro sugli spalti o sul divano?

I NUMERI – L’impiego non è certo stato dei più corposi, con 9 presenze totali, di cui 2 in Coppa Italia (pochissimi minuti col Palermo e gol da titolare al Chievo) e 4 dall’inizio in campionato. Nessuna rete in Serie A, prestazioni però in crescendo a testimonianza di come – dopo un avvio di adattamento anche a livello atletico per mettersi al pari dei compagni – stia dimostrando di avere ampi margini. Del resto, con un investimento tanto significativo (prestito oneroso più riscatto condizionato, operazione da circa 10 milioni), sarebbe grave il contrario.

IL RUOLINO – Eppure Cerri si porta dietro l’alone di scetticismo e, a volte, vera e propria ferocia. Analizzando le sue apparizioni, si trova: lo spezzone a babbo morto in quel di Empoli; la mezzora col Torino in cui fu prezioso per provare a tenere alta una squadra in sofferenza; quello contro il Chievo dove fece oggettivamente fatica; il sacrificio nell’ora di gioco a Firenze (dopo tre gare in panca); il primo match da titolare a Parma, dove non riuscì a concretizzare la sterile mole di gioco rossoblù; e poi Roma e Lazio. Due partite da titolare, davvero sotto la luce dei riflettori per via dell’assenza di Pavoletti (ma davvero non possono giocare insieme?), e tante critiche. Contro i giallorossi fallì parecchi tocchi decisivi, tenendo però botta contro due colossi come Fazio e Manolas, pagando – a suo dire – la stanchezza accumulata tre giorni prima a Verona. Contro la Lazio Maran lo ha lasciato negli spogliatoi alla pausa. Una mossa rivelatasi non azzeccata, visto quanta leggerezza ha avuto il Cagliari nella ripresa, risultando inoffensivo nonostante l’ingresso di Pajac e la presenza di due fluidificanti che avrebbero potuto crossare per Cerri o appoggiarsi su di lui in avvio di manovra.

Cerri, un po’ per il suo essere colosso non sempre aggraziato, ha sul groppone l’inflessibile giudizio di tifosi che non sono stati conquistati tre anni prima, quando fu giovane di rincalzo in cadetteria. Una promessa, il classe ’96, che ha pagato lo scotto con il calcio dei grandi dopo aver dominato nei settori giovanili. “Era abituato a non avere rivali a livello tecnico e fisico, poi la realtà nel professionismo si è rivelata ben diversa”, disse di lui Arrigo Sacchi.

Ormai da anni Cerri cerca la consacrazione. Ricordando come abbia 22 anni – e che di crisi del gol si può parlare per un centravanti che gioca un filotto di partite da titolare senza segnare -, vale la pena aspettarlo. E, soprattutto, non accontentarsi del facile giudizio sul pennellone che talvolta arriva tardi o male all’appuntamento. Così facendo, si perderebbe la visione d’insieme e delle tante buone cose che può dare (e da) alla truppa di Maran. A fine stagione, ma solo allora, si potrà fare un bilancio e dire se il Cagliari ha intrapreso la strada giusta con quell’acquisto (semi) a sorpresa dell’estate 2018.

Fabio Frongia