Alla Torres ora lo stadio Vanni Sanna piace. Dopo mesi di polemiche, più o meno velate, sulle condizioni del terreno di gioco e della struttura da parte del presidente Salvatore Sechi e del tecnico Marco Mariotti, al club sassarese ora, dopo l’emergenza coronavirus che stravolgerà il calcio e in maniera particolare i dilettanti, sembra tornare utile un impianto grande seppur fatiscente come l’Acquedotto.
Le polemiche stagionali
E dire che il Vanni Sanna è stato per gran parte dei mesi scorsi un motivo di scontro tra il presidente Sechi e l’amministrazione comunale, anche se dal Comune quasi mai hanno risposto o presentato delle iniziative alle richieste di manutenzione del Vanni Sanna portate non solo dalla Torres ma anche dal Latte Dolce, l’altra squadra sassarese di Serie D che gioca le partite casalinghe nello stesso stadio dei rossoblù. Non a caso lo scorso 5 febbraio lo stesso Sechi aveva minacciato di portare la squadra a giocare a Usini, nel centro sportivo dove i sassaresi si allenano regolarmente durante la settimana. Qualche mese fa a riguardo a La Nuova Sardegna il patron della Torres argomentava così: “Alla prima pioggia ero pronto a trasferire la squadra a Usini. E lo sono ancora. Con la pioggia tutta la sabbia con cui si rattoppa il campo diventerà un’immensa pozzanghera. Dentro cui non lascerò naufragare i miei ragazzi”. Ma sul Vanni Sanna il presidente è stato anche più duro in passato: “Questo campo è un cimitero. Mi vergogno di dover giocare qui. Parliamo di un abbandono della struttura e della manutenzione. Nessuno ha mai fatto nulla di concreto”. Dei punti su cui viene difficile dar torto a Sechi. Il terreno di gioco del primo stadio sassarese è ormai completamente da rifare. La gradinata è chiusa da talmente tanti anni che i più giovani a Sassari ricordano il Vanni Sanna solo così: monco. La copertura della tribuna non riceve manutenzione da tempo e non è raro che piova dentro. I bagni e gli spogliatoi sono fatiscenti e anche qui le infiltrazioni d’acqua nei mesi invernali sono all’ordine del giorno. E non sono in migliori condizioni l’impianto di illuminazione e la centrale termica. Insomma, il Vanni Sanna è da tempo, e non lo si scopre adesso, una struttura fatiscente e abbandonata a se stessa.
Il Vanni Sanna ai tempi del Covid-19
Nonostante lo stadio non sia omologato per la C e più volte abbia ricevuto delle deroghe per l’ordine pubblico, in tempi di Covid-19 i grandi spazi dal gusto vintage, per usare un eufemismo, dell’Acquedotto potrebbero tornare utili. Sul tema delle strutture e della riforma legata al calcio post-coronavirus d’altronde è tornato in queste ore anche il presidente Sechi, che ha parlato ai microfoni di TuttoSerieD: “Riguardo alle proposte che sento in giro, mi permetto di dire che a mio avviso sfugge a tutti l’importanza delle strutture. Se vogliamo parlare di una D di elite dovrà esserci un adattamento degli impianti. Probabilmente si fa finta di non capire sottovalutando un valore significativo come gli impianti sportivi. Ad esempio, se guardo al nostro girone, il G almeno la metà non sono all’altezza, in alcuni casi ci sono impianti ai limiti della regolarità con la presenze di tubi innocenti e spogliatoi poco capienti. Bisognerebbe quindi premiare quelle società in grado di garantire affidabilità sotto il profilo degli impianti, e non soffermarsi a classifiche e media punti. Per questo noi stiamo lavorando ad un progetto per poter permettere ai tifosi di assistere alle partite in sicurezza, rispettando la distanza sociale. Questo è possibile perché il Vanni Sanna lo permette, impianto storico ma in grado di poter attuare il protocollo in modo da evitare il contagio”. Insomma, in pochi mesi il povero, abbandonato e bistrattato Vanni Sanna rischia di passare dal pomo della discordia alla struttura vecchia ma ampia che permetterebbe alla Torres di dire la sua per una candidatura in un’eventuale Serie D di Elite.
Roberto Pinna