Il centrocampista del Cagliari, Radja Nainggolan, si è aperto in una lunga intervista al sito sportivo olandese HLN, raccontando del suo ritorno a Cagliari, delle difficoltà affrontate nella sua vita (ultima la morte della nipote appena 25enne a causa del cancro), e del suo percorso come uomo e calciatore.
La riscoperta della famiglia
“Ho imparato molto dal mio percorso umano, e so meglio di molte altre persone che c’è di più nella vita oltre al calcio. Oggi sono più legato alla mia famiglia, alle mie figlie. Sono più presente perché voglio che soffrano il meno possibile e racconto loro di mia mamma perché non l’hanno conosciuta ma desidero che capiscano il valore che rappresenta la famiglia. E poi c’è Claudia: il tempo ci dirà se il peggio sia passato in modo definitivo, ma lei è forte, sono tornato a Cagliari per darle il massimo affetto possibile anche da parte dei suoi cari e dei suoi amici”. Nainggolan ha raccontato anche della sua nuova vita dopo l’espandersi della pandemia dovuta dal Covid-19: “Esco solo per fare la spesa, evito i luoghi maggiormente affollati ma la paura resta. Mi ripeto che tutto andrà bene ma ho paura di contagiare Claudia. Nella mia vita però le rinunce e le privazioni mi hanno formato e mi hanno condizionato in quello che sono adesso come uomo. Non sono mai stato un bambino prodigio, tutto quello che ho guadagnato l’ho fatto con il sudore e ne vado fiero“.
Il passato del Ninja
Nainggolan ha raccontato anche dell’arrivo in Italia e del rapporto difficile e complicato con il padre: “Arrivai in Italia a 18 e a Piacenza mi diedero 1.400 euro al mese. All’epoca sembravano una montagna di soldi. li diedi subito tutti alla mia famiglia. Mio padre dopo la morte di mamma ci abbandonò subito lasciandoci un vortice di debiti dietro, scappando in Indonesia. Non mi è mai mancato, non l’ho mai cercato“.