Arrivare a Cagliari non è facile per tutti. E non è una critica nei confronti dei collegamenti da e per l’isola.
Spesso dal “continente”, come si diceva una volta, si arriva in Sardegna per riscattarsi, per ritrovarsi, quasi sempre con poca certezza sul legame che nascerà durante la nuova avventura. Ancora più difficile però è abbandonare Cagliari. Chiedere a Nicola Legrottaglie per conferme: “Lasciare la Sardegna è stata durissima, ho degli affetti e dei sentimenti speciali per questa terra”. Sentimenti forti quelli che attraversano l’allenatore della Primavera del Pescara che domani ospiterà proprio il Cagliari di Max Canzi per l’ottavo turno di campionato.
Nicola, cosa vuol dire per te ritrovare il Cagliari?
Sono emozioni particolari, non nascondo che prendere la decisione di lasciare Cagliari e la Sardegna è stato molto difficile. Non si tratta solo di un capitolo della mia carriera, qui ho creato dei legami con la terra e le persone che sono speciali.
Il tuo futuro sarà in Sardegna?
Assolutamente, i miei figli sono cresciuti qui e qui ho creato l’associazione “Connect”. Ogni tanto quando ho un attimo libero torno a Cagliari per stare con loro. Ritrovarsi, pregare e stare insieme è sempre bello.
Dopo l’avventura in società hai continuato a seguire spesso le partite della Primavera del Cagliari, ti aspettavi questo inizio?
Sinceramente non mi aspettavo di vederli a lottare per le prime posizioni ma parliamo di un settore giovanile che è diventato un modello per tutte le squadre italiane. Già dal ritorno dal Primavera 2 hanno dimostrato di poter giocare alla pari contro chiunque e poi hanno carattere, sono squadra. Non è un caso questo exploit.
Max Canzi ha avuto parole al miele per lei prima di questa partita, che rapporto avete?
Con Max abbiamo da subito legato, ci siamo trovati bene a pelle come si dice. Ci confrontiamo spesso sul calcio, lui è molto competente ma soprattutto una persona che sa ascoltare. A mio avviso è un grande perché è una bella persona ancor prima che un ottimo allenatore. Non è facile avere amici nel calcio ma lui lo è.
Voi siete un po’ la mina vagante del campionato, avete messo in crisi anche le grandi, che partita sarà?
Per noi sarà una partita difficile, il Cagliari è favorito inutile nascondersi. Loro in trasferta poi sono molto forti e anche se vanno in svantaggio sanno rimontare con grinta. Dal centrocampo in su hanno tantissima qualità.
Ci sono alcuni giocatori che lei aveva già segnato nel suo passaggio a Cagliari?
Davanti la qualità e l’esperienza di Gagliano e Marigosu sono evidenti, però io personalmente segnalai a Rastelli Ladinetti. L’avevo visto in un paio di allenamenti e mi sembrò di vedere da subito qualcosa di speciale.
Parliamo invece della prima squadra, si aspettava questo inizio?
Io sì, forse ero l’unico. Due anni fa sono stato profetico: mi chiesero quale sarebbe stato il futuro del Cagliari e io avevo ipotizzato una lotta nei piani alti della classifica. Qui c’è un progetto, all’inizio il club ha avuto delle difficoltà ma sono naturali, fanno parte del percorso che portano una buona idea ai risultati di oggi. Certo mi spiace non aver fatto parte della squadra anche in questo momento, sarebbe stato bello crescere insieme. Sicuramente il tasso tecnico dell’attuale rosa non è paragonabile a quello del mio periodo.
Con Giulini in che rapporti è rimasto?
Buonissimi, quando ho terminato la mia avventura ho chiacchierato con il presidente e gli ho assicurato che nel giro di qualche anno tornerò. E sono sicuro sarà così.
Prima del Pescara c’è stata qualche offerta in Sardegna?
No in Sardegna no, ho avuto alcune offerte ma alla fine il Pescara era la tappa giusta per la mia carriera.
Prima del Cagliari ha incontrato e sconfitto un altro capitolo della sua carriera: la Juventus…
Sono uno che limita l’agonismo al campo ma mi reputo un vincente e gioco per vincere contro tutti. Fa sempre piacere portare a casa i tre punti, sono contento di averlo fatto con la Juve e ci proverò anche contro il Cagliari.
Roberto Pinna